Italia, è tempo di dimenticare Euro 2024 e ricominciare dopo la grande amarezza. La spedizione azzurra è rientrata a casa fra silenzi, musi lunghi e due certezze. Gravina resta al suo posto, così come Spalletti che ha chiaramente parlato di ulteriore ringiovanimento. Ecco perché dopo lo sciogliete le righe c’è la sensazione che diversi calciatori abbiano chiuso la loro esperienza con la nazionale. Chi saranno gli epurati? E quali i volti nuovi?
Le buone notizie, nonostante tutto, arrivano dalla difesa che sembra il reparto in grado di dare le maggiori garanzie. Donnarumma resta un intoccabile, nonché il simbolo di questa nazionale. Il capitano è stato fra i pochi a salvarsi insieme a Calafiori e Bastoni, destinati ad essere la coppia centrale del futuro. Anche sulle fasce c’è un discreto ricambio. Irrimediabilmente chiuso il rapporto fra nazionale e Di Lorenzo, in rampa di lancio, da quella parte, c’è Bellanova e al limite Darmian. Sulla sinistra, Udogie e Dimarco. Mancini, Scalvini e Buongiorno rappresentano più di buone alternative.
Jorginho è destinato a lasciare l’azzurro. Nella sfida decisiva con la Svizzera Spalletti lo ha messo da parte, legittimo pensare che non ci sarà futuro per il centrocampista. L’unica certezza, sebbene non abbia brillato, è Barella. Fagioli deve dimostrare di essere all’altezza di guidare il centrocampo, Frattesi deve liberarsi dalle ruggini di un anno in cui ha visto più panchina che campo. Ci sarà ancora spazio, ma non plafond illimitato, per Cristante e Pellegrini, ma alle loro spalle scalpitano Fabbian e Locatelli. Già bocciati prima del via Rovella e Ricci, resta da capire se gli sarà concessa una nuova chance, ma non sembrano comunque destinati a giocare da titolari. Possibile l’inserimento di Baldanzi, a patto che sia più concreto: più fumo che arrosto nei primi sei mesi a Roma.
In attacco, ammesso che Spalletti sposi definitivamente e chiaramente il 4-3-3 senza incartarsi in scelte cervellotiche, c’è abbondanza di esterni. Politano e Orsolini, scartati, potrebbero rivelarsi utili. Chiesa e Zaccagni hanno ancora azzurro davanti, esattamente come Zaniolo. Il problema è in mezzo all’area di rigore. L’Italia s’è persa negli ultimi sedici metri dove si sono alternati, senza costrutto, Scamacca e Retegui. La domanda è: c’è qualcuno di meglio lasciato a casa? La risposta è drammaticamente negativa. Del resto è dai tempi di Luca Toni che l’Italia non ha un centravanti di caratura internazionale. Ci hanno provato Balotelli, poi Belotti e infine Immobile. Mancini che aveva fiutato il pericolo ha voluto naturalizzare Retegui. Alle spalle degli attaccanti di Atalanta e Genoa c’è poco. Gnonto e Pafundi non offrono garanzie adeguate. Resta da aggrapparsi a Camarda, attaccante predestinato della primavera del Milan.
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