La Nazionale italiana sta cambiando sotto la guida di Spalletti, ecco come

Archiviata la pessima figura di Euro 2024 per la nazionale di Spalletti è arrivato il momento di cambiare rotta: ecco in che modo

L’Europeo, per quanto non sia stato esaltante e abbia lasciato tutti con l’amaro in bocca, è stato sicuramente utile. Tutti i difetti e gli errori degli azzurri, infatti, si sono mostrati nitidi durante la competizione che ci ha visto uscire quasi subito – agli ottavi di finale contro la Svizzera – ma che avrebbe potuto vederci fuori sin dalla fase a gironi, se solo non fosse stato per la magnifica azione da gol contro la Croazia creata dal duo Calafiori-Zaccagni. E allora adesso è tempo di ripartire, ma come si può ricostruire qualcosa dalle macerie che sono rimaste? Luciano Spalletti è pronto a imbarcarsi in questa impresa: ecco come.

La nuova Italia di Spalletti è pronta a voltare pagina

L’Italia sta attraversando una fase di cambiamento e questo processo sta iniziando a dare risultati, anche grazie al supporto del campionato per Luciano Spalletti. È sufficiente notare che, nella lista volutamente ridotta dei 23 giocatori che si allenano duramente a Coverciano, più della metà (12 su 23) sono nati dopo il 2000. Il 22enne Calafiori è diventato una pedina fondamentale nella difesa, accanto all’interista Bastoni. A centrocampo, stiamo assistendo con piacere a una versione in azzurro del derby della Mole, rappresentato dal 23enne juventino Fagioli e dal suo coetaneo granata Ricci. Ma non è solo questo: Spalletti vuole rivoluzionare la nazionale da cima a fondo. Vediamo nel dettaglio la sua strategia.

La nuova Italia di Spalletti
La nuova Italia di Spalletti | Pixabay @azzurri – Footbola

Per cambiare si riparte dai giovani

Il concetto fondamentale apportato da Spalletti, come abbiamo visto, è quello di ripartire dai giovani. Chi meglio di loro, infatti, può avere energie e voglia per tornare a costruire un’Italia vincente? Non si ricorda, infatti, una Nazionale con un solo trentenne, Di Lorenzo (31), seguito nella graduatoria di età da Pellegrini (28), Vicario e Di Gregorio (27, entrambi portieri) e Dimarco (26). Tutti gli altri giocatori vanno dai 20 anni (Pisilli) ai 25. A parte Chiesa (26) e Barella (27), anche altri potenziali futuri convocati come Scamacca, Scalvini e Zaniolo rientrano nella fascia dei venticinquenni. Non era affatto scontato, specialmente in Italia. Ma non è solo questo: una lista di convocati più snella, per far sentire tutti “parte del progetto”, è un’altra strategia messa in pratica dal mister di Certaldo. Non è detto che questa sia la soluzione definitiva; il primo Mancini otteneva successi convocando circa una trentina di giocatori, ma in questo momento sembra proprio la strada giusta.

Più variazioni tattiche per essere sempre imprevedibili

In Germania, Spalletti ha richiesto troppo, elaborando un sistema di rotazioni difficile da comprendere e da mettere in pratica. Il ct non è stato sufficientemente chiaro, e i giocatori non hanno dimostrato di essere pronti per apprendere la sua filosofia di gioco. In particolare, il passaggio da una difesa a tre a una a quattro (anziché a cinque) ha causato notevoli scompensi.

Tuttavia, questo non implica che la nuova Italia sia semplice. Al contrario, sia la Francia che, in misura minore, Israele, hanno mostrato un’Italia “triplice”. Una Nazionale con tre volti tattici, a seconda delle diverse fasi di gioco. Spalletti sta optando per la difesa a tre perché, sostiene, è ciò che gli offre il campionato. In realtà, in questa stagione di cambiamento, la linea a quattro, dal Napoli alla Juventus, sta guadagnando sostenitori.

Tuttavia, nel calcio attuale, le formulazioni “a tre” e “a quattro” sono spesso scollegate dalla realtà del campo. In Francia, il sistema iniziale, o quello di equilibrio tra le fasi, è stato il 3-5-2, per essere precisi 3-5-1-1, con Pellegrini che operava come seconda punta arretrata, in grado di collegarsi tra Retegui e la mediana. Quando la Francia attaccava, l’Italia si trasformava in un classico 5-4-1, con Cambiaso e Dimarco che si allineavano ai tre difensori centrali. Tra i quattro centrocampisti, il più avanzato non era Pellegrini, posizionato a sinistra, ma Tonali, con funzioni quasi da trequartista centrale di pressione: nella carriera di Spalletti, si sa, figura spesso il “falso 10” come Perrotta e Nainggolan.

Fase offensiva a quattro

Una volta conquistata la palla, l’Italia cambiava radicalmente la sua impostazione, grazie anche a giocatori evoluti come Calafiori, che potrebbe diventare, entro due anni, il difensore più completo d’Europa.

La nuova Italia di Spalletti
La nuova Italia di Spalletti | Pixabay @azzurri – Footbola

A Parigi, Calafiori si muoveva stabilmente al centro, in un ruolo di mediano-incursore, affiancando Ricci: il giocatore del Torino gestiva il gioco, mentre lui si infilava con slalom o proponeva aperture da regista. Contemporaneamente, Cambiaso e Dimarco si trasformavano in esterni classici, con Di Lorenzo e Bastoni al centro.

In attacco si formava una linea dinamica di trequartisti, composta da Frattesi, Tonali e Pellegrini a destra, con Retegui come punta centrale. Si trattava di un 4-2-3-1 imprevedibile, confermato dalle analisi tattiche di Opta. Questo sistema fluido è adatto ad accogliere ali di ruolo come Chiesa, Zaniolo e Zaccagni, attualmente esclusi da questo schema, non del tutto compatibili con un rigido 3-5-2, ma integrabili in un contesto tattico che li riporta nelle loro zone preferite se puntano verso la porta.

Gestione cookie