È fatta: Kolo Muani perlomeno sino a giugno, è un calciatore della Juventus. Il club bianconero ha accettato la formula del prestito per i prossimi sei mesi (compreso il pagamento dell’ingaggio) pur di trovare i gol e le prestazioni necessarie a un cambio di marcia.
Ma chi è Kolo Muani? La sua è una storia particolare. In primis perché non è la prima volta che l’attaccante, classe 2001 arriva in Italia per giocare a calcio. Ci aveva provato anche qualche anno fa, superando il test con la Cremonese e poi con il Vicenza. Non è andato benissimo. Il talento c’era ma era ancora acerbo, quanto basta per preoccupare la famiglia e spingerla a opporsi all’idea di un trasferimento carico di incognite. Il ragazzo, rientrato nella sua Bondy, ha avuto tempo di finire la scuola e di spiccare il volo nel grande calcio, affermandosi come uno dei migliori prospetti del calcio francese.
Prospetto e non profilo, quello di Kolo Muani. È una promessa, in larga parte ma non del tutto mantenuta che arriva in Italia da oltralpe con una scomodissima etichetta. Il ragazzo è, nell’immaginario collettivo, l’attaccante che nella finale del Mondiale in Qatar fra Francia e Argentina non è riuscito a vincere l’uno contro uno con Emiliano Martinez, uscito alla disperata su di lui. Un errore decisivo, reso imperdonabile dall’esito di una finale (ancora una volta persa ai calci di rigore) che nessuno ha dimenticato. L’episodio comunque non gli ha impedito di continuare una carriera ad altissimi livelli, anche se a Parigi non è riuscito a ripagare la fiducia e l’investimento di un club che ha staccato un assegno di 95 milioni di euro.
Undici gol in diciotto mesi sono pochini, ma il ragazzo ha tutte le attenuanti del caso. Muani arriva a Torino motivato a convincere critica e scetticismo. L’errore, in Francia, non è stato quello di credere nelle sue qualità, ma sul come utilizzarle: è stato più che altro un acquisto imposto dalla dirigenza a Luis Enrique per rendere il PSG un po’ più francese ma il tecnico spagnolo non lo riteneva adatto al suo gioco. E infatti è rimasto spesso in panchina e non ha mai trovato la continuità necessaria che potrebbe trovare alla Juventus. Con Thiago Motta, invece, troverà spazio e minuti. Il tecnico ha bisogno di un calciatore dalle caratteristiche di Muani, che soffre se messo spalle alla porta ma è abile a ricercare la profondità e a ripartire in contropiede. Può dunque legare serenamente con Vlahovic, che invece è potente e funge da riferimento offensivo. Se la coppia funzionerà, lo dirà il campo, magari già contro il Milan.
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