Quando José Ángel Crespo Rincón arrivò per la prima volta a Salonicco, a fine giugno 2016, uno dei primi articoli scritti sul suo conto diceva: “Ενα ταλέντο χαμένο ψάχνει την… Ιθάκη του”. Il difensore spagnolo, con un passato in Italia tra Padova, Bologna ed Hellas Verona, era un profilo certamente di talento: arrivava in Grecia con l’esperienza maturata nelle giovanili del Siviglia e un oro vinto all’Europeo U19 in Austria con la Rojita, ma principalmente era un calciatore da rilanciare, in cerca della sua Itaca come Ulisse. Su di lui, peraltro, vigeva una sfortunata congiunzione astrale tale per cui le ultime tre squadre in cui aveva militato (Córdoba nel 2015, Rayo Vallecano e Aston Villa nel 2016) erano tutte retrocesse. Così, dopo due stagioni da 26 e 23 presenze, Crespo è diventato grande col PAOK, nel pieno della sua maturità calcistica – a 32 anni – e con una squadra che punta fortemente su di lui. Quest’anno, escludendo il portiere Paschalakis, è l’unico ad aver giocato 38 gare su 40: sia in coppia con Varela oppure con Khacheridi, o ancora da terzino sinistro al posto di Vieirinha, eccezion fatta per le sfide contro Chelsea (in cui era in panchina) e Panionios in Coppa di Grecia (il 6 febbraio, non convocato), Razvan Lucescu non ha potuto farne a meno. Come pure Tim Sherwood ai tempi dei Villans: “Volevamo un giocatore in grado di giocare tutte le posizioni in difesa e Jose è esattamente questo. Ha giocato ovunque nel campionato spagnolo, anche come terzino sinistro contro Cristiano Ronaldo. Lui è un giocatore di squadra e vogliamo averlo“. Lo vollero a tal punto da spendere 500mila euro.
Nato il 9 febbraio 1987 a Lora del Río, cittadina di 20mila abitanti celebre per i natali conferiti all’ex cardinale Juan de Cervantes, Χοσέ Άνχελ Κρέσπο esordì nell’academy del Siviglia a Nervión, quartiere a est della metropoli andalusa in cui avrebbe frequentato la scuola calcio tra 2003 e 2005. Lanciato nel 2005/06 dall’allora tecnico rojiblanco Juande Ramos, fece la spola tra giovanili e prima squadra prima che nel 2006/07 incontrasse Manolo Jiménez – uno che con la Grecia ha un certo feeling, visto il titolo vinto a maggio scorso con l’AEK – e concludesse la stagione con 23 presenze. Crespo subì già allora una certa influenza dalla Grecia, visto che il compagno di squadra Enzo Maresca si trasferì all’Olympiakos, ma per lui non arrivarono proposte ufficiali e così prima della conclusione del suo contratto passò in prestito al Racing Santander. Le 16 presenze non convinsero appieno la società, che si salvò da 16° per un margine di soli tre punti sul Real Valladolid terzultimo, dunque Crespo fu svincolato e accettò la corte del Padova. All’Euganeo, lo spagnolo impressionò positivamente il mister Alessandro Calori che gli diede fiducia facendone un leader del gruppo (43 gare in Serie B 2010/11). In estate su fece dunque sotto il Bologna, che il 14 luglio 2011 ufficializzò Crespo insieme ad altri suoi due compagni in Veneto, Federico Agliardi e Daniele Vantaggiato. Al Dall’Ara qualche problema fisico gli impedì però di giocare, tanto che Bisoli prima e Pioli dopo diedero fiducia ad altri elementi: Raggi, Portanova, Garics, Antonsson e Morleo. Per Crespo, 14 convocazioni, 7 partite giocate di cui 4 da subentrato a gara in corso. Da qui ecco un ventaglio di prestiti: Hellas Verona (2012-13, 17 presenze e il ritorno a fine anno insieme a Lazaros Christodoulopoulos), Córdoba (2014-15, 27 presenze e ben 24 sconfitte su 38 gare) e infine l’Aston Villa, con cui non ha impressionato prima di rientrare in Spagna al Rayo Vallecano e patire, come detto, la terza retrocessione di fila.
Sebbene Salonicco possegga una nighlife viva e pulsante, José predilige una vita tranquilla. Famiglia, pochi amici intimi, profilo basso sin da quando alcuni tifosi distratti lo confusero con l’attaccante argentino Hernán. Niente Valdanito per Vladimir Ivić, che però seppe ritagliargli un posto grazie alla duttilità e alla velocità. In fase d’impostazione è migliorato molto rispetto ai tempi della Serie A, così come oggi Crespo non si fa problemi ad avanzare fungendo da alter ego di Veirinha e mettendo in pratica quanto imparato nelle giovanili al Siviglia. A quei tempi aveva 15 anni e suo padre dovette accompagnarlo ogni giorno per tutti i 57 chilometri che separano Lora del Río da Nervión. Poi, però, José decise di andare a vivere da solo. E oggi, dei 1980 minuti che compongono le 22 gare di Super League, Crespo “l’Ulisse” non ne ha saltato manco uno. In costante ricerca della sua Itaca. E di un campionato che al momento i bianconeri gestiscono con sette punti di vantaggio sull’Olympiakos.
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