Sono passati sette lunghi anni dall’ultima volta ma il Pachuca è di nuovo campione: la Concacaf Champions League torna nelle mani dei Tuzos, la squadra che maggiormente rappresenta questo torneo nel nuovo millennio. Già, perché dal 2000 in poi nel dominio quasi totale messicano la squadra che si è imposta più volte è proprio il Pachuca ma dopo l’epopea dei 3 titoli in 4 anni nell’Hidalgo non si era più festeggiato un trofeo internazionale.
Quest’anno i presupposti per la vittoria c’erano tutti sin dall’avvio e il verdetto finale ha dato ragione a chi vedeva in questa squadra la grandissima favorita per alzare al cielo la coppa più ambita del Nord e Centro America.
Una squadra stellare e soprattutto giovane che ha raggiunto il suo obiettivo grazie ad una doppia finale molto complicata ma gestita nella migliore maniera. L’1-1 dell’andata contro i Tigres maturato in quel di Monterery regalava il fattore campo ai Tuzos che hanno vinto la gara di ritorno nel finale sfruttando la superiorità numerica e un erroraccio di Nahuel Guzman.
Il portierone ex Newell’s era stato protagonista di una grandissima partita con almeno un paio di interventi provvidenziali ma poi a meno di 10′ dalla fine non ha trattenuto una conclusione tutt’altro che irresistibile e poi non ha potuto fare nulla sul tap-in di Franco Jara che scoppia in un’esultanza incontenibile e festeggia assieme ai suoi compagni un titolo ormai certo.
Protagonista però non solo il centravanti argentino ma anche il solito ‘Chucky’ Lozano. Questo esterno ha un impatto devastante sulle partite e lo dimostra anche il fatto che sullo 0-0 va a cercare il già ammonito Guido Pizarro che non può far altro che stenderlo e lasciare in dieci i suoi compagni pochi istanti prima della rete che deciderà partita e coppa.
A fine gara alzerà il trofeo al cielo il Conejo Perez, ormai portiere di riserva viste le 44 primavere sulle spalle ma comunque simbolo indiscusso del club.
Il Pachuca è campione per la quinta volta, i Tigres perdono la terza finale internazionale consecutiva con la sfortuna di arrivare in fondo sempre con l’avversario più forte che ha mantenuto le aspettative.
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