Se nel percorso di avvicinamento alla gara inaugurale del Mondiale 2022 è stato snocciolato un po’ dovunque e in tutti i modi come il Qatar si presenterà al torneo che ospiterà, fin troppi pochi riflettori sono stati concessi all’Ecuador, che sarà la sua avversaria nel match di apertura.
Una partecipazione, quella della Tricolor, che è un vero e proprio premio a un duro lavoro svolto in questo quadriennio, che ha premiato una nazionale sempre scomoda nei percorsi di qualificazione. Nel nuovo millennio infatti l’Ecuador ha mancato solamente le qualificazioni in Sudafrica e in Russia, strappando con grande sorpresa i pass per Corea e Giappone, Germania e Brasile con grandissimi percorsi che hanno lasciato a casa nazionali illustri come Uruguay, Cile e Colombia nel corso delle varie edizioni.
E anche in questa occasione si è conformata la sua tradizione per i tornei lunghi più che per le brevi manifestazioni, come dice la sua storia che lo vede come protagonista nel girone unico sudamericano di qualificazione, ma mai realmente protagonista in Copa América dove ha raggiunto la Top4 solamente nelle due edizioni casalinghe, di cui la prima particolarmente controversa vista l’organizzazione sui generis con due Copa América assegnate nello stesso anno, il 1959.
Ma alla qualificazione dell’Ecuador va dato il giusto peso: il Sudamerica sarà rappresentato da sole quattro nazionali, dato il KO del Perù nello spareggio, e quindi i ragazzi di Alfaro accompagneranno le quasi canoniche Argentina, Brasile e Uruguay (ultima volta fuori a Germania 2006, eliminato agli spareggi dopo aver chiuso proprio dietro l’Ecuador). Un biglietto da visita niente male considerando che Colombia e Cile non sono andate neanche agli spareggi pur avendo decisamente più attenzioni mediatiche addosso.
Ed è per questo che Qatar 2022 sarà la giusta passerella per questa squadra: vada come vada sarà stato un grande traguardo raggiungere la fase finale, anche se un girone non certo proibitivo fa guardare con speranza all’eguagliamento del proprio record nei Mondiali, gli ottavi raggiunti dalla nazionale del 2006 del Cebolla Luis Fernando Suárez. Oltre al Qatar nel gruppo ci saranno Olanda e Senegal, con tanta incertezza su chi sarà la squadra che teoricamente dovrebbe accompagnare gli Orange alla fase a eliminazione diretta.
Alfaro ha sfruttato l’ottimo lavoro fatto dalla federazione che ha aiutato club, su tutti l’Independiente del Valle fresco vincitore della Copa Sudamericana, a inserire giovani nelle proprie rose e a portarli progressivamente verso il calcio europeo. “L’obiettivo è averne 30-40 a breve” le parole del Lechuga nell’ultima conferenza stampa pre-Qatar, conscio del fatto che il movimento è in espansione e i talenti emergenti potrebbero essere casi meno isolati rispetto all’attualità.
Sarà sicuramente la vetrina di Moisés Caicedo, stellina annunciata della squadra ormai nel giro della nazionale da circa due anni nonostante sia appena un 2002: il mediano del Brighton, da alcuni paragonato a un piccolo Kanté, è il giocatore più atteso ma non è l’unico pezzo forte della Tricolor che si affiderà anche a Piero Hincapiè del Bayer Leverkusen in difesa e a Gonzalo Plata del Valladolid, talento smarrito negli ultimi anni ma temibilissimo nelle sfide secche, sull’esterno. La bravura di Alfaro probabilmente è stata proprio questa: costruire un gruppo affidandosi all’emergente nuova leva sacrificando nomi più stagionati (Felipe Caicedo ad esempio non è mai stato convocato e a Enner Valencia è stata tolta la centralità di un tempo) per costruire la sua squadra.
Che sia solo una passerella o magari un grande Mondiale lo scopriremo a breve, ma il cammino di questo Ecuador, capace di reagire all’illusione di quattro anni fa, sarà comunque un successo.
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