Anche Genoa e Amburgo s’erano presentati ai nastri di partenza di quello che a conti fatti è stato il terzo trofeo internazionale vinto dall’Atlético: l’Europa League del 2010. Tuttavia, sia la Coppa delle Coppe vinta in faccia alla Fiorentina il 5 settembre 1962 a Stoccarda (3-0, niente da fare per Hamrin e Hidegkuti in viola) che l’Intercontinentale 1974 strappata dalle mani dell’Independiente avevano ormai la polvere degli anni. Rinvigorire la linfa che scorreva nelle oliate molle dei materassai era più che mai una prerogativa cui dar voce, un’esigenza di chi certamente aveva tanta voglia di cominciare un ciclo. Fu così nel 2012, dopo che nel dicembre 2011 avvenne una rivoluzione: via Manzano, squadra decima ne La Liga, dentro Diego Simeone da Catania.
A costruire una formazione così simile a un tecnico, restando sulla sponda colchonera del Manzanarre, ci riuscì a metà Luis Aragonés, scomparso però nel febbraio 2014 e dunque incapace, per beffardo voler della sorte, di festeggiare insieme al club del suo cuore la Liga che capitan Gabi avrebbe alzato davanti a una folla gioiosamente incredula sulla Fontana di Nettuno utilizzata a mo’ di palco. Tuttavia, Aragonés fu forse il primo a impiantare nel secondo club di Madrid per palmarès quella cupidigia necessaria, a volte, per battere i conti e la supremacy delle Merengues. Tramutando sul campo il motto del tecnico di Hortaleza (“Ganar, ganar y volver a ganar”) Diego Costa e compagni avrebbero vinto La Liga a 18 anni dall’undici guidato da Antić.
Per inquadrare meglio la partita di ieri, invece, sarebbe bastata una rapida occhiata ai numeri: quinta finale nella storia per l’Olympique Marsiglia, quinta finale negli ultimi 9 anni per l’Atlético Madrid probabilmente all’apice della sua personale parabola ascendente. Il lungo corso di un’ascesa incontrastata, che sì aveva visto due picchi discendenti a Lisbona e Milano, ma era stata comunque capace di riprendersi, doveva rientrare nel letto del fiume. La 47° finale di Coppa UEFA s’è conclusa con l’esito più prevedibile: la vittoria del re momentaneamente spodestato ma riaffermatosi sul trono.
Se Jan Oblak vola verso il terzo premio Zamora che gli viene riconosciuto, Steve Mandanda era stato da poco insignito del titolo di miglior portiere della Ligue 1. Magra soddisfazione, perché tra i reparti c’è stata ben differenza. E se l’Atleti del Cholo ha vinto La Liga e sfiorato due Champions prima d’ora, gran parte del merito va alla difesa: passano gli anni, ma la retroguardia oliata non tradisce e in questo 2017/18, contando quattro competizioni (Liga, Copa del Rey, Champions ed Europa League) i gol incassati dall’estremo difensore sloveno sono stati soli 34. Dato sensibile, acuito dalla presenza in campo dei due legionari simbolo del Cholismo. Uno è Gabriel Fernández Arenas, Gabi, capitano di mille battaglie, autore del 3-0 e al 29° gol in 417 partite da alter ego di Simeone. L’altro è Fernando Torres, tornato per la terza volta all’ovile per cui fa il tifo sin da piccolo, che ha vissuto solo i minuti di recupero di questa finale ma potrà finalmente dire di aver vinto un trofeo col suo Atlético. E dal campo, dettaglio non trascurabile.
Per il Marsiglia è il terzo boccone amaro da ingoiare, dopo Mosca 1999 e Göteborg 2004: la lista dei carnefici ora comprende Parma, Valencia e i madrileni di ieri sera. Complessivamente, hanno vinto i più organizzati. Senza Simeone, compagno di squadra di Torres, ma con “Mono” Burgos a dirigere le operazioni e una filosofia ben radicata: 79 sfide in Europa, 62% di vittorie, meglio di Guardiola e Klopp. Questa sera il Cholismo s’è appoggiato su Griezmann, tre tocchi e scavetto, scartato dall’Olympique Lione perché troppo gracilino e ieri mattatore nella sua città. Pure Sarr, nato a Lione da attaccante e finito a Marsiglia da terzino, non è riuscito a mettergli le briglie. Rudi Garcia non è stato in grado di star dietro ai rojiblancos, col loro ritmo asfissiante: okay che la pressione sia dispendiosa, ma la presa di fiducia dei primi minuti (con tanto di occasione capitata a Germain) è stata letale. E questo, col Cholismo, non puoi proprio permettertelo.
Ecco il tabellino:
Olympique Marsiglia (4-2-3-1): Mandanda; Sarr, Rami, Luiz Gustavo, Amavi; Sanson, Anguissa; Thauvin, Payet (dal 32′ López), Ocampos (dal 55′ N’Jie); Germain (dal 74′ Mitroglou). All: Garcia. A disp: Pelé, Rolando, Sakai, Kamara.
Atlético Madrid (4-4-2): Oblak; Vrsaljko (dal 46′ Juanfran), Godín, Giménez, Hernández; Correa (dall’88’ Thomas), Saúl, Gabi, Koke; Griezmann (dal 90′ Torres), Costa. All: Simeone. A disp: Werner, Savic, Filipe Luís, Gameiro.
Reti: 21′ e 49′ Griezmann, 89′ Gabi. Ammoniti: Amavi, Luiz Gustavo, N’Jie (O), Vrsaljko, Hernández (A). Arbitro: Kuipers (Olanda)
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