Liga, la lezione di calciomercato arriva dalla Spagna. Il calciomercato europeo conosce un profondo rinnovamento. Al di là dei Pirenei si spende poco, ma meglio, seguendo il percorso tracciato dal calcio spagnolo dove non si comprano e si vendono solo i giocatori, ma anche le squadre per beneficiare del suo successo ma senza correre grandi rischi.
Il calcio spagnolo è un prodotto attraente per i grandi investitori di tutto il mondo. Si stima che circa 5-10 club di Prima e Seconda divisione potrebbero essere disponibili a ricevere offerte di acquisto in qualsiasi momento e se l’opportunità è buona e si dispone di un piano d’azione chiaro, il numero potrebbe essere più alto. La Liga ha una ricca storia, un alto livello di competizione e una importante presenza di giocatori d’élite. Rispetto ad altri campionati europei, quello spagnolo è dietro solo alla Premier, complice la qualità del gioco e la proiezione internazionale di club come Real Madrid, Barcellona e Atletico. Qualora la proprietà decidesse di venderle, il prezzo di queste squadre potrebbe superare largamente il miliardo di euro.
La Liga tuttavia ha una particolarità che gli investitori interessati a sbarcare in Spagna devono per forza di cose prendere in considerazione. Il controllo economico impedisce l’arrivo e la circolazione di ingenti somme di denaro, come è successo con il PSG, il Manchester City, il Newcastle o il Chelsea, in cui i proprietari possono spendere e ingaggiare giocatori quasi senza limiti per raggiungere il successo sportivo. Il timore che esiste in Spagna è che un investitore compri un club, spenda milioni e milioni per l’acquisto di giocatori senza prestare attenzione ai conti e che l’arrivo di fondi o investitori porti all’esplosione di una bolla di debiti con la conseguenza di mancati pagamenti e di possibili fallimenti. Ipotesi che si vuole assolutamente scongiurare.
L’ultimo ostacolo è la mentalità: quel che caratterizza la Spagna è una grande attenzione del controllo economico. L’ordine è perentorio: i club devono essere sostenibili e possono competere tra loro rispettando il fair play. In sintesi, non è un reato comprare un club per spendere tutti i soldi che si vogliono ma il modello da garantire è la sopravvivenza del club a lungo termine e per questo tutte le spese devono essere finanziate o regolamentate dalle possibilità economiche che il club stesso genera. Questo garantisce la sopravvivenza anche in caso di disimpegno. Un modello finora non seguito dal Premier, che non a caso dopo i recenti casi legati alle penalizzazioni per problemi economici dei club, comincia ad attuare lo stesso sistema di equilibrio economico.
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