L’importanza di Koopmeiners. Il centrocampista offensivo torna al centro del trio alle spalle di Vlahovic e la Juventus torna a essere maggiormente incisiva nella trequarti avversaria. Non che nelle ultime uscite siano mancati i gol, ma la sensazione è che con il belga il campo le soluzioni più che estemporanee, siano corali.
La sfida di Udine lascia in eredità l’idea che sia la Juventus “con” Kooopmeines più che essere di Koopmeiners. Questione di preposizioni, piccole parole che cambiano il senso di un concetto e anche di una squadra. Il belga ha le chiavi della manovra e con lui in campo i bianconeri cambiano pelle e rendimento. Koopmeiners è quel famoso “link” che collega centrocampo e attacco. Lo testimoniano i numeri: 39 palloni giocati, 85% di passaggi riusciti. Ne guadagna la manovra, molto meno prevedibile e più fluida anche perché Koopmeiners scambia il pallone con gli esterni del tridente dietro Vlahovic ma anche con i centrocampisti a rimorchio. È insomma l’ago che sposta il concetto di soluzione legata alle lune e all’istinto alla geometria e alla razionalità applicata al talento.
Il nuovo ruolo di Koopmeiners è quello di regista offensivo creativo, ma pragmatico. Non è entrato nel tabellino dei marcatori ma non è più così indispensabile che ci riesca. Più importante, anzi fondamentale per l’idea di gioco di Thiago Motta, il lavoro di raccordo fra le linee che permette a tutta la squadra di giovarsene. Per informazioni basta rivolgersi a Yildiz, che con il giocatore belga in campo non ha bisogno di entrate troppo in mezzo al rettangolo di gioco perché lo spazio da andare a ricercarsi è sostituito dallo scambio nello stretto. Elemento non trascurabile, che permette al ragazzo con la numero 10 di seguire istinto e talento restando più vicino alla linea di fondo e alla Juventus di avere molte più soluzioni e linee di passaggio.
Ecco perché la sensazione è che comunque i tifosi debbano prendere confidenza con l’idea di non avere un Koopmeiners da doppia cifra perché il calciatore si muove in modo profondamente diverso rispetto alla sua esperienza con l’Atalanta. Gasperini lo utilizzava, in pratica, da sottopunta con licenza di arrivare alla conclusione. Thiago Motta invece gli ha ritagliato, al netto di una mattonella di campo identica, compiti differenti: Koopmeiners è chiamato a un lavoro di raccordo fatto anche di sacrificio che evidentemente costa qualcosa in termini di lucidità. Se ne giova però il resto della squadra.
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