A ogni ritorno le sue conseguenze. Tutto dipende da come ci si è lasciati. Al Wanda Metropolitano c’è già chi ha vissuto pomeriggi infernali, come Courtois quando si presentò per la prima volta con la maglia del Real Madrid, dopo essere stato una delle grandi sicurezze dell’anno di grazie 2014. Insulti, fischi, peluche a forma di ratto per dargli del topo di fogna: tutto questo per un tradimento, neanche diretto peraltro, visto che è stato mediato dal Chelsea. E chissà cosa accadrà nel big match di Liga del 1 dicembre, quello in cui l’Atlético Madrid affronterà il Barcellona con Antoine Griezmann in campo.
Il caso ha tenuto banco tutta l’estate: in bello c’era una clausola rescissoria che il Barça ha pagato, ma secondo l’Atlético non alle cifre corrette. Perché l’accordo con il calciatore l’ha ottenuto prima, e tra l’altro in modo irregolare visto che era nel bel mezzo della stagione con la squadra ancora dentro alla Champions League, della scadenza della vecchia clausola, che a livello di prezzo è precipitata dal 1 luglio, quando il Barcellona ha capito che era il momento di pagare.
Ma questo è un aspetto che ha interessato principalmente la società Atlético Madrid, non i tifosi. Clausola corretta o meno, è difficile che venga perdonata una partenza così forzata. Tra malumori, finzioni e convocazioni rinviate. Griezmann ha scelto Barcellona, l’ha messa davanti all’Atlético Madrid quando ha capito che la sua permanenza forzata di un anno non poteva più portare quei titoli che tutti sognavano, su tutti la Champions da vincere nella prima storica finale del Wanda Metropolitano.
Ed è lì che tornerà, chissà se da vecchio eroe o da vile traditore. Perché per quanto possa aver fatto male la modalità del suo addio è innegabile che Griezmann è stato il grande simbolo dell’Atlético Madrid post 2014, il vero riferimento nel periodo che ha succeduto la storica vittoria della Liga, quando lui giocava ancora nella Real Sociedad. Ha illuso i tifosi di una Champions League nel 2016, trascinando la squadra assieme a un gruppo fantastico fino alla finale di Milano, è stato il totale dominatore dell’Europa League vinta nel 2018, la grande reazione a un’eliminazione dal girone di Champions che ha fatto tanto male.
È stato un grande 7 a Madrid nell’epoca di CR7, e solo potersi mettere a confronto non è da poco. L’Atlético deve tanto a lui e lui deve tanto all’Atlético: perché dall’altra parte è difficile immaginare una piazza così adatta a lui, che gli ha dato la possibilità di diventare così dominante e di rompere quella maledizione che non lo vedeva mai alzare i titoli. Nel 2018 oltre all’Europa League ha vinto anche il Mondiale con la Francia, sfiorando anche l’idea di poter essere Pallone d’Oro: è diventato finalmente un vincente, un grande del calcio, da identificare con la maglia dei Colchoneros.
Un’estate però può aver fatto crollare questo mito che per la prima volta sarà avversario. Ha faticato tanto a emergere nel Barcellona, forse ci è riuscito adesso, nel momento più importante per lui. Quello del ritorno in Liga contro la squadra non del suo cuore ma della sua vita. In uno stadio che quasi sicuramente non avrà il coraggio di applaudirlo.
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