Martedì, serata di Champions a Dortmund. Il clima è di quelli ricchi di gioia e tensione, le aspettative nei confronti del match contro il Monaco altrettanto importanti. Addirittura, le formazioni non erano ancora state annunciate. Fuori da quel mastodontico gigante metallico che oggi risponde al nome di Signal Iduna Park però, qualcosa di strano era successo. E’ un brevissimo comunicato che l’ANSA ha diramato alle 20:10 a preoccupare il mondo. Si parla di una non meglio definita “esplosione davanti al pullman del Dortmund mentre si dirigeva verso lo stadio”, in cui il difensore giallonero Marc Bartra sarebbe rimasto ferito e trasportato immediatamente in ospedale. Sprengkörper, il termine utilizzato dalla Bild per indicare l’ordigno piazzato sulla strada. Da qui in poi il terrore, la paura, un tangibile senso di sconvolgimento hanno accompagnato l’incessante prodursi di comunicati, nuovi aggiornamenti. I siti delle varie testate presi d’assalto, quello ufficiale del BVB addirittura incapace di gestire i numerosissimi simultanei accessi e dunque andato in crash.
Un fulmine a ciel sereno, Dortmund colpita al cuore con una saetta improvvisa e assai dolorosa. Quasi come una delle tante schegge conficcatesi nel braccio di Bartra. Il Borussia vive attimi di sconquassamento, poi un tweet afferma che alle 20:30 sarebbe arrivata la decisione ufficiale sul prosieguo o meno della gara. Parallelamente a tutto ciò, ecco nuovi dettagli emergere prepotentemente: tutti pezzi di un gigantesco puzzle difficilissimo da comporre nella sua interezza. Col tempo emerge che l’esplosione sarebbe avvenuta vicinissimo al pullman dei ragazzi di Tuchel, più precisamente nei pressi dell’Arrivee Hotel, mentre su internet incominciavano a circolare testimonianze che parlavano di ruote scoppiate e vetri in frantumi. Alle 20:34 la polizia di Dortmund ha confermato come non si trattasse di una, bensì di tre esplosioni, mentre l’account Twitter della società che fatto lo stesso a proposito del coinvolgimento di Bartra. Poco dopo, ecco l’ufficialità: non si gioca. La partita sparisce dal campo di gioco e comincia negli uffici delle forze dell’ordine. Si indaga: la Bild fa sapere che le esplosioni sarebbero forse capitate dentro il pullman in cui viaggiava il Borussia, mentre nel contempo emerge che gli ordigni sarebbero stati piazzati nascostamente dietro ad alcuni cespugli. Cause ancora da chiarire: tuttavia, la Dpa si è sentita di poter escludere per il momento ogni pista relativa ad un attacco terroristico. Tramontata poi anche l’ipotesi che potesse trattarsi di tifosi del Monaco, la cui curva non avrebbe frange radicali. Il tutto poi ratificato da un comunicato diramato poco dopo sempre dalla polizia, in cui si parlava anche di “attacchi con esplosivi da prender seriamente” e si delineava la necessità di un adeguato dispiego di forze. “Ma non ci può essere sicurezza al 100 per cento”. Ben più recente, invece, la notizia che vorrebbe una lettera ritrovata nel luogo dell’esplosione. “La sua attendibilità è tuttora sotto esame”, ha glissato il capo della polizia Gregory Long, che in ogni caso ha riassunto per l’ennesima volta il quadro della situazione. Si parla di “attentato e di attacco mirato alla squadra”, ma sul movente non si sa ancora nulla di preciso, né le indagini hanno portato a nuove rivelazioni.
Quanto alle condizioni dell’unica persona ferita, il centrale Marc Bartra, già alle 20:25 il programma televisivo Tiempo de Juego (in onda su Cadena Cope) rasserenava gli animi. Sono lievi ferite al braccio, inizialmente, mentre le ultimissime informazioni trapelate vedono una frattura del polso e un’operazione dovuta principalmente alla rimozione dei corpi estranei e alla riduzione della frattura. Nulla di grave per l’ex Barcellona, a cui in serata è arrivato il sostegno da parte della sua ex squadra: loro sì, hanno giocato. Forse avrebbero preferito non farlo, alla luce del 3-0 maturato allo Stadium, ma questa è un’altra storia.
“L’intera squadra è in qualche modo scioccata. Dobbiamo cercare di elaborare. Non sarà facile, domani dobbiamo giocare. Immagini del genere non escono dalla testa”, le parole del direttore generale Hans-Joachim Watzke. Visibilmente scosso, a Sky fornirà poi la sua testimonianza: “E’ stato un attacco perpetrato sul bus della squadra”. Le telecamere precipitatesi sul posto, quando non bloccate dalla polizia oltre che da una marea di gente riversatasi in strada, riescono nel frattempo a scovare un volto noto tra una folla pressochè indistinta. E’ il portiere svizzero Roman Bürki. “L’autobus ha girato sulla strada principale e c’è stata un’enorme detonazione, è stata una vera esplosione. Io ero seduto in fondo vicino a Bartra, che è stato raggiunto da schegge di vetro. Dopo l’esplosione, eravamo spaventati, non sapevamo se potesse succedere altro. La polizia è arrivata rapidamente e ci ha rassicurati”.
Ecco che immediatamente una marea di supporters casalinghi ha risposto alle numerose richieste: il post è stato ritwittato 21mila volte, i mi piace hanno toccato quota 31.400. Ma a stupire, oltre che incuriosire, le toccanti immagini dei vari tifosi che hanno condiviso casa propria coi “colleghi” del Monaco. E tantissime offerte sono ancora in attesa di richieste. La marea gialla, che normalmente forma quell’immenso muro nella curva sud del Westfalenstadion, diffonde tuttora una solidarietà che fa sempre piacere vedere. Così come il coro “Dortmund, Dortmund” levato al cielo da uno stadio intero sia per esorcizzare la paura che per affermare con orgoglio la propria vicinanza gli uni agli altri. Così come il messaggio pubblicato su Facebook alle 20:42, “Thanks for your patience and understanding and the “Dortmund! Dortmund” chants, dear supporters of AS MONACO!”.
Buona partita. Gutes Spiel.
ULTIMISSIMI AGGIORNAMENTI. Nella notte la polizia ha definitivamente escluso la pista terroristica proprio in virtù di quella lettera ritrovata sul posto. L’obiettivo sarebbe espressamente stato il Borussia Dortmund, ed è forse questo il dettaglio che più di tutti fa accapponare la pelle. Quanto all’accaduto in sé, la nottata ha aiutato i giornalisti della Bild a trarre qualche conclusione: il movente risulta la chiave di volta del marchingegno, oltretutto viene riportato come sia “estremamente difficile” attaccare un veicolo in movimento. Pensate poi ad attivare una sequenza di ben tre ordigni. In ogni caso, la stampa teutonica ha elaborato quattro quesiti per comprendere la realizzazione dell’esplosione.. Primo problema: che abbiano lavorato con un innesco a distanza (mediante l’utilizzo di un telefonino o di un telecomando)? Secondo problema: che si possa esser trattato di una cellula fotoelettrica (ma certi strumenti sono utilizzati in guerra, non nel cuore di Dortmund)? Terzo problema: potrebbe mica esser stato un attacco diretto, tipo il lancio di una granata? Quarto problema: e che dire qualora l’ordigno fosse stato piazzato direttamente sul pullman del Borussia? Chissà, fatto sta che il veicolo pare fosse custodito in un luogo sicuro: a meno che non si dubiti di qualche professionista…
Il tutto getta nuove, cupe, misteriose ombre che al momento non riescono a far luce su un fatto orribile. Resta la solidarietà, resta la paura, resta il pensiero che anche il calcio possa esser un obiettivo sensibile. E soprattutto resta la partita, tra poco più di 7 ore.