«Det här är ett svek», tradotto «questo è un tradimento». Gli islandesi scrissero proprio così il messaggio, in lingua svedese, cosicché il destinatario potesse comprenderlo. Il destinatario, Lars Lagerbäck da Katrineholm, classe 19498, non mosse ciglio. Era il 1 febbraio 2017 e da Rejkjavik continuarono: «È come se la mia ragazza mi avesse abbandonato e fosse saltata nel letto di qualcun altro». Lagerbäck prese il posto di Per-Mathias Högmo (durato dal 2013 al 2016, arrivato da un’esperienza in Allsvenskan col Djurgården) e parlò di una «sfida calcistica». La sua terza esperienza nordica, dopo Svezia (2000-09) e Islanda (2011-16, lasciò il posto a Heimir Halgrimsson) s’apriva in un clima teso. Ringraziò in conferenza stampa il segretario generale della SvFF – Håkan Sjöstrand – e il nuovo ct Janne Andersson mentre negli stessi istanti l’Islanda ribolliva: «Abbiamo una teoria. Lars intende conquistare e fondere tutti i paesi nordici in modo che diventi un comune re nordico, amato e solitario».
«Ci sentiamo come se Sir Alex avesse accettato il Liverpool. Se avesse voluto continuare, l’avrebbe potuto fare con l’Islanda». In effetti Lagerbäck aveva in programma il ritiro a 68 anni, accompagnata l’Islanda a Euro2016, ma i piani subirono una scossa. La Norvegia era un ambiente ostile e Nirs Arne Eggen gli diede il benvenuto con un «sono impressionato dall’Islanda, ma sono solo bravi a difendersi e non giocano un gran calcio». Detta da Eggen, quindici volte campione di Norvegia col Rosenborg, la critica affilata colpì. Peggio ci fu solo l’invettiva del giornalista Morten Pedersen, dai toni pesanti: «Il calcio di Lagerbäck non è bello, non gli interessa il gioco e non val la pena guardare una sua squadra». Si chiese poi come mai Ståle Solbakken e Ole Gunnar Solskjær, le due altre maggiori opzioni per il ruolo di ct, non fossero stati presi in considerazione.
Alla prima intervista da ct, Lagerbäck parlò al VG: «Non è un compito facile, ma ora si tratta di trovare il ruolo di ognuno e conoscere i calciatori con cui lavorerò di più». Dopo la prima amichevole persa 0-2 con l’Irlanda del Nord dovette fare un pronto passo indietro: «Non siamo stati abbastanza bravi, ma nel secondo tempo siamo stati migliori rispetto al primo». Già si chiedeva la testa del ct che aveva appena sottoscritto un contratto triennale. Il suo gioco difensivo con l’attenzione alle rimesse laterali era messo alla gogna: «Ordinato, ma debole e miserabile». Il vaso traboccò quando Joshua King si dichiarò stufo delle «enormi palle lunghe senza meta» (o meglio, dirette ad Alexander Søderlund), dicendo di una sconfitta completamente meritata. Qualche mese dopo, nell’agosto 2017, arrivò la risposta di Lagerbäck a King e stampa: «Non mi piacciono le persone che mentono e i media norvegesi mi sembrano piuttosto duri».
Lars incassò comunque la fiducia di Tom Nordlie dopo la vittoria settembrile sull’Azerbaigian (2-0), ma il 26 dello stesso mese ecco lo scandalo supremo. Nei convocati non figurava Martin Ødegaard e all’unisono l’opinione pubblica si schierò: «è uno scandalo – disse John Arne Riise – all’inizio ero positivo sul nuovo ct ma ora sono dubbioso, MØ ha qualità che nessun altro ha». L’apice si toccò lunedì 2 ottobre 2017, quando in una conferenza stampa prima della gara contro San Marino un giornalista chiese: «C’è qualche rischio di perdere la partita, dobbiamo essere onesti e dire che questa sia una vacanza?». Lagerbäck s’indispettì: «Pensi che risponderò a questa domanda? Pensi che io la veda come una vacanza?». La risposta fu strumentalizzata, il ct accusato di poca umiltà. A onor di cronaca la gara finì 0-8. La Norvegia, rimediato un 6-0 dalla Germania il mese prima, salutò il periodo delle goleade.
Le successive 12 gare avrebbero visto 6 successi, due sconfitte (contro Spagna e Bulgaria) e 4 pareggi. Di questi, la metà ottenuti contro la Svezia: il pirotecnico 3-3 del 26 marzo 2019 (2-0 norvegese all’Ullevaal Stadion di Oslo, rimonta svedese sul 2-3 e rete di Ola Kamara al 97’) e il più tranquillo 1-1 della Friends Arena due giorni fa, in cui Lagerbäck fu immortalato intento ad abbozzare un sorriso. Le critiche erano dimenticate quando Tarik Elyounoussi punse la Svezia «ci guardano dall’alto al basso, lo fanno tutto l’anno. Dicono che siamo buoni a sciare e non a calcio, ma noi abbiamo migliori giocatori sebbene loro siano una squadra migliore». Mikael Lustig colse il pretesto: «Evidentemente non è contento del suo ct». Lagerbäck preparò ottimamente la gara di Solna, ottenne un pari «rock’n’roll» spaventando Janne Andersson e gli elogi dello Sportbladet: «Soffoca di entusiasmo calcistico un paese eccessivamente gonfiato dal 1977». Del resto, Lagerbäck diede lustro alla Svezia (Euro 2000, 2004 e 2008, Mondiali 2002 e 2006), alla Nigeria (Mondiale 2016) e all’Islanda (Euro 2016, massimo successo di sempre). L’unica nazionale a cui non ha ancora giovato è la Norvegia. Per ora.
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