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Da Jeppson a Eder, da Domenghini a Ibrahimovic, settant’anni di Italia-Svezia

Sulla strada che porta a Russia 2018 Italia e Svezia si sono incontrati un’altra volta. Il destino si è spesso divertito a unire le rotte di queste due nazionali e queste due nazioni, come quando gli scandinavi debuttarono in un campionato del Mondo proprio in Italia nel 1934 o quando gli Azzurri non si qualificarono nel 1958 nella competizione organizzata dalla Svezia. Varie volte queste due compagini si sono affrontate in competizioni internazionali e difficilmente sono state partite passate inosservate.

Il primo confronto in un grande torneo avviene già nel 1950 in Brasile, quando le due squadre europee vengono inserite del Gruppo 3 con Paraguay e India (che si ritirò prima ancora della spedizione in Sudamerica). La nazionale di Ferruccio Novo è ancora tremendamente scioccata dalla tragedia del Grande Torino avvenuta solo un anno prima e le conseguenze su quella squadra sono disastrose. Prima di tutto venne persa tutta la squadra titolare, un’armata invincibile che avrebbe relegato l’Italia a ruolo di favorita assieme al Brasile, ed inoltre si insediò nella Federazione la paura di volare. Venne così presa l’assurda decisione di partire con la motonave Sises da Napoli in direzione San Paolo e dopo due settimane di viaggio, con pochi allenamenti e tanto relax, il 25 giugno all’Estádio do Pacaembu c’è il debutto in quello che già si appresta ad essere uno spareggio qualificazione tra Italia e Svezia. Gli scandinavi hanno il dente avvelenato col Belpaese per aver “scippato” Gunnar Nordahl e averlo portato a giocare in Serie A nel Milan. È vero anche che i Blågult sanno che una loro grande prestazione invoglierebbe tante altre società della penisola ad acquistarli a contratti ben più vantaggiosi. Così, dopo l’iniziale vantaggio di Carapellese, si scatena Jepsson, centravanti che diventerà l’idolo prima di Bergamo e poi soprattutto di Napoli, che con una doppietta inchioda Sentimenti. Ma non solo Jepsson, anche Sune Andersson vuole venire in Italia e così anche lui si aggrega alla festa del gol svedese e strappa un contratto con la Roma. Muccinelli nel finale accorcerà le distanze, ma ormai il danno è fatto e con un netto 3-2, più nel gioco che nel risultato, viene inflitta la prima storica sconfitta all’Italia in un Mondiale.

Passano le decadi e i fasti degli anni ’30 sono lontani, ma una nuova generazione gagliarda e vincente è finalmente giunta e gli Azzurri guardano a Messico ’70 con fiducia, ottimismo e da campioni d’Europa in carica. Il 3 giugno a Toluca inizia l’avventura contro una Svezia vogliosa di fare da terzo incomodo tra Italia ed Uruguay. La punta di diamante dei gialloblu è il centravanti Ove Kindvall fresco campione d’Europa con il Feyenoord e match winner nella finale di Milano col Celtic. L’altura è un problema per tutti e a risentirne di più è il faro dell’attacco italiano, ovvero l’accanito fumatore Gigi Riva. E allora è un altro campione d’Italia del Cagliari a piegare le mura svedesi, con il bergamasco Angelo Domenghini che tira una staffilata dal limite dell’area. Hellström è ben piazzato, ma si tuffa troppo lentamente e la palla gli passa sotto al corpo per l’1-0. Il Mondiale è ancora lungo, l’ossigeno è poco e allora via di gioco all’italiana con una solidissima difesa che mantiene il minimo vantaggio. Questa volta il turno lo passerà la squadra di Valcareggi, mentre per Kindvall e compagni non si andrà oltre le tre partite iniziali.

In un campionato del Mondo non ci sarà più un incrocio tra queste due squadre, ma la sfida diventerà quasi una costante negli Europei del nuovo millennio. Già nel 2000 avviene il primo confronto nel torneo continentale quando il sorteggio le inserisce nel gruppo B. Dopo essersi sbarazzata di Turchia e Belgio l’Italia arriva all’ultima partita con la Svezia già qualificata, mentre per la squadra di Lagerbäck è fondamentale vincere. Dino Zoff pratica un ampio turnover, ma la squadra che scende in campo è vogliosa di modificare le gerarchie del c.t. ed ecco che gli Azzurri disputano una gran partita, sapendo soffrire e salvati varie volte da un grande Toldo. Il vantaggio è realizzato da Gigi Di Biagio di testa, Henrik Larsson pareggia, ma a fine partita quando la Svezia è tutta proiettata in attacco Alessandro Del Piero recupera una palla sulla trequarti e si avvia verso la porta. Con una finta manda al bar il suo futuro compagno Olof Mellberg e con un perfetto sinistro trafigge Hedman e consegna la terza vittoria in altrettante gare per l’Italia. A Stoccolma non la prendono bene, forse perché avrebbero voluto fare un bel biscotto con gli Azzurri già qualificati per passare ai danni di Belgio e Turchia, ma così non è avvenuto e quattro anni dopo, assieme ai loro cugini danesi, ci hanno insegnato come ci si comporta.

Agli Europei del 2004 in Portogallo la squadra di Trapattoni deve riscattare un deludente Mondiale ed il girone con Danimarca, Svezia e Bulgaria non sembra dei più difficili. Dopo un noioso 0-0 con i danesi serve una vittoria nella seconda sfida contro la premiata ditta Ibrahimovic-Larsson. Gli Azzurri dominano in lungo e in largo la sfida, ma Bobo Vieri non è nemmeno lontano parente della macchina da gol degli anni precedenti e sbaglia varie occasioni. Per fortuna c’è il giovane Antonio Cassano che spizza di testa un cross di Panucci e manda a farfalle Isaksson. L’Italia preme e gioca bene, ma quando non si chiudono le partite il pericolo è dietro l’angolo. E se il pericolo si chiama Zlatan Ibrahimovic l’attenzione deve essere tripla perché dal nulla inventa un pallonetto di tacco in anticipo su Buffon e questo 1-1 sarà decisivo. Il famoso accordo tra Svezia e Danimarca per pareggiare 2-2 condannerà la squadra del Trap ad un’amara eliminazione al primo turno.

L’ultima sfida tra le due nazionali è avvenuto nel recentissimo Europeo di Francia 2016 e saranno sempre i gironi a vedere fronteggiarsi le due rivali. Gli Azzurri hanno a sorpresa sconfitto il Belgio al debutto e una vittoria contro i Blågult vorrebbe dire certezza del primo posto. Ma questa opzione porterebbe l’Italia nel “tabellone della morte”, mentre con un secondo posto si andrebbe nella parte più morbida. Ma una nazionale che ha vinto quattro Mondiali e un Europeo non può permettersi di fare certi calcoli e allora Conte schiera una squadra con il solo obbiettivo di vincere ed alla fine il risultato arriva. L’azione è da manuale e quando Eder dal limite dell’area calcia con rabbia per Isaksson non c’è più niente da fare e il 2004 viene parzialmente vendicato, perché a Roma si festeggia la qualificazione, mentre a Stoccolma si piange l’eliminazione al primo turno.

Queste gare tra Italia e Svezia non passeranno mai alla storia di una fase finale dei Mondiali, c’è posto solo per una delle due. Ma per sognare altre notti magiche servirà una grande partita, servirà una grande Italia per poter continuare a scrivere splendide pagine azzurre sui Campionati del Mondo di calcio.

Francesco Domenighini

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