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Le squadre campioni d’Europa ma non del mondo

Il Liverpool si è laureato per ben sei volte come campione d’Europa eppure non è mai riuscito a vincere nè la Coppa Intercontinentale nè il Mondiale per Club. I Reds sono senza dubbio il caso più clamoroso ed eclatante, ma sono in buona compagnia perché in molte hanno vinto il massimo alloro continentale ma non quello mondiale.

AMBURGO
L’Amburgo aveva compiuto un vero e proprio miracolo ad Atene contro la Juventus e un gol di Magath aveva fatto diventare i tedeschi campioni d’Europa. La squadra di Happel era dunque chiamata a rappresentare il Vecchio Continente a Tokyo per la sfida contro i brasiliani del Grêmio. Il grande protagonista fu una futura meteora della Serie A, quel Renato Portaluppi che a Roma lasciò un bel ricordo solo nei locali notturni. L’ala destra portò in vantaggio i suoi già nel primo tempo, ma la sfida si prolungò ai supplementari per mano del terzino Schröder. Dopo soli tre minuti del primo tempo extra fu ancora Renato a battere Stein e questa volta l’HSV non riuscì più a rimontare perdendo così la loro unica opportunità di laurearsi campioni del mondo.

ASTON VILLA
Dopo la vittoria del campionato inglese 1981 i Villans non riuscirono più ad assaporare l’alta classifica, ma in Coppa continuarono a vincere e nella loro prima edizione di sempre in Coppa dei Campioni sconfissero il Bayern Monaco. Nella stagione seguente arrivò la Supercoppa Europea e a Tokyo ci sarebbe stata la decisiva sfida con il Peñarol. La magia era però svanita dalle parti di Birmingham e gli uruguaiani fecero tornare l’Aston Villa sulla Terra. Jair Gaúcho nel primo tempo e Silva nel secondo stesero Rimmer e la squadra di Barton non riuscì a salire sul tetto del mondo.

BENFICA
Negli anni ’60 la Coppa Intercontinentale era probabilmente più sentita anche della stessa Coppa dei Campioni. I migliori giocatori europei sfidavano i migliori sudamericani in una meravigliosa doppia sfida di andata e ritorno. Il Benfica era una realtà strepitosa e fu la prima squadra a interrompere il dominio del Real Madrid vincendo due titoli europei consecutivi, ma contro le sudamericane la storia non era delle più felici e nel 1961 fu il Peñarol ad avere la meglio. Senza Eusébio infortunato i lusitani vinsero a Lisbona con un gol di Coluna, ma a Montevideo arrivò una pesantissima sconfitta per 5-0. Si sarebbe dovuto giocare lo spareggio finale e la miglior differenza reti faceva sì che sarebbe stato ancora il Centenario lo stadio che avrebbe deciso chi sarebbe stato campione del mondo. Questa volta Eusébio scese in campo e trovò la rete dell’1-1 dopo l’iniziale vantaggio di Sasía, ma il centravanti uruguagio riportò i gialloneri sul 2-1 con un tiro dal dischetto e il Peñarol si rifece dopo la sconfitta di un anno prima contro il Real Madrid.
Il Benfica però ci riprovò l’anno successivo e la sfida era di quelle imperdibili. A vedersela con i campioni d’Europa ci sarebbe stato il Santos di Pelé. Stabilire la miglior partita di sempre di O’ Rey è un’impresa titanica, ma probabilmente in quella doppia sfida non fu mai tanto fondamentale il suo contributo. L’andata a Rio fu soffertissima, ma i bianconeri vinsero per 3-2 grazie alla doppietta del suo numero dieci e a una rete di Coutinho che resero vana la doppietta di Santana. Tre settimane dopo il Da Luz era stracolmo per portare i propri beniamini all’impresa, ma in campo c’era Pelé. Dopo soli venticinque minuti la Perla Nera aveva trafitto già per due volte Costa Pereira e dopo il centro di Coutinho trovò la sua personale tripletta prima che Pepe portò la sfida su un trionfale 0-5. Un vero e proprio massacro, reso meno umiliante nel finale grazie alle reti della bandiera di Eusébio e Santana, ma lo scontro tra fenomeni era stato stravinto dal genio brasiliano.

CELTIC
La vittoria sull’Inter aveva fatto sì che il Celtic diventasse la prima squadra britannica a vincere il massimo titolo continentale, ma per l’alloro mondiale bisognava attendere ancora. A contendere la Coppa agli scozzesi c’erano gli argentini del Racing di Avellaneda e fu necessario uno spareggio. Un gol di McNeill ad Hampden Park mandò i cattolici di Glasgow in Argentina con un prezioso vantaggio e quando al Cilindro un rigore di Gemmell diede lo 0-1 si ebbe la sensazione che la Coppa Intercontinentale stava per prendere la strada dell’Europa. La squadra di Pizzuti non si arrese e ribaltò il risultato con le reti di Raffo e Cárdenas e quindi sarebbe stata decisivo lo spareggio a Montevideo. Nonostante il Racing finì la partita in nove per le espulsioni di Martín e Rulli fu ancora un gol di Cárdenas a battere Fallon e a far vincere la Coppa agli argentini.

CHELSEA
Dopo l’inattesa prima vittoria in Champions League le cose per il Chelsea non andarono nel migliore dei modi nella stagione seguente. Di Matteo venne esonerato e in Champions League la squadra uscì già ai gironi. Il Mondiale per Club era dunque un’occasione per riprendersi ma fu un altro buco nell’acqua. Dopo la vittoria sul Monterrey i Blues affrontarono a Yokohama i brasiliani del Corinthians e la sfida sembrò stregata per i londinesi. Il portiere Cássio fu decisivo in varie circostanze e a metà del secondo tempo ecco il punto della vittoria con il peruviano Guerrero a battere Čech per il decisivo 1-0. Quella del 2012 resta l’ultima vittoria di una squadra sudamericana.

LIVERPOOL
Negli anni ’70 la Coppa Intercontinentale stava perdendo il fascino del decennio precedente perché spesso e volentieri i campioni d’Europa rifiutavano di parteciparvi perché spaventati dall’ostile clima sudamericano. Il Liverpool infatti ritirò la sua partecipazione sia nel 1977, dove venne sostituito dal Borussia Mönchengladbach, che nel 1978, dove non venne proprio disputato il torneo. Nel 1981 invece la sfida sarebbe stata giocata in gara unica a Tokyo e gli inglesi si presentarono, ma vissero una pessima serata. Il Flamengo di Zico umiliò fin da subito i ragazzi di Paisley e il primo tempo decretò già la squadra campione del mondo con i carioca che stravinsero per 3-0, grazie alla doppietta di Nunes e alla rete di Adílio.
Il risultato fu meno umiliante ma anche nel 1984 non cambiò la sostanza contro gli argentini dell’Independiente. La vittoria venne decisa a inizio gara dal centro di Percudani e l’1-0 bastò decretare la squadra di Avellaneda campione del mondo.
Nel 2005 si giocò il primo Mondiale per Club di sempre e il Liverpool provò per la terza volta a salire sul tetto del mondo, ma anche questa volta fallì. Dopo la vittoria in semifinale sui costaricensi del Deportivo Saprissa la finale fu disputata contro i brasiliani del San Paolo e fu Mineiro a metà primo tempo a battere Reina per il decisivo 1-0. Gli attacchi di Gerrard e compagni vennero tutti fermati da un super Rogério Ceni e dove non arrivò il portierone brasliano ci pensò la traversa a dire di no a Luis Garcia. Chissà se questo sarà l’anno buono per i Reds.

MARSIGLIA
Nel 1993 il Marsiglia divenne la prima squadra francese della storia a vincere la Champions League, ma in quella stagione ci fu anche lo scandalo della gara truccata contro il Valenciennes e la successiva revoca del titolo di campione di Francia. Il titolo continentale restò ma la Fifa punì i francesi mandando il Milan finalista a sfidare il San Paolo per la Coppa Intercontinentale.

NOTTINGHAM FOREST
Come da tradizione negli anni ’70 anche il Nottingham Forest decise di ritirare la propria candidatura alla Coppa Intercontinentale dell’edizione del 1979, ma l’anno seguente si disputò la prima finale unica della storia a Tokyo. I ragazzi di Bryan Clough stavano però iniziando il loro momento di ritorno alla realtà dopo i due titoli europei consecutivi. In Giappone la sfida fu contro gli uruguaiani del Nacional e la partita si decise dopo pochi minuti. Victorino segnò l’1-0 dopo soli dieci minuti e i sudamericani restarono a difesa del risultato e i britannici non riuscirono a riprendersi perdendo così la grande occasione per diventare anche campioni del mondo.

PSV EINDHOVEN
Il 1988 fu un anno segnato dai rigori per il Psv Eindhoven. Gli olandesi infatti ne avevano beneficiato nella finale contro il Benfica, ma gli undici metri furono fatali qualche mese dopo a Tokyo. La sfida era contro gli uruguaiani del Nacional e le emozioni non mancarono di certo. Romário portò la sfida ai supplementari dopo l’iniziale vantaggio di Ostolaza e quando al minuto centodieci Koeman segnò il 2-1 per gli europei sembrava tutto fatto. Non era però della stessa idea sempre Ostolaza che a tempo scaduto trafisse Van Breukelen per il 2-2 che mandò la sfida a un’interminabile serie di rigori. Ne furono tirati ben venti con il portiere Seré decisivo nel neutralizzare il quinto rigore a Lerby che avrebbe dato il titolo al Psv. Gerets e Saldanha sbagliarono entrambi l’ottavo tiro, ma Seré parò anche il decimo rigore di Van Aerle e il successivo tiro di Gómez portò il titolo dalle parti di Montevideo.

STEAUA BUCAREST
L’incredibile notte di Siviglia aveva portato la Steaua Bucarest sul tetto d’Europa e il grande protagonista fu il portiere Duckadam che parò tutti i rigori del Barcellona. L’eroe di quella sfida però ebbe dei problemi con Ceausescu e la finale fu la sua ultima partita in carriera. A Tokyo contro il River Plate ci sarebbe stato in porta il suo sostituto Dumitru Stingaciu che però non poté nulla sul colpo di testa da pochi passi di Alzamendi. I rumeni provarono a recuperare lo svantaggio, ma fu tutto inutile e i sudamericani diventarono per la prima volta campioni del mondo.

Francesco Domenighini

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