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Juventus, la pareggite non è un caso: ecco cosa dicono i numeri

La Juventus ricade nella pareggite contro il Venezia. Un risultato che ha il retrogusto della sconfitta. La squadra di Thiago Motta non va oltre il 2-2, oggettivamente inaspettato, specialmente dopo la bellissima e convincente vittoria maturata in Champions League contro il Manchester City.

Juventus, non è un caso: lo dicono i numeri

Il Venezia, prima dello Stadium, aveva raccolto solo due punti lontano da casa e ha sfiorato la vittoria esattamente come era successo, allo Stadium, al Parma. Due partite che dovevano portare in dote sei punti, ne hanno fruttato meno della metà. Lo dicono i numeri: è una costante. È arrivato il sesto pareggio casalingo, a fronte di appena tre vittorie in nove partite casalinghe. Non è un caso che questa squadra ottenga risultati migliori contro avversari che se la giocano a viso aperto costringendo i bianconeri a restare sempre sul pezzo. La Juventus ha avuto dei picchi di rendimento affrontando delle squadre costruite per imporre il gioco. Non a caso ha vinto a Lipsia, poi pareggiato con il Cagliari. Ha rimontato  l’Inter e si è fermata con il Parma. Dopo il successo con il City, nuovo passo falso con il Venezia. Tre indizi sono più di una prova.

Questione di responsabilità

Il minimo comune denominatore è la fatica nel chiudere la partita e gestire il risultato con le squadre che tendono a chiudersi. La Juventus è efficace quando deve prendersi la responsabilità di inseguire il risultato. Meno, se deve chiudere o gestire la partita. Quando non è alle corde, è scolastica: troppi passaggi che permettono solo vagamente di arrivare all’area di rigore. L’alta percentuale di scambi riusciti è direttamente proporzionale all’ attitudine di non prendersi dei rischi. Atteggiamento che non è sfuggito al pubblico, che tende a perdere la pazienza. Il caso Vlahovic è eloquente. Non è la prima volta che l’attaccante, a fine partita, polemizza con i sostenitori bianconeri.

Nell’ambiente serpeggia il nervosismo

I battibecchi stanno diventando una consuetudine, così come il nervosismo che serpeggia nell’ambiente. Una tensione che affonda evidentemente le radici nei numeri di una stagione sinora largamente sotto le attese. La Juventus di Thiago Motta è  nove punti lontano dalla vetta, ne ha altrettanti in meno rispetto a quella dello scorso anno. A questa squadra, a differenza della precedente, non era richiesto di vincere, ma di inseguire gioco e risultati. Sinora arrivati solo in parte. Il cambiamento richiesto, ovvero la capacità di essere solidi e giocare di slancio, è rimasto ancora sulla carta o si è visto solo a sprazzi. Troppo pochi, anche per i più strenui sostenitori di Thiago Motta per avvalorare la tesi che con l’arrivo dell’ex tecnico del Bologna  il vento sia cambiato.

 

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