Bisogna riprendere fiato dopo quasi 100 minuti di apnea, vissuti con la costante tensione che di solito accompagna uno spettacolo di altissimo livello. E non importa quello che è accaduto e neanche le parole che sono state pronunciate: Manchester City-Tottenham è stata una partita con la P maiuscola, non uno scontro al vertice vista la situazione della classifica ma uno scontro senza esclusione di colpi e soprattutto di sorprese, a partire dal risultato finale di 2-3.
Basterebbe questo a lasciare tutti a bocca aperta, se non fosse che alla fine gli Spurs hanno trappato alla squadra di Guardiola tre punti pesantissimi nel modo più rocambolesco possibile, spettacolare sì ma non improvvisato. Mai dimenticare che su quella panchina siede Antonio Conte, uno che in poco tempo ha lasciato un grande segno sulla Premier League e che ancora una volta è tornato alle origini per uscire fuori alla grandissima da un periodo non proprio facile, fatto di tre sconfitte consecutive nel giro di appena 20 giorni. Il grande mercato invernale non aveva quasi portato i frutti sperati, ma più che nella sostanza il problema risedeva nella forma.
Anche contro il Manchester City degli alieni l’allenatore italiano ha perseverato con quel 3-4-3 che nelle ultime due uscite aveva portato zero punti in cascina. La motivazione è molto semplice: nella stagione 2016/17, quando ancora sedeva sulla panchina del Chelsea, Conte era riuscito a imbrigliare il City proprio con questo modulo, nella partita forse più iconica di tutta la sua esperienza londinese. Questo assetto, allora come oggi, gli ha permesso di assorbire bene i contraccolpi della formazione di Guardiola e avanzare in contropiede, mettendo in scena transizioni veloci e attacchi rapidi. Quella volta terminò 3-1 per i Blues, autori di un secondo tempo da urlo, questa volta il risultato è arrivato con un pizzico di sudore i più per il gol del momentaneo 1-3 annullato a Kane e il rigore segnato da Mahrez al 92′ che aveva riportato la partita sul pareggio.
Alla fine ci ha pensato sempre Harry Kane con la rete della vittoria arrivata al 95′, nel corso di un recupero infinito diventato infuocato. A dare vita a tutto c’è stato il gol di Kulusevski, il primo alla prima presenza da titolare nel Tottenham, e il pareggio segnato da Gundogan dopo una scorribanda di Cancelo, l’uomo più importante di tutta la rosa a disposizione di Guardiola. Ma parlando di uomini importanti non si può non sottolineare la grande partita (l’ennesima) di Kane e Son, il duo più affiatato dell’intera Premier League: gol, assist e una sintonia pressoché perfetta per una vera e propria masterclass che ha riportato gli Spurs ai tempi d’oro, quando ogni partita portava la loro firma. Si cercano e si trovano a meraviglia, con buona pace delle difese avversarie che non hanno ancora trovato il modo di disinnescare questi due giocatori quando (spesso) sono in una giornata di grazia.
Gli spunti offerti questa sera sono tanti e lanciano segnali importanti da una parte e dall’altra. Il Manchester City è messo a sedere per la terza volta in questo campionato e adesso è a +6 dal Liverpool che però ha ancora una partita da recuperare. Il Tottenham respira dopo un periodo da incubo e si porta a casa una vittoria fondamentale dal punto di vista della classifica ma soprattutto da quello del morale: la Champions è lontana ma Conte ha tutti gli elementi a disposizione per mettere in scena una grande cavalcata, soprattutto perché il calendario non offre sfide di grandissimo livello fino alla metà di marzo, quando cercherà il colpaccio anche nell’altra metà di Manchester.