L’ottavo di finale di Champions League fra Benfica e Barcellona non ripete i fiochi d’artificio che hanno caratterizzato la fase campionato. In quella occasione la sfida si è chiusa sul 4-5. Questa volta invece, seppur mantenendo lo scarto minimo, anche i gol si sono ridotti allo stretto necessario: 0-1. Merito soprattutto di Wojciech Szczesny autore di sette parate decisive.
Nel calcio c’è ancora posto per le favole. Il portiere ex Juventus, che aveva lasciato Torino e deciso poco dopo di chiudere con il calcio, si è regalato una serata indimenticabile. Gli avvisagli di una notte da oscar arrivano dopo 20 secondi di gioco quando l’estremo difensore polacco si è inventato una parata al limite della fisica e della logica su Aktürkoglu. Quindi si è opposto a Barreiro, ha respinto un calcio di punizione di Kokcu e, poco prima dell’intervallo, ha negato nuovamente la gioia del gol ad Aktürkoglu neutralizzando la conclusione da distanza ravvicinata. In piena trance agonistica, Szczesny non è stato condizionato né dai bengala, né dai razzi, né dai fumogeni. A fine partita, saranno sette, gli interventi decisivi. Abbastanza per guadagnarsi il titolo di man of the match.
Szczesny, sei mesi fa, era un calciatore che aveva scelto di ritirarsi. Adesso è decisivo in un ottavo di finale di Champions League. Il segreto è la ritrovata serenità mentale. Per sua stessa ammissione, aver staccato e riattaccato la spina gli è servito, perché lo ha alleggerito mentalmente. “Mi sono giovato del periodo di inattività. Non avendo la responsabilità di giocare, si vive la settimana più serenamente. Fisicamente stavo bene, avevo esperienza e quando è servito l’ho messa in campo. Quel che conta è l’aver la sensazione di avere passione e piacere di quel che faccio”. Questo non significa che rinnoverà il proprio contratto in scadenza a giugno ma neanche che abbia deciso di chiudere, questa volta, definitivamente.
Nella scorsa estate in tanti si erano stupiti prima della scelta della Juventus e poi di quella di Szczesny che per ora è concentrato sul momento che sta vivendo. Non pensa al futuro, perché non vuole disperdere energie mentali in elementi che non riguardano il campo. Il polacco non ha rancori, è consapevole delle scelte di un club che ha optato per un percorso diverso, tagliando con il passato. Esattamente come il portiere del Barcellona che scopre una nuova vita calcistica: anche perché a 34 anni è ancora, specialmente nel suo ruolo, relativamente giovane e può avere ancora tanto da dare.
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