Due gare per dimostrare in prima squadra il suo valore. Poi passerà il testimone a Thiago Motta, mentre in società Cristiano Giuntoli inizia ad avere un ruolo fondamentale
La decisione della Juventus di esonerare Massimiliano Allegri non è stata una sorpresa per nessuno. Gli antefatti sono stati raccontati e ribaditi in più occasioni. Il risultato è stata la sua cacciata (o meglio dire, licenziamento per giusta causa dopo l’ira del tecnico livornese al termine della finale di Coppa Italia vinta contro l’Atalanta). Adesso per queste ultime due partite, già da stasera contro il Bologna di Thiago Motta (guarda caso il prossimo allenatore della Vecchia Signora), ci sarà Paolo Montero, ex difensore dei tempi di Marcello Lippi, e attuale allenatore della Primavera. Promosso per due match (l’altro è quello contro il Monza di Raffaele Palladino), poi passerà il testimone all’italo-brasiliano. L’ufficialità del suo incarico ad interim non ha coinciso con il giorno dell’esonero di Allegri perché Montero doveva scontare una squalifica del campionato Under 19 (nella giornata che si giocava sabato 18 maggio).
Chi è Paolo Montero
Montero ha giocato con Peñarol, Atalanta, Juventus, San Lorenzo e ancora Peñarol. Durante la sua carriera come difensore è diventato un vero e proprio culto per i tifosi bianconeri, un po’ per la sua pulizia negli interventi, ma soprattutto per sua la cattiveria agonistica. Il centrale uruguaiano, infatti, detiene il primato di cartellini rossi in serie A (sono addirittura 17) ed è stato uno dei precursori del concetto “primo fallo cattivo per far capire agli attaccanti a caso stavano andando incontro”. Insomma, è uno che si è sempre fatto rispettare in campo e i tifosi della Juventus gli perdonarono anche il rigore sbagliato (gli altri furono quelli di Trezeguet e Zalayeta) all’Old Trafford il 28 maggio 2003 nella finale di Champions contro il Milan, all’epoca allenato da Carletto Ancelotti.
Il soprannome
A proposito di interventi belli tosti, il soprannome di Montero, Pigna, arrivò proprio da un episodio nella quale la sua malizia aveva preso il sopravvento. Di cosa si sta parlando? Di un pugno rifilato a Di Biagio in un Inter-Juventus, nella più classica delle rivalità del derby d’Italia, di inizi anni 2000, punito poi con tre turni di squalifica grazie alla prova televisiva. E sono tanti gli aneddoti che riguardano Montero. Uno raccontato proprio da Ancelotti, quando allenava la Vecchia Signora (due secondi posti in due stagioni).
Ossia quello che l’ex difensore era praticamente una bodyguard di Zinedine Zidane: “Una mattina, alle quattro, eravamo all’aeroporto di Caselle. Tornavamo da Atene, avevamo appena fatto una figuraccia in Champions contro il Panathinaikos e abbiamo trovato ad aspettarci un gruppetto di ragazzi che non ci volevano esattamente rendere omaggio. Al passaggio di Zidane l’hanno spintonato ed è stata la loro condanna. Non a morte, ma quasi. Montero ha visto la scena da lontano, si è tolto gli occhiali con un’eleganza che pensavo non gli appartenesse e li ha messi in una custodia. Bel gesto, ma pessimo segnale, perché nel giro di pochi secondi si è messo a correre verso quei disgraziati e li ha riempiti di botte”.
La carriera post giocatore
Il calcio resta nella vita di Montero anche dopo l’addio al calcio, avvenuto nel 2007. Prima la carriera come direttore sportivo in Uruguay, poi la scelta di allenare. Alla prima esperienza in panchina viene chiamato ad interim al Peñarol, dove rimane per circa un mese. Poi qualche altra breve esperienza in Sud America, fino al conseguimento del tesserino Uefa A, preso a Coverciano. Quanto basta per allenare in Italia, facendo gavetta, alla Sambenedettese in serie C nell’anno della pandemia, dove raggiunse i playoff. Nel 2021 il ritorno in Argentina alla guida del San Lorenzo e, infine, la grande occasione: la chiamata della Juventus per la squadra Primavera. Squadra con la quale Montero è partito da una difesa a quattro fino ad arrivare a un 3-4-2-1.
Il colloquio con la squadra
Al di là della decisione di affidare la squadra a Montero, la Juventus adesso punta ad archiviare quanto accaduto nel post gara contro l’Atalanta. Sabato mattina i dirigenti hanno chiesto ai giocatori un finale all’altezza della storia bianconera, da Juventus: sia contro il Bologna sia contro il Monza, in quella che sarà l’ultima passerella dell’anno con un trofeo tra le mani. Sarebbe stata anche l’ultima occasione di Allegri tra i tifosi bianconeri, ma sarà in ogni caso la celebrazione di un trofeo conquistato in una stagione complessa. Il simbolo adesso dei bianconeri ha un nome e un cognome: il direttore tecnico, Cristiano Giuntoli. È sbarcato a Torino, dal Napoli campione d’Italia 2023, meno di un anno fa, ma si è già guadagnato il consenso di molti tifosi juventini. Soprattutto da quelli favorevoli all’esonero di Allegri. C’è da dire, però, che quanto accaduto con Max, ha rattristato molto Giuntoli. Ma ora è giusto pensare al futuro e alla squadra che verrà. E ha avuto l’investitura dal club.
Le qualità di Giuntoli
Tra le sue doti c’è la capacità di smussare gli spigoli cercando la collaborazione. Ed è per questo che a Torino sono molto contenti del suo primo anno perché è entrato in un nuovo mondo in punta di piedi, senza voler subito imporre la sua legge e adattandosi a una situazione economica complicata che ha condizionato la campagna acquisti. Al di là di come è andata con Allegri. Ora, appunto, è necessario pensare al futuro. Con Thiago Motta in panchina e i nuovi acquisti. Inoltre, la posizione di Giuntoli sarà rafforzata anche dai cambiamenti societari già in atto e dell’arrivo dei suoi collaboratori di fiducia.
Arriveranno, infatti, alcuni suoi fedelissimi: Giuseppe Pompilio, suo vice fin dai tempi di Carpi e ora in scadenza a Napoli, e Stefano Stefanelli, in questa stagione d.s. del Pisa. Verrà ampliata e rinforzata l’area scouting e sono previsti cambiamenti pure nel settore giovanile, con l’arrivo di Michele Sbravati che si aggiungerà a Massimiliano Scaglia. Nulla sarà lasciato al caso. Così si va verso la conferma Claudio Chiellini, attuale dirigente della Next Gen, mentre il gemello Giorgio a luglio rientrerà dagli Usa (attualmente sta lavorando per il Los Angeles FC, la sua ultima squadra da giocatore). Nello staff tecnico di Thiago Motta entreranno Simone Padoin e Francesco Magnanelli.