Anno 2002, ultima grazia mondiale del Brasile che in Corea e Giappone divenne Pentacampeão do Mundo. Nella lista dei 23 convocati non c’era nemmeno un calciatore cresciuto nel Santos, anzi, solamente uno in tutta la carriera ci ha giocato, Ricardinho, ma solamente due anni dopo il trionfo iridato. E che in un Brasile Campione del Mondo non ci siano i calciatori di una squadra che nella storia ha fornito prima Pelé e poi Neymar, creando il mito dei Meninos da Vila, i ragazzi di Vila Belmiro, fa veramente strano: e infatti in quello stesso anno è nato Kaio Jorge, l’ultimo della dinastia.
Come se fosse un riscatto per una squadra che non riuscì a portare nell’avventura nippo-coreana alcun calciatore, pur essendosi nella lista dei 23 tantissimi convocati di crescita calcistica paulista. Kaio Jorge è un figlio d’arte, non d’eccellenza sia chiaro, ma comunque uno che il calcio lo ha sempre vissuto in famiglia: suo padre Jorge Ramos fu compagno del Campione del Mondo 1994 ed ex Fiorentina Márcio Santos nel Gama, realtà emersa nel finale degli anni ’90 e ricordata soprattutto per il clamoroso epilogo del campionato 1999 in cui la sua retrocessione fu discussa in tribunale tanto da portare il campionato successivo ad avere 116 squadre.
Kaio Jorge è invece nato nel nord del Brasile, a Recife, ma è riuscito a spostarsi a São Paulo per inseguire il sogno di diventare un Menino da Vila, tradizione rinnovata negli ultimi anni non solo con Neymar ma anche con Felipe Anderson e la prima versione di Gabigol. Come caratteristiche tecniche siamo sempre su quella scia: grande abilità palla al piede, predilezione per il dribbling o la giocata individuale e costanza nel trovare la rete.
Tanto che nonostante la sua giovane età ha già segnato in Copa Libertadores, in un contropiede a campo aperto contro il Defensa Y Justicia, primo sigillo internazionale di una possibile stella del calcio brasiliano. Ama portare la palla con il destro, ma soprattutto ama puntare l’uomo: dribbling continuo, più di sterzata che di giocata di classe. Un fantasista imprevedibile, con tocchi di grande livello tecnico, un talento che il Santos sa di poter ancora valorizzare prima di lasciarlo andare via.
La visibilità di un torneo come la Copa Libertadores può farlo maturare per non farlo arrivare troppo acerbo in Europa, meta che a oggi sembra inevitabile per il suo futuro. Dei suoi colpi se ne è accorta anche la federazione brasiliana, tanto che è nel giro delle nazionali dalla Sub-15, con l’obiettivo dichiarato di poter partire per la spedizione olimpica di Tokyo nonostante le nuove norme diano la possibilità anche ai 24enni di poter andare in Giappone.
Già il Giappone, dove il Brasile vinse il Mondiale del 2002 senza giocatori del Santos. Luogo perfetto per rilanciare il mito dei Meninos da Vila, che oggi può contare sul miglior marcatore in attività della nazionale maggiore (e primo di sempre per gol in Champions League) e su uno dei più grandi prospetti rimasti ancora in patria. Degna rinascita di una scuola dall’enorme blasone, che spera di vedere concretizzarsi il suo passaggio di testimone da Neymar a Kaio Jorge.
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