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Lavori in corso a Nizza

Fa specie, oggi, pensare che nell’estate 2014 il colpo di mercato estivo del Nizza consisteva nel terzino sinistro svedese Niklas Hult, acquistato per 800mila euro dall’Elfsborg e oggi in forza all’AEK Atene dopo una precedente esperienza al Panathinaikos. Eppure quell’anno l’OGC aveva ceduto Ospina all’Arsenal per 4 milioni e Timothée Kolodziejczak al Siviglia per 3, dunque poté in qualche modo esagerare: escludendo colpi ad effetto come Ederson nel 2006 (7,5 milioni), Loïc Rémy nel 2009 (8) e forse pure Anthony Mounier (2,5) e Jérémy Pied (3), Les Aiglons hanno sempre convissuto con un mercato non troppo altisonante e basato sull’auto-sostentamento. Solo negli ultimi anni è stato messo un gruzzolo da parte, frutto di valorizzazioni azzeccate come Jordan Amavi nel 2015 (passato per 11 milioni all’Aston Villa), Nampalys Mendy nel 2016 (15,5 al Leicester) e Dalbert nel 2017 (20 all’Inter). Mai, però, era stato messo in atto un impoverimento della rosa pari a quello accaduto in estate, dove nel giro di poche settimane l’Olympique Gymnaste Club ha salutato il suo principale centrocampista e il suo attaccante più rinomato. E okay che Jean Michaël Seri è stato pagato 30 milioni dal Fulham e Alassane Pléa ha fruttato un assegno da 23 milioni dal Borussia M’Gladbach, tuttavia c’è da considerare quella estiva come una delle sessioni più difficili. Aggiungendo la precarietà di Mario Balotelli e l’addio di Lucien Favre, trasferitosi a Dortmund per prendere l’eredità di Thomas Tuchel, la stagione del Nizza resta un’incognita.

La gestione astuta del dopo Favre, con tanto di estatica eccitazione posta sulla panchina concessa a Patrick Vieira, dovrà valorizzare l’ennesima nidiata di talenti portati in Costa Azzurra dalla rete di scouting. Senza i tempi rosei di Hatem Ben Arfa, senza nuovi elementi considerati finiti, come Dante, come Belhanda, come Mario Balotelli, la ripartenza nizzarda è affidata ai giovani: senza farsi ingannare dai soli 11 punti ottenuti in 9 giornate, acuiti dal pesante 0-4 subito a Digione il 25 agosto scorso, serve lasciare il tempo ai nuovi di inserirsi. E dunque, davanti alla porta difesa dall’argentino Walter Benítez e presidiata da Dante e dal 19enne Malang Sarr, tra i centrali difensivi più promettenti al mondo, ecco Christophe Hérelle arrivato dal Troyes per 5 milioni. L’algerino Youcef Atal si sta dividendo la corsia destra col più esperto Cristophe Jallet e a centrocampo per ora si punta ancora sul duo Cyprien-Lees Melou, in attesa che i 10 milioni investiti su Danilo del Braga facciano effetto. Potrebbe esser l’anno di Adrien Tamèze, a 24 anni e con una grinta che ricorda Mendy, e che dire di un Srarfi integrato alla perfezione nel tridente, dove Allan Saint-Maximin ha già segnato due reti e si potrà inserire con calma il 19enne Myziane Maolida, pagato 10 milioni dal Lione. Soldi spesi da Chien Lee e Alex Zheng, capi di una cordata cinese/americana che nel giugno 2016 acquistarono l’80% del club. Allora non c’era già più Claude Puel, reduce da un quarto posto nel 2015/16: scelsero Lucien Favre, che fece addirittura meglio (3° posto nel 2016/17), poi però lo scorso anno il Nizza ha concluso all’ottavo posto e fuori dalle coppe. A volte, serve semplicemente un po’ di stacco per ricaricare le pile.

Sono lontani i tempi del maggio 2017, quando Jean-Pierre Rivère poté gioire dopo la vittoria per 3-1 sul Paris Saint-Germain. «È stato un grande match, che completa la nostra stagione – erano state le parole del presidente rossonero – ancora una volta questo avviene per fortuna, lo sappiamo. Conosciamo il nostro livello e i progressi che abbiamo fatto, è molto soddisfacente per i giocatori e i tifosi». Anche se il Nizza era fuori dalla corsa al titolo, in un anno livellato che aveva visto Lucien Favre e Mario Balotelli in testa alla Ligue 1 nel dicembre 2016, tanto livellato che a fine anno il titolo andrà al Monaco di Kylian Mbappé, c’era comunque motivo di soddisfazione. Favre aveva mischiato nella sua ingegnosa varietà di moduli un agglomerato poliedrico di calciatori duttili: dal 4-3-3 alla difesa a tre, fino al 4-2-3-1 per via dell’indisponibilità di Cyprien. Ricardo Pereira agiva indistintamente da terzino o da ala, Seri completò la sua evoluzione da centrocampista difensivo a trequartista, con numeri da capogiro (7 reti e 10 assists). Lo scorso anno il 27enne ivoriano aveva in qualche modo arrestato la sua crescita, segnando due sole reti, forse anche perché il peso della squadra finiva sulle esili spalle di Alassane Pléa, 25enne di Lille: 3 reti e 9 assists al primo anno di Ligue 1 col Nizza, nel 2014/15, e da lì un imperioso miglioramento. Sei reti nel ’15-’16, undici nel ’16-’17 e addirittura sedici nel 17′-’18. Probabilmente, senza la lacerazione del menisco che gli fece interrompere la sua seconda stagione a febbraio, avrebbe salutato ben prima l’Allianz Riviera.

Matteo Albanese

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