Fiotide è una delle cinque unità che compongono la macroregione ellenica centrale. Il passato mitico la rende terra di Mirmidoni (i Μυρμιδόνες, “formiche”, popolo di Peleo e dunque di Achille), il recente presente la vede privata dello status di prefettura (in seguito al Programma Callicrate del 2011). Nel mezzo, una lunghissima storia che si intreccia con le vicende della città di Λαμία, 75mila anime e devota all’omonima figlia di Poseidone. Lamia, una delle tante Lamie disseminate per l’enorme patrimonio mitologico greco, era figlia di Poseidone. In un altro racconto, pare fosse una sorta di vampiro che andasse in giro a divorare i figli strappandoli alle rispettive madri: aveva la capacità di togliersi gli occhi dalle orbite e rimetterli dove volesse, e un bel giorno attirò su di sé gli occhi di Zeus tanto che si unirono e ebbero dei figli. In tutto questo la moglie gelosa, Era, si vendicò con la sventurata uccidendo la prole generata dal marito e rese Lamia il mostro sopracitato. Assetato di sangue come pochi, tanto che pare seducesse uomini col solo scopo di ucciderli e cibarsene, ha ispirato varie figure nella cultura medievale e anche oltre.
Non è questo il caso di cui vi sto per parlare, perché questa è una storia fatta di trabajo quotidiano. E siccome hard work always pays off, ecco che il PAS Lamia giocherà la sua prima stagione di sempre in Super League. La giocherà accanto a mostri sacri come le quattro big (Olympiakos, Panathinaikos, AEK e PAOK), viste prima d’ora solo in televisione. Era il 1 giugno 1964 quando alcuni rappresentanti della Fiotide decisero di dotare la città di un club, formato dall’unione di Λαμιακός e Παλλαμιακή. Dopo ore e ore di interminabili negoziati, venne alla luce la nuova società: ma già nella stagione 1961/62 l’Ολυμπιακός Λαμίας aveva provato a fondersi col Παλλαμιακή ottenendo però non solo una risposta negativa ma anche una profonda divergenza. Si parlò di un matrimonio finito con un divorzio, ed è senza dubbio una delle immagini metaforicamente più esplicative per descrivere quanto accaduto. Ci furono trattative con l’Olympiakos, poi col Παμφθιωτικό: nell’annata ’63-64 però il Παλλαμιακή divenne campione della terza categoria greca e allora sorse un ulteriore problema. Lamia sarebbe stata rappresentata da due squadre. Fu in questo periodo che il sindaco della città prese la palla al balzo e fece notevoli pressioni per l’unificazione delle due squadre in un’unica entità ben più forte ed organizzata: era per l’appunto la fine di maggio 1964, furono uniti DP Lamia e Α.Σ. Θερμοπυλών.
In tutto questo, un forte velo di mediocrità ha sempre accompagnato i biancoblù: per sei volte sono andati vicini alla Super League toccandola con un dito ma mai approdandovi, fino cioè allo scorso maggio. Solo in Coppa di Grecia si ricordano performances particolarmente rilevanti, contro giganti del calibro di AEK e Panathinaikos): per il resto, i Κυανόλευκοι avevano sempre mancato il passo decisivo. In epoca recente, però, ecco una risalita insperata: se nel 2007/08 l’ingaggio dell’ex tecnico dell’Olympiakos Sergio Batista servì a ben poco, il Lamia ha sempre veleggiato tra terza e quarta divisione. Nel 2011-12 militava in quinta divisione, l’anno dopo in terza, quello ancora dopo in seconda (2014/15). Da lì in poi, tre anni di Football League (Serie B greca, altresì conosciuta come Β΄ Εθνικής Κατηγορίας): nel frattempo, però, il Lamia ha ancora cambiato nome. Era l’estate del 2012, e inglobando il Αγρότη Λιανοκλαδίου è diventata ufficialmente il PAS Lamia. In altri termini, si era unita con una squadra di quarta divisione sostituendola di fatto e dovendo ricominciare tutto da capo. Dopo un quarto e un quinto posto in Football League, ecco l’enorme gioia dello scorso maggio. Non vogliono porsi limiti giustamente. Ci credono, voglio godersi la loro prima apparizione della storia in Super League e comprensibilmente hanno un entusiasmo incredibile. Neppure Nikos Stavrogiannis è peraltro riuscito a trattenersi: il sindaco di Lamia, infatti, ha prontamente annunciato di star lavorando duramente per far sì che tutto sia pronto per la prossima stagione anche a livello di stadio e campo.
La formazione tipo poggiava sui guantoni del 34enne Vangelis Pitkas tra i pali; Spyropoulos e il brasiliano Rocha si alternavano in quanto terzini destri, poi in mezzo spazio al leader Anestis Anastasiadis in coppia con Kotsonis o Valios e con Petavrakis sulla sinistra. In mezzo al campo, fascia formata dai 30enni Omo e Blazic: il nigeriano più fisico, il serbo più tecnico. Nel trio d’attacco dietro all’albanese Florin Durmishaj (19 anni e 8 reti nella scorsa Football League) tanta qualità: a destra la fantasia di Vasilogiannis, 12 reti lo scorso anno e stella della squadra, a sinistra la concretezza del brasiliano Wanderson, sulla trequarti Karagiannis. Ecco la ricetta per un complesso forte, capace dalla quarta giornata fino alle fine di vagare tra prima e seconda casella in classifica. Niente male, assolutamente: questi ragazzi hanno centrato la stagione della vita, guidati dal 63enne greco Charalabos Tennes (ma tutti lo chiamano col soprannome “Babis”), tecnico di medie qualità con un passato da calciatore abbastanza circoscritto nelle squadrette minori intorno ad Atene. Allena dal 1992, dal 2014 è qui a Lamia eccezion fatta per una parentesi all’Apollon Smyrni nel 2015-16. Inutile dirlo, è stato stra-confermato in vista dell’annata prossima ventura.
Anche perché la rosa è stata prosciugata: il poco talento che c’era (e che sarebbe stato indispensabile tener stretto) è stato ceduto per evidenti logiche di mercato. Tanti gli svincolati (il 32enne brasiliano André Rocha, il terzino destro Spyropoulos, il centrocampista Milos Jokic), il promettente Durmishaj ha fatto ritorno al Panionios per fine prestito, Kotsonis si è accasato al Trikala e pure Matsoukas ha preferito abbandonare il Lamia. Per tacere di Andreas Vasilogiannis: 26enne, lo scorso anno fece faville col suo numero 7 dietro le spalle. Prodotto dall’academy dell’Olympiakos e svezzato da vari prestiti, dopo l’annus mirabilis (12 reti e 9 assist, trascinatore) ha accettato le lusinghe dell’Ümraniyespor, nella Serie B turca. Peccato, perché avrebbe potuto seriamente dire la sua. In entrata, i principali colpi altro non sono che scarti delle big: dall’AEK ecco il terzino destro Vasilantonopoulos e il trequartista Tselios, dall’Olympiakos è arrivato il difensore centrale Mark Asigba (colpo di livello, il ghanese era in prestito al Veria nel 2016/17 e certamente farà di tutto per evitare la seconda retrocessione consecutiva). Sulla trequarti dal PAS Giannina è stato preso lo spagnolo Noé Acosta Rivera, classe ’83 di Guadalajara, mentre la scommessa porta il nome dello sloveno Matej Podlogar. Due colpi sono da sottolineare: il 30enne ivoriano Djilli Arsène Dit Patrick Vouho è arrivato dall’OFI Creta e nella scorsa Football League ha segnato 15 reti, lo spagnolo Piti sarà l’elemento che se girerà potrà davvero salvare questa squadra da solo. Nato come Francisco Medina Luna, si tratta di un classe 1981 cui però non pesano le 36 primavere. Nella sua carriera tanta Liga, specie Rayo Vallecano (45 reti spalmate su due tranche di carriera), poi lo scorso gennaio il trasferimento all’Apollon Limassol. A Cipro, lo ricorderanno per 5 reti e 3 assist in 17 apparizioni. Se dovesse riscoprirsi decisivo a Lamia, come minimo gli verrebbe eretta una statua…
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