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Le tre finali di San Siro

Luci a San Siro questa sera: la Scala del Calcio è pronta ad ospitare l’attesissima finale di Champions League fra Real Madrid ed Atletico Madrid, il remake della finale di due anni fa vinta dai Blancos nei minuti di recupero. I riflettori questa sera saranno tutti puntati su Milano, la città che ha già visto alzare due volte la coppa dalle grandi orecchie, prima dal Feyernoord nel 1970 e poi dal Bayern Monaco nel 2001.

La rivoluzione del Feyernoord

La finale di Champions League del 1970 andata in scena proprio a San Siro non sancì soltanto la vittoria della sorpresa Feyenoord contro il già affermato Celtic, ma fu l’atto iniziale di una vera e propria rivoluzione che rivelò all’Europa un nuovo modo di stare in campo e concepire gli spazi. L’innovazione tattica portata dall’Olanda, definita poi come ”calcio totale”, impone che tutti i giocatori debbano saper stare in qualsiasi ruolo, a seconda delle necessità. La squadra deve essere abile nel possesso palla, letale nell’ultimo passaggio e soprattutto deve saper mettere in difficoltà l’attacco avversario sfruttando la regola del fuorigioco, l’innovazione che più di tutte ha fatto discutere i cultori del calcio tradizionale.

Il trionfo del Feyenoord è soltanto l’antipasto di quella che sarà l’era del dominio olandese, il cui fiore all’occhiello è sicuramente l’Ajax, la squadra di Amsterdam che per i tre anni successivi vincerà la Champions League e sarà l’esempio più lampante di questa nuova e innovativa visione del calcio, adottata presto anche da altri grandi club europei, come il Barcellona di Cruijff, il profeta di questa rivoluzione già nella sua carriera di giocatore, e il glorioso Milan di Sacchi.

Il Bayern Monaco e l’eterno sconfitto Hector Cuper

La seconda finale di Champions League tenutasi a Milano fu quella del 2001 fra Bayern Monaco e Valencia. Gli spagnoli arrivano a questa finale quasi a sorpresa, guidati dal caparbio Hector Cuper, l’allenatore in grado di portare all’ultimo atto di una competizione così prestigiosa per ben due volte una squadra formata soltanto da discreti giocatori, in netta contrapposizione alla parata di stelle offerta solitamente dal torneo.

In finale i bavaresi trovano un Valencia deciso, che ferma la partita incredibilmente sull’1-1 fino ai tempi supplementari. La fama di Cuper però ha la meglio: l’argentino infatti è noto per la capacità di portare all’apice squadre poco brillanti, sfiorare l’impresa e fallire proprio nell’ultimo passo. Anche questa volta la storia si ripete: ai rigori Pellegrino, il settimo tiratore, sbaglia, consegnando di fatto la coppa al Bayern Monaco e confermando ancora una volta la triste peculiarità di Cuper.

Nonostante la sconfitta, il destino dell’argentino rimase legato alla città di Milano, sponda Inter: Cuper riuscirà ancora una volta a portare in alto una squadra discreta, sfiorando e perdendo lo scudetto già al primo anno, con l’imprevedibile vittoria per 4-2 della Lazio del 5 maggio 2002. La sua maledizione si farà largo anche nel secondo anno in nerazzurro: ancora secondi in campionato, ancora delusu in Champions League, questa volta però con la bruciante sconfitta contro il Milan in semifinale.

Il derby di Madrid, l’ultima finale di San Siro

Questa sera a far compagnia alle due finali andate in scena a Milano ci sarà l’emozionante derby fra Real Madrid ed Atletico, due squadre che vivono il calcio in modi completamente diversi: da un lato l’esaltazione della forza del singolo, dall’altro la potenza e l’umiltà di un gruppo unito. Ancora una volta a San Siro si scriverà la storia, ancora una volta i riflettori saranno puntati sulla Scala del Calcio, il degno luogo in cui mettere in scena un atto finale così sorprendente: Milano sarà ancora, almeno per una notte, la capitale del calcio europeo.

Ada Cotugno

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