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Juric ore contate, il dato è clamoroso: la Roma torna a 20 anni fa

La Roma perde anche a Verona e sprofonda nella parte destra della classifica, lontana quanto basta dalle ambizioni di inizio stagione per interrogarsi seriamente sul futuro di Juric (che sembra abbia le ore contate) e quale sarà il ruolo da recitare in questo campionato. La sensazione, sostenuta dai numeri, è quella di una squadra destinata a lottare per non restare invischiata nella lotta per non retrocedere.

Juric e la Roma, spirale preoccupante e scelte discutibili

La sconfitta di Verona è solo l’ultima di una serie di risultati più che preoccupante. Juric è sicuramente un buon allenatore ed è anche probabilmente l’ultimo colpevole di una situazione degenerata nelle ultime convulse settimane ma anche il tecnico ci sta mettendo del suo sposando religiosamente un solo un credo di gioco, che non è evidentemente aderente alla Roma. Il 3-4-2-1 non è un modulo adatto alle caratteristiche di una squadra con più centrocampisti che calciatori in grado di giocare sottopunta ed esterni dimostratisi ancora una volta inadeguati. Zalewski, tanto per non fare nomi, continua a sbagliare, ma stupisce chi si stupisce delle sue ingenuità: e dunque anche chi lo schiera in campo avrà un minimo di responsabilità specialmente se si insiste con Angelino centrale sulla sinistra, Dybala lontano dalla porta e Pellegrini trequartista.

Roma, una squadra incartata nei propri limiti

La Roma è una squadra incartata nei propri limiti. Lo dicono i numeri che raccontano la crisi di una squadra incartata su sé stessa e nei propri limiti: non ha mai vinto in trasferta raccogliendo quattro punti, figli di altrettanti pareggi e due sconfitte. In generale ha accumulato più sconfitte (4) che vittorie (3). Juric, convinto della bontà della produzione offensiva è smentito dai numeri: in casa ha trovato più di una volta la porta avversaria solo contro l’Udinese e il Venezia, vinte rispettivamente 3-0 e 2-1. Ne ha segnati due anche al Bentegodi, ma non sono stati sufficienti a evitare la sconfitta e otto gol subiti nelle ultime due partite lontano dall’Olimpico.

Non basta il nome per essere grande: l’incubo 2004/05

Con queste premesse, è difficile immaginare qualcosa di diverso dalla discesa verso il precipizio, anche perché il calendario si fa maledettamente in salita: Bologna, poi la sosta. E dopo Napoli, Tottenham e Atalanta. I numeri e il rendimento di questa Roma dicono che, senza una inversione di marcia, questa squadra rischia di sprofondare avviluppata fra dubbi, incertezze e paure. Non basta il nome per essere grande. La Roma è la peggiore squadra del campionato. Che non significa la più scarsa, ma in relazione a quanto (non) produce in relazione agli investimenti. La sconfitta maturata al Bentegodi, anche per il modo in cui è arrivata, ricorda sinistramente la stagione 2004/2005 che vide, sulla squadra giallorossa, alternarsi cinque allenatori e centrare una soffertissima salvezza solo all’ultima giornata.

Pasquale Luigi Pellicone

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