Calcio estero

La Premier League è pronta a introdurre il salary cap: ecco di cosa si tratta

Svolta in Inghilterra: si va verso l’introduzione del salary cap a partire dalla prossima stagione. Ecco di cosa si tratta

Ieri, lunedì 30 aprile, i venti club di Premier League hanno votato per avviare una discussione a riguardo dell’implementazione di un tetto alle spese delle squadre del campionato. Questo voto ha segnato solo l’inizio di un processo che nelle prossime settimane diventerà, con ogni probabilità, più concreto, con l’obiettivo di prendere una decisione entro la fine della stagione. L’idea alla base è quella di stabilire un limite massimo di spesa che le squadre non possono superare in una singola stagione, inclusi gli stipendi dei giocatori, i trasferimenti, le commissioni agli agenti e altre voci di costo. Ma vediamo più nello specifico questa innovazione a cosa porterebbe.

Le squadra di Premier puntano a introdurre il salary cap, ecco come funzionerebbe

La Premier League è il campionato di calcio più ricco al mondo. I suoi introiti televisivi sono considerevoli, con quasi 12 miliardi di euro ottenuti per il periodo 2022-2025 dalla vendita dei diritti di trasmissione nel Regno Unito e all’estero. A titolo di confronto, i diritti televisivi della nostra Serie A per il triennio 2021-2024 sono stati ceduti per poco meno di 3,5 miliardi di euro. Proprio per via di tutti questi guadagni, le squadre inglesi hanno possibilità di investimento molto più alte rispetto a tantissimi altri club. Nell’estate del 2023, ad esempio, il totale degli acquisti di tutte le squadre del massimo campionato inglese ha toccato la cifra di 2,43 miliardi di euro, non di poco superiori ai 794 milioni investiti dalle squadre di Serie A nello stesso periodo. Tuttavia, negli ultimi tempi, diverse squadre della Premier League hanno affrontato problemi a causa di violazioni delle norme finanziarie: Everton e Nottingham Forest sono state sanzionate, mentre il Manchester City è stato oggetto di accuse, anche se al momento non ha ricevuto alcuna punizione. In particolare, i club più piccoli e con minori risorse economiche sono sempre più preoccupati per l’ampliamento del divario tra loro e le squadre più ricche, il che rischia di compromettere la competitività all’interno del campionato. Di conseguenza, proprio in queste ore, si sta cercando di adottare misure per modificare la situazione.

Squadre di Premier League | X – Footbola

La soluzione potrebbe chiamarsi “salary cap”. Ma che cos’è esattamente?

La Premier League si prepara a implementare un sistema di tetto salariale, dopo il primo consenso espresso dai club durante un’assemblea tenutasi ieri. In particolare, le squadre del massimo campionato inglese hanno convenuto di stabilire un limite di spesa, il quale sarà determinato in base ai guadagni del club che riceve introiti minori dalla vendita dei diritti televisivi. Sebbene non sia stata una votazione unanime, con 16 voti favorevoli su 20 club presenti (Manchester City, Manchester United e Aston Villa hanno votato contro, mentre il Chelsea si è astenuto) l’iniziativa del salary cap ha ricevuto parecchio sostegno. Tra le squadre di punta che, invece, hanno espresso la loro soddisfazione per quanto riguarda il sistema presentato, troviamo Arsenal, Liverpool e Tottenham.

L’introduzione di un sistema di tetto salariale sarebbe un fatto senza precedenti nella storia della Premier League e del calcio mondiale. La decisione sarà ora sottoposta all’Assemblea Generale Annuale (AGM) prevista per giugno, con la possibilità che venga definitivamente approvata e possa entrare in vigore già dalla stagione 2025/26 (più difficile l’introduzione a partire dalla prossima stagione).

Ma come funzionerebbe?

L’idea di base, come detto, è quella di stabilire un tetto salariale basato su un multiplo dei guadagni del club che riceve meno dalla vendita dei diritti televisivi. Ad esempio, nel 2022/23 il Southampton ha incassato 103,6 milioni di sterline dai diritti tv della Premier League: se il limite fosse fissato a 5 volte quella cifra (anche se si sta ancora discutendo tra 4,5 e 5 volte), i club non potrebbero spendere più di 518 milioni di sterline (circa 605 milioni di euro al cambio attuale) per stipendi, ammortamenti e pagamenti agli agenti. Al momento, il Chelsea sarebbe già al di sopra del tetto, visti i costi stimati di 540 milioni di sterline, mentre il Manchester City rientrerebbe nei paletti con costi stimati di circa 500 milioni di sterline.

Manchester City | Instagram @mancity – Footbola

Ci sono ancora molti punti di discussione, ad esempio su quale cifra utilizzare come base: dovrebbe essere il totale degli introiti televisivi o solo l’accordo a livello nazionale? Tutto questo deve essere ancora esaminato approfonditamente, così come le possibili sanzioni da adottare in caso di violazione delle regole. Attualmente, il sistema del FPF inglese prevede decurtazioni di punti (come nel caso di Everton e Nottingham Forest nella stagione attuale), ma le proposte emerse nelle scorse settimane includono anche una “luxury tax” in stile NBA: in pratica, i club che spendono troppo verrebbero soggetti a sanzioni economiche che aumentano in base a quanto superano il tetto salariale. I fondi raccolti sarebbero poi redistribuiti ai club della Premier League che rispettano le regole, oppure potrebbero essere destinati a un “fondo di emergenza” per aiutare i club della English Football League in difficoltà finanziarie.

Le reazioni alla proposta

Le squadre meno abbienti ritengono che l’introduzione di un tetto alle spese aiuterebbe a ridurre il divario tra i club della Premier League, rendendo il campionato più incerto, equilibrato e avvincente. Dall’altra parte, i club più ricchi sono convinti del fatto che imporre un limite di spesa violerebbe i principi della libera concorrenza, e sostengono l’idea che se possono permettersi di spendere tanto è grazie ai loro consistenti ricavi (club come Manchester City, Manchester United e Liverpool hanno registrato ricavi compresi tra i 683 e gli 802 milioni di euro nella scorsa stagione). Inoltre, i principali club inglesi temono che limitare le loro possibilità di spesa potrebbe far perdere alla Premier League il suo status di campionato più ricco e attraente d’Europa, con conseguente svalutazione dei diritti televisivi e perdita di potere anche nelle competizioni europee.

Anche la Professional Footballers’ Association, l’associazione che rappresenta i calciatori, almeno per il momento, si è mostrata scettica riguardo alla possibile nuova regola. La PFA ha dichiarato di opporsi a qualsiasi misura che imponga un tetto agli stipendi dei giocatori: sebbene la discussione attuale non riguardi solo i salari, è evidente che l’eventuale approvazione comporterebbe comunque una riduzione della spesa per gli stipendi dei calciatori da parte dei club.

Federico Liberi

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