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Joe Hart, an englishman in Turin

Pensando all’avventura Joe Hart a Torino la mente non può che correre ai versi della celebre canzone di Sting, il portiere delle nazionale dei Tre Leoni e bandiera del Manchester City, che per merito di uno sciame di cause e concause praticamente irripetibili approda in Granata è infatti assimilabile al gentleman inglese che si trasferisce a New York, un alieno in terra straniera.

Un bel salto quello dell’estremo difensore che dopo aver messo in bacheca 2 Premier League, 1 Community Shield, 2 Coppe di Lega e 1 FA Cup con Citizens si è trovato a rimettere in gioco la propria carriera a Torino, una piazza ambiziosa e dal grande passato, ma sicuramente non comparabile a una delle attuali regine d’Europa, al tempo reduce da una semifinale di Champions League.

Arrivato nelle ultime ore di mercato fra ossimorici sentimenti della piazza, che ondeggiavano dall’orgoglio di aver tesserato il portiere della nazionale d’Albione, al diffuso scetticismo legato al fatto che fosse appena stato messo alla porta da Pep Guardiola e alla non incoraggiante letteratura legata al passato dei giocatori britannici in Serie A, in anni recenti possiamo ricordare le opache apparizioni di Micah Richards alla Fiorentina, Ravel Morrison alla Lazio e Ashley Cole alla Roma.

In questo marasma di emozioni, Hart, che nel suo curriculum vanta di essere stato eletto per ben quattro volte miglior portiere della Premier League, non ha avuto un impatto semplice con il nostro campionato, all’esordio contro l’Atalanta infatti è stato autore di una maldestra uscita che ha regalato la prima vittoria di un campionato che sarà poi fantastico per gli orobici. Permettendo così alle frange più intransigenti del tifo di addossargli gli stereotipati difetti dei portieri d’oltremanica nel pensare lo spazio in uscita su palla inattiva. Una mazzata avrebbe abbattuto i più, ma il ragazzo di Shrewsbury, che con una magistrale professionalità nel lavoro quotidiano è riuscito ad ambientarsi con gradualità e pazienza in un ruolo che presenta molte differenze fra le due culture calcistiche. Un po’ come può capitare a chi si ritrova catapultato nel caotico traffico delle città italiane dovendosi abituare a guidare a destra dopo una vita in cui si è stati abituati a farlo nell’altro senso di marcia, all’inizio si viene subissati dal suono dei clacson e dagli insulti, ma poi col tempo si impara prima a sopravvivere e poi a cavalcare l’onda.

Ed è quello che ha fatto Joe, certo alcune per alcuni aspetti è rimasto naturalmente legato alle tradizioni della sua terra natia, come il protagonista della canzone che preferisce il tè britannico al caffè americano, ma in altre si è integrato alla perfezione diventando parte di un popolo. Con la sua reattività fra i pali e  soprattutto grazie al suo inarrivabile carisma, la caratteristica che lo rende un top player, è riuscito a farsi amare da tutti, dai bambini ai più anziani che ancora si ricordano le emozioni di calcio fatto di uomini.

Al netto di una stagione altalenate, non solo sua ma di tutta la squadra, e dei tanti goal subiti, dovuti per lo più al gioco offensivo di Mihajlović che ha portato i piemontesi a essere il quarto attacco del torneo, Hart è stato fondamentale per il rilancio mediatico e di immagine della società che ora potrà diventare appetibile per più calciatori è entrato nel cuore dei tifosi del Toro. Perché Joe è fatto così passa dalla parata plastica che fa gridare al miracolo, alla più scialba delle papere, in poche parole è proprio come i tifosi granata, mai monotono e mai banale nei sentimenti che ne scuotono l’anima.

Un amore ricambiato dallo stesso ragazzo che con ogni probabilità farà ritorno al Manchester City, magari per riprendersi i gradi di portiere titolare e far ricrede Guardiola oppure per intraprendere una nuova avventura, che ha voluto accomiatarsi dalla tanto amata Italia con queste belle parole:

“Grazie Torino, sono orgoglioso di aver giocato per la tua Grande Squadra.
Non dimenticherò mai il modo in cui avete accolto me e la mia famiglia.
Sarò un tifoso del Torino per sempre, per il resto dei miei giorni.
Ho incontrato tante persone veramente speciali e questa è stata una delle più splendide esperienze della mia vita. Per adesso è solo un arrivederci, perché tornerò per vedervi ed incontrarvi tutti.
Vi auguro una estate eccezionale, mi mancherete!”

Un saluto che ha emozionato tutti gli innamorati di questi colori, che un giorno potranno dire con orgoglio: “Ma ti ricordi di quella stagione in cui Joe Hart giocò nel Toro!?”

#kaammoonnnn

Jacopo Formia

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