Coppa in mano, sorriso in faccia. Trentacinque anni e un’ennesima pagina bellissima di calcio nella sua carriera. Jesús Navas il campione, il capitano, il figliol prodigo: ripassato da Siviglia per un’ultima trasformazione della sua grande carriera a cui però mancava un titolo internazionale con un club da 13 anni.
Anche la finale con l’Inter ha esaltato il suo talento, instancabile su quella fascia nonostante l’età, sia terzino che ala, generoso nella fase di copertura e decisivo in quella offensiva. Un cross perfetto per De Jong, secondo click fotografico del set che ha portato il Siviglia a vincere ancora, assist praticamente identico a quello che decise la sfida col Manchester United. Perché di una grandissima carriera forse passata troppo poco sotto i riflettori, quello che certamente si può dire di Jesús Navas è che nei momenti che contano lui c’è sempre. A maggior ragione ora che è capitano e simbolo di questa squadra.
Fu una sua galoppata sulla destra a far partire l’azione del gol che ha consegnato alla Spagna l’unico Mondiale della sua storia, prima di defilarsi e lasciare agli altri la gloria delle istantanee di quel momento: assist di Fàbregas, rete di Iniesta e Spagna Campione del Mondo. Ma grazie alla sua grinta, alla sua sapienza.
Navas da quel momento non si è accontentato, si è messo in gioco e ha tentato la grande avventura al Manchester City, dove ha trovato una premier e due coppe di Lega, ma mai l’acuto internazionale. Per quello è dovuto tornare a casa, a Siviglia, la squadra che lo ha voluto più di tutti, che ha creduto in lui nonostante fosse stato di fatto rottamato a Manchester.
Per essere ancora protagonista ha cambiato vita, ha abbassato di diversi metri la sua posizione, passando da ala a terzino o quinto di centrocampo. Ha preso la fascia di capitano del Siviglia e ne è diventato leader, tanto da essere prima uno dei pochi non sacrificati dalla rivoluzione di Monchi e Lopetegui e poi l’uomo che per ultimo ha messo la medaglia al collo prima di portare in alto la coppa.
È la terza volta che in carriera ha vinto l’Europa League, lui che aveva fatto parte del primo corso del grande ciclo del Siviglia, quello dell’accoppiata 2006/07 con Juande Ramos in panchina. Ora è a un solo titolo di distanza dal record assoluto di quattro successi nella competizione, diviso da Beto e due ex Siviglia, Gameiro e soprattutto José Antonio Reyes.
C’è stato spazio anche per lui nelle dediche di questa vittoria, dalle parole di Lopetegui a quelle di Navas stesso. Lui e Puerta sono le grandi leggende scomparse di questo club, a cui è giusto rendere omaggio nei giorni di festa. Jesús Navas invece è l’unica leggenda vivente di questa squadra, il campione che si è trasformato per essere ancora protagonista, per tornare in nuove vesti in nazionale, per vincere ed essere decisivo ancora.
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