Vari spettatori trovano difficile prendere sul serio una competizione che punta più sulla spettacolarità che sull’atletismo
La Kings League non sembra essere riuscita a fare breccia nel cuore dei tifosi italiani, perlomeno a giudicare dai commenti negativi presenti sulle pagine social di Sky Sport sotto a ogni post riguardante il torneo. Certo, su Internet la tendenza a lamentarsi di tutto è piuttosto diffusa, ma in questo caso si intravede un fil rouge che permette di formulare una riflessione sugli aspetti della competizione che sono stati recepiti in maniera meno positiva dal pubblico italiano.
Le “follie” della Kings League
Leggendo i commenti riguardanti la Kings League capita con una certa frequenza di imbattersi nella frase “ma che è sta cafonata?”, resa celebre da Christian De Sica in vari film di Natale. C’è anche chi parla di “circo” o ritiene il torneo uno spettacolo più osceno della Break Dance alle Olimpiadi. Insomma, quel che sembra infastidire parte del pubblico italiano è la natura sopra le righe della Kings League, che in effetti rispetto alle competizioni più classiche punta molto sul fattore “show”.
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Per esempio, prima della finale tra la Colombia e il Brasile, disputata presso l’Allianz Stadium di Torino, c’è stato spazio per un concerto di Mahmood e l’inizio della partita è stato annunciato dall’influencer Jake Paul, che a novembre ha sconfitto il leggendario pugile Mike Tyson. Non è mancato neppure un siparietto durante il quale il conduttore televisivo Paolo Bonolis ha lanciato un grosso dado per determinare il numero dei giocatori che sarebbero rimasti in gara durante gli ultimi due minuti del primo tempo.
Il fattore intrattenimento
La Kings League offre uno spettacolo diverso da quello a cui sono abituati i tifosi italiani e per certi versi era prevedibile che non sarebbe stata accolta a braccia aperte da tutti. Del resto la competizione è stata creata da Gerard Piqué e Ibai Llanos proprio per rappresentare un’alternativa al calcio più tradizionale, puntando più sull’intrattenimento. Ciò si nota anche nella composizione delle squadre: oltre a dieci giocatori attivi ci sono anche tre wild card, ossia ex giocatori e/o personaggi famosi. Non mancano neppure delle carte con delle regole speciali pensate per rendere ogni partita imprevedibile. Per fare un esempio, la squadra che pesca quella chiamata “gol doppio” può raddoppiare per quattro minuti il valore delle reti segnate.
I numeri della Kings League
Nonostante le critiche arrivate sui social media, la finale della Kings League ha comunque fatto registrare dei numeri da record. La partita, disputata davanti a 40.153 spettatori, ha catturato anche l’attenzione del pubblico televisivo, con 233.00 telespettatori sintonizzati su TV8 per seguirla (si parla di uno share dell’1,5%, che in una fascia difficile come quella della domenica pomeriggio rappresenta un risultato degno di nota). Chiaramente una competizione del genere è, per sua natura, più affine al mondo social ed è proprio su queste piattaforme che si sono registrati i numeri maggiori. Nelle prime settimane in cui si è disputato il torneo (quelle dedicate ai round 1 e 2) i contenuti audiovisivi legati alla Kings League hanno ottenuto oltre 75 milioni di visualizzazioni su Twitch, YouTube, Kick, TikTok e Facebook.
Forse il pubblico italiano non è ancora del tutto pronto per una competizione sopra le righe come la Kings League, ma i numeri dimostrano che comunque l’esperimento di Piqué e Llanos è riuscito quantomeno ad attirare l’attenzione. E chissà, magari nel corso degli anni le follie del torneo riusciranno a fare breccia anche nel cuore dei detrattori.