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La Cecoslovacchia unita, forte e vincente del 1976

L’Ucraina ha ampiamente dominato il Gruppo 1 della Serie B ed è stata promossa in A e il derby tra Repubblica Ceca e Slovacchia che si giocherà a Praga vale la salvezza. È un momento difficile per il movimento calcistico di queste terre e le nazionali da quando hanno ottenuto l’indipendenza hanno disputato un solo Mondiale a testa. Ma quando la Cecoslovacchia era una nazione unica i risultati di prestigio non sono mancati.
Ben due le finali in Coppa del Mondo perse entrambe passando in vantaggio, prima nel 1934 contro l’Italia con rete di Antonín Puć e nel 1962 contro il Brasile con gol del futuro pallone d’oro Josef Masopust. Il più grande momento della storia cecoslovacca doveva ancora arrivare però e avvenne nel 1976. Inserita in un girone di qualificazione molto duro la Cecoslovacchia riuscì comunque ad arrivare prima davanti a Inghilterra e Portogallo, prima di spareggiare in un doppio incontro contro l’Unione Sovietica che la vide vincere con un complessivo 4-2.
Il 1976 sarebbe stato l’ultimo Europeo della storia limitato a sole quattro squadre e la Jugoslavia era stata scelta come sede del torneo. I cecoslovacchi partivano nettamente sfavoriti perché oltre a loro e agli slavi c’erano le due finaliste dell’ultimo Mondiale: Germania Ovest e Olanda. La partita di debutto del torneo avvenne al Maksimir di Zagabria e gli uomini di Ježek dovevano affrontare gli Oranje di Joahn Cruijff. A sorpresa fu Anton Ondruš a sbloccare il risultato nel primo tempo ma lo stesso difensore dello Slovan Bratislava fu sfortunato nel causare l’autogol che riportò la situazione in parità. Si andò dunque ai supplementari e quando ormai i rigori sembravano certi un’inzuccata di Nehoda e il destro di Veselý, dopo aver scartato Schrijvers, portarono il risultato su un clamoroso 3-1 finale relegando i favoritissimi olandesi a restare a Zagabria per la finalina.
La Cecoslovacchia invece sarebbe andata a Belgrado dove ad attenderla c’erano i campioni d’Europa e del Mondo in carica della Germania Ovest che avevano eliminato la Jugoslavia nonostante il doppio svantaggio. E anche in finale la situazione fu identica con i tedeschi occidentali che approcciarono male l’incontro e andarono sotto di due gol. Švehlík a porta vuota e Dobiaš con un gran sinistro a incrociare da fuori stavano regalando un sogno che sembrava irrealizzabile ma mai dare per morti i teutonici. Un liberissimo Dieter Müller accorciò le distanze con una splendida girata, segnando così il suo quarto gol nella competizione, e nel finale Hölzenbein anticipò di testa il portiere Viktor per il 2-2. Si andò ai rigori e la freddezza tedesca, abituata a queste situazioni, sembrava svantaggiare un’emozionata e demoralizzata Cecoslovacchia. Eppure nessuno sbagliò nè il ceco Nehoda e nè gli slovacchi Masný, Ondruš e Jurkemik. Per i bianchi di Germania segnarono i primi tre con Bonhof, Flohe e Bongartz, ma al quarto tiro fu Uli Hoeneß a sparare alle stelle la sua conclusione. Il quinto rigore toccò ad Antonín Panenka, stella dei Bohemians, che mise la palla sul dischetto e non curandosi di avere davanti un mostro sacro come Sepp Maier lo irrise con un pallonetto tanto dolce quanto beffardo e che diede il titolo di campione d’Europa alla Cecoslovacchia.
Grandi festeggiamenti in tutta la nazione e la certezza di aver trovato una grande squadra che però non riuscirà più a confermarsi al Mondiale, mancando la qualificazione per l’Argentina nel 1978 e uscendo ai gironi in Spagna nel 1982, anche se nel mezzo arrivò un terzo posto all’Europeo in Italia del 1980.
Ciò che accadde dopo è però secondario e quella squadra del 1976 unì tutti grazie alla grande rappresentanza di giocatori cechi e slovacchi. Questa sera si affrontano da avversari per non retrocedere nella Serie C della Nations League consce entrambe che probabilmente i fasti della Cecoslovacchia non torneranno più.

Francesco Domenighini

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