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La UEFA Nations League ha un senso

Parte da Losanna l’ultimissima iniziativa partorita dalla UEFA per aggiungere carne al fuoco nelle bollenti grigliate estive senza Mondiale o Europeo. Ha aperto i battenti oggi, nell’assolata Losanna, la UEFA Nations League, che a cadenza biennale regalerà un campionato riservato alle 55 squadre nazionali poste sotto l’egida del massimo organismo deliberante sul calcio europeo. Trattasi di un campionato a tutti gli effetti, con start a settembre ed end a giugno 2019, tanto di trofeo svelato dalle mani del presidente Ceferin al mondo, mentre la schiera dell’Opera di Lausanne intonava a gran voce le solenni note che accompagneranno la kermesse e che, con ogni probabilità, saranno destinate a prendere il posto accanto alla sonata di Tony Britten per la Champions nel cuore degli appassionati.

In tutto questo, una sottile vena di curiosità è stata spesso mischiata con uno strano punto interrogativo. C’era davvero bisogno di una pompa magna del genere? No, secondo molti, visto che l’idea di regolamentare in maniera ferrea la libertà delle amichevoli parrebbe ai loro occhi una costrizione. E in effetti rinchiudere a compartimentazione stagna quattro leghe, e assegnare a esse l’etichetta di piccoli gironi basati sull’evidente meritocrazia del ranking, non è certo un elogio al libero arbitrio. Scorgendo però dentro al meccanismo la funzionalità e gli scopi creati appositamente per aggiornarsi con le nuove specifiche del calcio, viene fuori un senso. Sì, la UEFA Nations League ha un senso. Il coefficiente aveva già decretato una provvisoria classifica, scremata da alcune curiose eventualità socio-politiche che sono state preferibilmente evitate (e per un secondo Russia e Ucraina sono finite nella stesa pot, prima che Marchetti ricordasse il gente agreement per evitare sali nella ferita). Ma tutto finalizzato a un preciso scopo.

Aljaksandr Hleb, Jari Litmanen, Vladimír Šmicer e Deco sono state le marionette che la sorte, ultima burattinaia, ha scelto per esprimere il suo volere. E così a noi italiani toccano Ronaldo e Lewandowski: poteva andarci peggio, visto che la nostra carnefice iberica è altrove insieme a inglesi e croati. Il girone della morte regalerà sorprese, per il solo fatto che una tra Germania, Francia e Olanda verrà prossimamente retrocessa in fascia B: sono aperte le scommesse, con gli oranje non certo dati in vantaggio. Sempre in Lega B sarà curioso il duello tra il Galles e l’Eire, mentre l’altra Irlanda gode (così come Bale) del credito riscosso sull’onda lunga di un Euro 2016 al di sopra delle aspettative. In seconda fascia c’è pure la Svezia, sorprendentemente al Mondiale di Russia in barba a Italia e Olanda, in Lega A ma non attese dalla kermesse più importante, la prossima estate. La Lega C offrirà tanto spettacolo balcanico, in primis col derby tra Serbia e Bosnia ed Erzegovina, mentre in D saranno relegate le aspirazioni di chi può solo vivere una promozione di livello.

Elemento da non sottovalutare, grazie alla neonata Nations League, su un piano puramente teorico, ci sarà la possibilità di evitare gli spareggi qualificatori a Euro 2020: le sedici capogruppo saranno dunque protagoniste dell’edizione itinerante della kermesse, a meno che non siano già qualificate dal solito piazzamento nei gironi. Sarà leggermente complicato da fissare in testa, ma una volta oliato permetterà la distribuzione più equa delle forze in gioco. Da non sottovalutare la forte brand identity, presentata dal solito Pedro Pinto e curata dalla Young & Rubicam Branding, creative agency portoghese con sede a Lisbona, il cui lavoro è stato elogiato dal direttore del marketing dell’UEFA, Guy-Laurent Epstein: “La grafica audace, colorata e dinamica, dà alla competizione un posto di riguardo nel panorama dei brand calcistici”. Ci sarà tempo per farci l’abitudine. Nell’attesa, godiamoci una competizione che finalmente ha un senso.

LEGA A
Gruppo 1: Germania, Francia, Olanda.
Gruppo 2: Belgio, Svizzera, Islanda.
Gruppo 3: Portogallo, Italia, Polonia.
Gruppo 4: Spagna, Inghilterra, Croazia.

LEGA B
Gruppo 1: Slovacchia, Ucraina, Repubblica Ceca.
Gruppo 2: Russia, Svezia, Turchia.
Gruppo 3: Austria, Bosnia ed Erzegovina, Irlanda del Nord.
Gruppo 4: Galles, Repubblica d’Irlanda, Danimarca

LEGA C
Gruppo 1: Scozia, Albania, Israele.
Gruppo 2: Ungheria, Grecia, Finlandia, Estonia.
Gruppo 3: Slovenia, Norvegia, Bulgaria, Cipro.
Gruppo 4: Romania, Serbia, Montenegro, Lituania.

LEGA D
Gruppo 1: Georgia, Lettonia, Kazakistan, Andorra.
Gruppo 2: Bielorussia, Lussemburgo, Moldavia, San Marino.
Gruppo 3: Azerbaigian, Isole Faroe, Malta, Kosovo.
Gruppo 4: ERJ Macedonia, Armenia, Liechtenstein, Gibilterra.

Matteo Albanese

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