A un passo dalla metà della stagione, con pausa invernale annessa, in casa Roma è tempo di valutazioni. Le feste passano non troppo serenamente: la classifica non sorride e il Natale giallorosso è di quelli in cui non si scarta nulla e si cerca di guardare con ottimismo verso il futuro. Il quarto posso è ancora a portata di mano, il sorteggio degli ottavi di Champions League ha regalato il Porto, squadra forte ma più abbordabile di altri potenziali avversari, e in Coppa Italia, diversamente dallo scorso anno, tutto è ancora in gioco. Conta però il momento, il presente. E il presente parla di difficoltà su più fronti. I problemi per la Roma sono fra i più variegati: infortuni, prestazioni altalenanti, ma soprattutto un mercato che non sembra aver risolto tutti i problemi.
Al netto della conferma di Di Francesco, il mese di gennaio con una finestra di mercato allungata di qualche settimana deve essere la chiave per ripartire. Si fanno tanti nomi, ma i soldi a disposizione non sono moltissimi (e quelli che ci sono, sono preferibilmente da spendere a giugno), anche in attesa di capire i risultati in campionato e i ricavi di questa Champions League.
In una situazione di classifica però così disperata si possono anticipare determinate mosse, magari attraverso i prestiti. Il mercato verte su quattro versanti: qualche uscita, in prestito e non, degli elementi più deludenti come Karsdorp, Marcano o Schick, e l’ingresso di un difensore centrale, un altro attaccante, ma soprattutto un centrocampista. Visti i limiti palesati in campo da Nzonzi in determinate situazioni e i tempi incerti di recupero di Daniele De Rossi, c’è bisogno di forze fresche in mezzo al campo. E come due anni fa, è plausibile che si vadano a prendere quegli elementi che nella prima parte di stagione hanno deluso o trovato poco spazio, per poter essere rivalutati ed eventualmente confermati. Ai tempi fu Stephen El Shaarawy, dopo quattro mesi orribili a Monaco e subito protagonista nello Spalletti bis. Oggi per la mediana uno dei nomi più interessanti viene dalla Germania, in particolare da Dortmund.
(di Marco Aurelio Stefanini)
Julian Weigl nel giro di tre anni è passato da rivelazione a fenomeno, da fenomeno a giocatore perso e infine a riserva del Borussia di Lucien Favre. Il centrocampista classe 1995 veste il giallonero dall’estate 2015, quando è arrivato ventenne dal Monaco 1860. Thomas Tuchel ha costruito soprattutto su di lui il suo biennio, tanto da arrivare a imporre Weigl come uno dei migliori mediani del mondo. Le doti tecniche ci sono tutte: capacità di dettare i tempi, posizionamento, lucidità in fase difensiva e offensiva, poca necessità di toccare molto il pallone. Il bavarese è il prototipo di equilibratore che fa comodo a tutte le big ed è arrivato fino alla nazionale tedesca: a soli 20 anni ha fatto parte della spedizione di Euro 2016, una cosa molto rara vista la filosofia con cui Joachim Löw gestisce abitualmente i giovani, lasciandoli prima crescere con l’under-21 per poi inserirli.
Qualche problema fisico di troppo ha messo un freno alla vertiginosa crescita avuta da Weigl, che ha comunque già raggiunto le 135 presenze con il Borussia Dortmund a soltanto 23 anni. Per Lucien Favre però è una riserva: reduce da una stagione molto difficile, per lui e per tutto il BVB, ha iniziato con la seconda squadra, poi è riuscito a ritagliarsi qualche spezzone. Difficile però considerarlo più di un’alternativa a Witsel e Delaney, titolari quasi intoccabili nella miglior versione del BVB post-Klopp. Nell’ultima partita prima della pausa, la vittoria per 2-1 contro il Mönchengladbach, ha addirittura giocato da centrale di difesa causa emergenza infortuni, a testimonianza di come le sue doti siano soprattutto difensive prima che offensive.
Il talento indiscutibile di Weigl, che aveva stregato soprattutto Guardiola che lo avrebbe voluto a Manchester già nel 2016, ha perso smalto con il passare degli anni, quando sono emersi alcuni limiti. Il passo molto lento, la poca capacità di arrivare al “key pass”, hanno convinto la dirigenza a provare l’upgrade acquistando un giocatore più esperto e navigato come Axel Witsel. Contro il Bayern Monaco, nel primo tempo, Favre ha provato l’azzardo e ha schierato insieme il belga e il prodotto del Monaco 1860, con risultati esigui: centrocampo troppo lento, poco dinamismo e poca propensione a spingere in avanti il pallone in uscita. I quattro davanti sono finiti quasi abbandonati e gli equilibri di squadra sono abbastanza saltati.
Quei 45 minuti in particolare devono essere un monito per la Roma, che sta pensando a Weigl come rinforzo per il centrocampo. Il 23enne è in grado di giocare in un centrocampo a due, ma con vicino un giocatore più dinamico e di corsa. Sicuramente non uno come Steven Nzonzi, quasi un doppione (calcisticamente più evoluto) del giovane bavarese e forse uno dei profili maggiormente incompatibili per caratteristiche. Se il talento non è discutibile, l’adattamento a delle realtà di primissimo piano lo è molto di più. Weigl sembra infatti un giocatore piuttosto “unico”, che ha la necessità di avere due centrocampisti a fianco che diano corsa e inserimenti. Ha di fatto la necessità di avere il centrocampo costruito intorno a sé.
Oltre a questo la Roma deve fare i conti con il prezzo del giocatore e la situazione nella rosa dei tedeschi. Il Borussia Dortmund non ha impellente necessità di rinunciare a Weigl, sia perché si sta dimostrando una riserva affidabile, anche se senza picchi di rendimento, e perché c’è ancora del potenziale inespresso del giocatore. Con tre competizione da gestire, la presenza di Weigl nella rosa del Dortmund è quasi necessaria. Anche perché Burnic sembra ancora dal futuro incerto, Rode e Kagawa sembrano aver ormai passato i momenti migliori e Sergio Gómez è un giocatore troppo offensivo per giocare mediano basso. Rimarrebbe soltanto Dahoud, che le cose migliori le ha fatte proprio vicino a uno come Weigl, non al posto di Weigl.
Per questo sembra complicato che il Dortmund possa rinunciare al giocatore soltanto in prestito, aggiungendoci anche un diritto di riscatto che in ogni caso potrebbe essere molto alto, quasi fuori portata per un giocatore non indispensabile per l’acquirente, in questo caso la Roma. Servirebbe la classica offerta irrinunciabile, quella che poteva arrivare da Manchester qualche sessione di mercato fa (si parlava anche di 70 milioni di euro). Vedere Weigl in Italia sarebbe particolarmente interessante per l’abilità tattica che lo distingue, ma avrebbe bisogno del contesto giusto. Quello che al momento la Roma non sembra essere fino in fondo.
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