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Kalinic-gol, poi il vuoto. E al Maksimir festeggia solo la Croazia

“Invito tutto coloro a cui sta a cuore il bene del nostro Paese e del calcio croato, a fare tutto il possibile perché la partita di domani si svolga in un’atmosfera cordiale e normale, senza incidenti e atti di teppismo. La vigilia di Croazia-Ucraina era stata ampiamente riscaldata dal primo ministro croato, Andrej Plenkovic, e dalle sue dichiarazioni meglio pensabili come un disperato appello. Del resto, negli ultimi tempi la Federcalcio balcanica ha pagato a carissimo prezzo  la lunga serie di gravi incidenti verificatisi in concomitanza delle partite della nazionale. E visto che il match di questa sera è stato il primo match delle qualificazioni per Russia2018 in cui la FIFA ha permesso l’accesso agli spalti ai tifosi casalinghi (contro Turchia e Kosovo, l’intemperanza e l’eccessiva esuberanza dei tifosi aveva obbligato la scelta di giocar a porte chiuse), tanto valeva appellarsi al buon senso. Lo Stadion Maksimir era chiamato al banco di prova: obbligatorio, sarebbe stato osservare una partita senza atti di vandalismo. Come dovrebb’esser normalmente, tra parentesi. E’ bizzarro poi come l’impianto prenda il nome da Maksimilijan Vrhovac (vescovo di Zagabria, fondò il parco Maksimir nelle vicinanze dello stadio), ma allo stesso tempo contenga al suo interno la radice etimologica della parola mir, “pace”.

Sfida tra le prime due del girone: croati in testa con 10 punti, ucraini a 8. L’ultimo precedente qui al Maksimir risaliva al 2009, finì 2-2, e tra le altre cose segnò quell’Andrij Shevcenko che oggi è alla guida della nazionale. Insomma, i presupposti per un bello spettacolo e tanti gol c’erano, eccome. Metteteci poi l’incrocio tra due 4-2-3-1 speculari, in cui due reparti offensivi assolutamente atomici non sarebbero stati coperti da difese altrettanto impenetrabili. Il discorso però è valido fino ad un certo punto per Ante Cacic, che non ha potuto contare su tre quarti di difesa titolare (Lovren, Corluka e Vrsaljko). Pertanto, ecco dal 1′ Matej Mitrovic in mezzo e Josip Pivaric sulla sinistra. Davanti, tridente atipico dietro a Kalinic: in mezzo un trequartista puro (Rakitic), a destra un centrocampista centrale adattato (Brozovic), a sinistra un attaccante di peso sperimentato con successo nel nuovo ruolo (Mandzukic: e il buon Cacic in questo  avrà ringraziato Allegri). Oltretutto, la presenza dell’ex Bayern ha implicato la panchina per Pjaca. Quanto agli ospiti, tante speranze erano come al solito riposte sull’estro di Yarmolenko e Konoplyanka. In mezzo al campo ecco il duo di mastini Rotan-Stepanenko, con Kravets a fungere da terminale offensivo.

Comincia subito bene la formazione balcanica, sospinta dal pubblico di casa (che nel complesso assumerà una condotta nei limiti della civiltà). Provano a far la gara, i Vatreni, che all’11’ per poco non trovano il vantaggio: gran cross dalla destra di Modric, Kalinic sul secondo palo manca l’appuntamento col tap-in. E’ un monologo, perchè l’Ucraina concede ampi spazi e talvolta è pure distratta: Kovalenko impersonifica quanto ho appena detto, lasciatosi rubar palla da Mandzukic la cui conclusione ha colpito il palo a Pyatov battuto (15′). Sarebbe stato il suo quinto gol in cinque partite: ho detto tutto. E non passano nemmeno 2′ che di nuovo un indemoniato Kalinic ruba il tempo a Ordets (quando mai) ma di testa manda alto. L’Ucraina soffre passivamente, e solo in pochissime sporadiche occasioni riesce a rendersi pericolosa, come al 19′ quando Kovalenko ha concluso in modo assai pericoloso chiamando Subasic alla parata (poi Stepanenko da fuori non ha centrato il bersaglio). In tutto questo, siccome Kravets aveva confermato il suo status di fantasma (ampiamente legittimato dalle performances viste col Granada), ecco che era stato il difensore centrale Kucher a trasformarsi in attaccante e tentar la deviazione sottoporta in seguito a corner. Ma la sfortuna non è stata dalla sua parte, e sebbene la porta fosse stata lasciata vuota da un’uscita a farfalle di Subasic, c’era comunque Jedvaj sulla riga ad impedire che il pallone la varcasse. Da qui un poi un fittissimo giro palla ha preso il posto delle occasioni da gol, lasciando in eredità qualche minuto di calma prima che la tempesta decidesse di abbattersi. Prima con Ivan Rakitic, che da posizione interessantissima ha spedito sul fondo (34′), poi con Nikola Kalinic (38′) e la sua rete dell’1-0. Azione fantastica iniziata da Modric, poi servito l’ex Barça al limite, grandissimo colpo di tacco a smarcare la punta della Fiorentina e destro imprendibile per un incolpevole Pyatov. Nel momento più tranquillo, la furia croata si è abbattuta sul Maksimir. E di fronte a giocate del genere, sviluppate da un collettivo tecnico e organizzato, c’è stato poco da fare per gli ospiti.

Il primo tempo è terminato dunque così, con la rete numero 14 in nazionale per l’ex Dnipro. Matheu Lahoz ha sentenziato il ritorno il campo, e i ritmi si sono abbassati al minimo indispensabile. Comprensibile: avrebbe dovuto esservi un minimo di reazione ucraina, in seguito allo svantaggio, eppure niente di niente. E a Cacic andava bene così. Non a Shevcenko, che tuttavia ha impiegato ben 59 minuti ad accorgersi della pochezza di Kravets sostituendolo con Seleznyov (altro ex Dnipro, ora al Karabükspor). Non è successo nulla di rivelante, ed è emblematico come siano ancora i padroni di casa a spezzare la monotonia: Vida ci prova ma il suo tentativo termina di poco a lato (71′), poi Modric coglie l’occasione di mostrar al mondo una chiusura difensiva pressochè perfetta (fondamentale il suo intervento su Kovalenko). Sydorchuk ha rimpiazzato Rotan, e col classe ’91 in campo i compagni si sono leggermente mossi meglio. Troppo tardi, però: Konoplyanka, siccome di accelerazioni delle sue ne aveva fatte veder ben poche, ha provato a cambiar le sorti del match battendo un calcio da fermo in modo assai insidioso (a 20 metri da Subasic, il quale ha respinto proprio sui piedi di Yarmolenko). Il destino tuttavia aveva già deciso come nemmeno il numero 7 sarebbe stato ispirato, e dunque il tiro al volo dell’uomo sulla carta più tecnico della sua nazionale si è impennato ad oltranza. Besedin al posto di Kovalenko, Kramaric per Kalinic: solo le sostituzioni hanno scandito il passar dei minuti. E all’88’ ecco di nuovo Modric insegnar calcio: doppio passo, penetrazione in area e conclusione di destro. Altrettanto bello il volo di Pyatov ad evitare la capitolazione. Qualche minuto viene concesso anche a Marko Rog (fuori Brozovic), mentre l’unica chance in cui Seleznyov è stato servito dai compagni è stata viziata da fuorigioco. Niente da fare. L’Ucraina, se vorrà centrare la sua seconda qualificazione ad un Mondiale, dovrà affilare le sue punte. E affidarsi a Shevcenko, che nel 2006 (l’altra apparizione ad un Campionato del mondo) era la stella di quel gruppo, mentre oggi osserva tutto da bordocampo…

Ecco il tabellino:

Croazia (4-2-3-1): Subasic; Jedvaj, Mitrovic, Vida, Pivaric; Modric, Badelj; Brozovic (dal 90′ Rog), Rakitic (dal 79′ Kovacic), Mandzukic; Kalinic (dall’87’ Kramaric). All. Cacic

Ucraina (4-2-3-1): Pyatov; Burko, Ordets, Kucher, Matvienko; Rotan (dal 77′ Sydorchuk), Stepanenko; Yarmolenko, Kovalenko (dall’85’ Besedin), Konoplyanka; Kravets (dal 59′ Seleznyov). All. Shevcenko.

Rete: 38′ Kalinic. Ammonito: 37′ Rotan (U). Arbitro: Lahoz

Matteo Albanese

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