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La festa svedese aveva un copione scritto dalle tv

Le immagini dei giocatori in delirio, travolti dall’emozione dopo 95′ di ostica resistenza e poco altro, hanno fatto il giro del mondo. E a prima vista erano pure sembrate comprensibili, visto che uscire indenni da un San Siro infernale non è roba da tutti. Pensateci. Dopo una partita d’andata sofferta, decisa da un errore di De Rossi sulla battuta a rete di Jakob Johansson, è comprensibile che l’impresa milanese abbia avuto un risalto eccezionale. Tutti i timori iniziali, le parole spese a imprecare contro una sorte maligna, la frasi buttate per iscritto contro la sorte: era capitata l’Italia, peggior eventualità possibile che si palesasse davanti a Janne Andersson e ragazzi. La stessa Italia che piangeva, a San Siro così come davanti alle tv, per la clamorosa onta subita.

Soddisfazione – L’aver messo alle corde agli Azzurri facendogli credere di aver la sfida in mano è un abile tranello che Janne ci ha posto, ma sarebbe folle non considerare come ci sia stata una marea di occasioni. Tutte, puntualmente, rigorosamente non sfruttate. Quindi, a primo acchito, vedere quella massa informe di colore blågult ci è sembrato normale. In fondo, erano solo degli onesti mestieranti pallonari che si erano appena concessi il lusso di poter inserire nel loro cv il titolo di guastafeste. Avevano estromesso dal Mondiale una nazione con quattro stellette al petto, mica la prima Islanda che passasse il convento. Sia Eurosport Sverige che Channel 5 hanno portato nelle case le manifestazioni di gioia più pura: Lustig festeggiare come un bambino, tutti quanti in delirio e sparsi per il campo a correre imperterriti, manco non fossero bastati 95′ colmi di intensità e passione.

Rivelazioni – Dietro a tutto questo, però, c’è la regia di qualcuno. “Vi blev tvingade av dem själva. De får skylla sig själva. Vi gjorde likadant i Danmark när Zlatan stod där och i dag var det Jannes tur att åka lite. Det är känslor och roligt, vi bjuder på det” ha chiosato capitan Granqvist allo Sportbladet, spiegando i retroscena della festa. Una festa che improvvisamente perde la sua spontaneità in nome di un copione già scritto. Quasi come se fosse stato obbligatorio, una volta centrato un target che alla vigilia di questo doppio confronto sarebbe stato dato quasi come impossibile, seguire un preciso protocollo comportamentale per uniformarsi a quanto voluto dal piccolo schermo. Il “dem“, pronome alla terza persona plurale, sta per le tv: “Siamo stati costretti da loro, hanno la colpa. Abbiamo fatto lo stesso in Danimarca quando Zlatan stava lì e oggi è stato Janne a muoversi un po’. E’ stato emozionante e divertente”, il commento dell’ex difensore del Genoa che ieri ha guidato la retroguardia scandinava con la consueta esperienza. Poi, negli spogliatoi, per scommessa, si è fatto rasare i capelli, fick håret rakat“Ho detto ai ragazzi che, se fossimo andati alla Coppa del Mondo, li avrebbero fatti a zero”. Nella pancia di San Siro, Mikael Lustig filmava dunque John (Guidetti?) e Lindelöf intenti nella loro attività di barberia. “Speravo se ne fossero dimenticati”, commenterà Andreas. Ma siamo certi che in fin dei conti sia stato soddisfatto.

Il precedente – Il punto è che la festa svedese è stata manipolata dalle tv. Un membro del team di Channel 5 ha rifiutato l’idea che la squadra sia stata costretta a seguire determinati atteggiamenti precedentemente, ma non ha potuto rifiutare la ricostruzione che in realtà ci sia stata una chiamata dalla produzione ai giocatori. Un monito ad accrescere la componente emotiva della situazione, con un precedente. Era il 2016, l’undici scandinavo era selezionato da Erik Hamrén e tale Zlatan Ibrahimović invitava l’intera Danimarca alla pensione. La gioia travalicava i ripetitori, la magica sera di Copenhagen è stata riscritta sul disco fisso che contiene le memorie da ricordare. La storia recente in SvFF, la Federcalcio svedese, ricorderà nuove immagini. Quelle degli Olsen, dei Lustig, dei Granqvist, dei Lindelöf, degli Augustinsson, dei Claesson, dei Larsson, dei Johansson, dei Forsberg, dei Toivonen, dei Berg, degli Svensson, dei Kiese Thelin, dei Marcus Rohdén. Che in casa nostra veleggia nei bassifondi, al Crotone, ma lo ricorderemo come uno degli artefici della drammatica serata milanese. Serata che, alla luce di quanto detto, è stata abilmente manipolata dalle televisioni al fine di renderla più funzionale al loro progetto…

Matteo Albanese

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