“Ho imparato moltissimo giocando insieme a Kim, probabilmente è stato il nostro miglior giocatore quest’anno“. Kim è Källström, Jesper è Kärlström mentre questo virgolettato è preso dal commento di quest’ultimo una volta saputa l’intenzione del primo circa l’appendere gli scarpini al chiodo. Era chiaro che l’ex centrocampista dell’Arsenal non avesse ancora troppe cartucce da sparare, a 35 anni, ma tutti quanti speravano in qualcosa di più rispetto a una sola stagione in cui salutare il calcio. Era tornato in Svezia, lui, natio di Sandviken, dopo un anno e mezzo trascorso in Svizzera al Grasshoppers. Era tornato a Djurgården, isoletta separata dal resto di Stoccolma, probabilmente convinto pure dal contemporaneo rientro di due veterani come il portiere Andreas Isaksson e il difensore centrale Jonas Olsson. Il trio s’era riformato, con l’obiettivo non dichiarato di centrare il titolo. Dopo 13 anni di assenza da casa, nei quali il DIF era riuscito solo a vincere un’altra Allsvenskan, nel 2005, era il momento di tornare insieme e fare quello che contraddistingueva il passato mitico da far rivivere. E così, con la consapevolezza di non essere al 100% ma di possedere un bagaglio di tecnica ben superiore alla media dei calciatori svedesi, Kim Källström si metteva alla prova concedendosi un ultimo bagno di folla. Di certo tutti sapevano che avrebbe corso meno, ma per quello c’erano altri nove calciatori di movimento pronti a sopperire alle sue lacune. Quello che però avrebbe potuto dare, e cioè una tecnica sopraffina, sarebbe stata una componente più che mai imprescindibile per tornare ai fasti di un tempo.
Quando il profilo Twitter del club annunciava “Kim Källström kommer hem“, immediatamente il server riceveva un numero talmente grande di visite tale da mandare in crash tutto quanto. “Provo molta gioia, durante l’autunno e l’inverno c’è stata la possibilità di chiudere il cerchio e tornare nel Djurgårdströjan – erano state le parole del giocatore – mi sento così calorosamente benvenuto nel club, ci sono molto calore e amore a Djurgården. Vengo in un posto dove mi sento apprezzato e penso che tutti lo apprezzino”. Il suo è stato un acquisto mirato da parte della dirigenza, che nell’ambito di un’ingente campagna di rafforzamento puntava pure a restituire al popolo uno dei suoi idoli. Come un giovane che se n’era andato tornando in questo momento con l’esperienza propria di un padre di famiglia, metafora evidenziata nel corso della presentazione: “Potrei essere un po’ più difensivo nel gioco rispetto a quando me ne sono andato, ma adoro stare là fuori e mi piace ancora allenarmi”. Dopo Rennes, Olympique Lione, Spartak Mosca, la Champions League e 131 presenze in nazionale (quarto svedese più presente nella storia), era forte in lui la voglia di un tuffo nel passato, nella nostalgia, nella Stoccolma così lontana rispetto a Sandviken (200 chilometri, all’incirca) ma così vicina a casa. A luglio 2016, pare che il CEO del club Henrik Berggren si fosse lasciato scappare come Isaksson e Källström dovessero terminare nel Djurgårdens IF la loro carriera. Allora la notizia trapelò tra le risate generali, ma quando è stata confermata mesi dopo si trattava certamente di un gran colpo per il movimento calcistico svedese.
L’amico Isaksson ha provato in tutti i modi a convincere Kim a posticipare il ritiro. E c’è chi pensa che la motivazione del portiere possa crollare senza il compagno: “Ma è divertente che abbiamo avuto quest’anno, penso che sia stato meraviglioso finire la mia carriera qui“. Ci sarà più tempo per la famiglia, per la moglie medico, per una carriera che lo aspetta fuori dal campo. “Ho avuto una lunga e bella carriera, Sono orgoglioso e felice, è un privilegio poter prendere questa decisione. Sento che ho finito, ho fatto quello che sono stato in grado di fare su un campo di calcio. Ci sono così tanti ricordi meravigliosi: all’aeroporto, quando sono tornato, sono rimasto molto colpito nella memoria. Alla prima vera partita internazionale ho capito quanto fosse bello giocare con la nazionale svedese, ho più che compensato le mie aspettative. Non mi aspettavo di finire a Djurgården, ma poi è capitato così”. Ricapitolando, 28 partite nell’Allsvenskan 2017 tutte quante giocate per 90′ con la fascia da capitano al braccio. Sole due assenze per squalifica. A Djurgården tutti hanno voluto goderselo fino in fondo. Sette assist e tre gol: una punizione deviata (00:48 qui), un sinistro di prepotenza (questo), un delizioso pallonetto (minuto 1:00). Tre perle, parte di eredità che qualcuno dovrà certamente prendersi in carico ora che Congo-Kim non sarà più in campo.
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