Il c.t. sta pensando a Darmian e Mancini in difesa, a Cristante a centrocampo e Retegui in attacco. Ma non sempre cambiare ha portato bene agli azzurri
Conquistati i primi tre punti con la vittoria in rimonta contro l’Albania, grazie ai sigilli di Bastoni e Barella che hanno replicato al gol lampo (23 secondi, il più veloce nella storia degli Europei) di Bajrami (sciagurato l’errore di Dimarco), l’Italia adesso si prepara alla gara con la Spagna, la seconda del girone. Luciano Spalletti ha qualche dubbio: le Furie Rosse hanno strapazzato la Croazia 3-0 e hanno dimostrato di essere una squadra giovane, compatta, forte. Insomma, per gli azzurri ci sarà da lottare. Anche perché la Spagna vorrà “vendicarsi” del ko nella semifinale di Euro 2021, quando il rigore decisivo di Jorginho ci spalancò le porte per la finale, poi vinta, di Wembley.
In alcune circostanze, va detto, c’è una sola regola: squadra che vince non si cambia. Ma in un torneo di un mese, come può essere un Europeo o un Mondiale, le energie vanno dosate. Quindi, in generale una squadra che piace difficilmente viene stravolta nel match successivo. La prima gara è sempre la più difficile, ma è la seconda a essere quella più delicata. Per questo il calcio non segue schemi fissi, regole precise e cose di questo tipo. Italia-Spagna sarà una sfida diversa rispetto a quella con l’Albania. Non più una squadra passiva, statica, di qualità normali e senza esperienza nei grandi tornei, ma i signori del palleggio mondiale, sebbene ripensato dal c.t. De la Fuente. Ed è per questo che non bisogna escludere un intervento di Spalletti nei meccanismi di gioco della nostra Nazionale.
A differenza di quanto accaduto nei giorni precedenti con l’Albania, quelli con la Spagna sono stati allenamenti a porte chiuse. Privacy al massimo, poche indicazioni e squadra al riparo da occhi indiscreti nello stadio-rifugio di Hemberg. Il c.t. degli azzurri, che vogliono dare continuità al successo dell’esordio, dovrebbe aver provato e riprovato gli 11 visti in campo nella sfida di Dortmund. Ma ora è tempo di riflessioni. Di piccoli cambiamenti, forse aggiustamenti. Magari qualcosa in difesa, vista l’organizzazione del reparto offensivo spagnolo. Che ha Morata al centro, Nico Williams e il giovanissimo Yamal esterni. Ma larghi, larghissimi. Il nostro reparto difensivo sarà schierato sempre a quattro. Gli esterni dovranno aiutare i terzini. Un cambiamento potrebbe essere quello Darmian-Di Lorenzo.
L’altro cambio, sempre in difesa, può riguardare il marcatore. Contro l’Albania la coppia Bastoni-Calafiori ha convinto, ma si è mostrata anche troppo offensiva. Forse è un rischio nella sfida con la Spagna. Come detto, le Furie Rosse puntano sui dribbling del 16enne Yamal a destra, sulla potenza di Nico Williams a sinistra e sui gol (con tanti inserimenti nell’area avversaria) di Morata. Spalletti sta pensando di inserire un marcatore puro. Ossia Mancini per Calafiori, che comunque si è ben comportato contro l’Albania.
Non solo la difesa. I dubbi di Spalletti per la sfida con la Spagna riguardano anche il centrocampo e l’attacco. Analizzando le perplessità in mediana, due sono le certezze. Barella e Jorginho. Loro sono una bella coppia di palleggio e movimento. E con loro ci sono Pellegrini e Frattesi. Hanno piedi bellissimi, visione di gioco importante, letali negli inserimenti. Ma mancano centimetri e chili, quelli che assicura Cristante con il suo senso della posizione combinato a geometrie non geniali, forse, ma sempre di grande solidità. A questo punto, c’è solo una domanda da fare: al posto di chi potrebbe giocare il giallorosso. L’indiziato sembra essere il suo capitano alla Roma, Pellegrini. Però senza di lui, l’Italia rischia di perdere qualità offensiva.
Infine, l’attacco. Da qualche giorno Retegui prova con i titolari, alternandosi con Scamacca. L’atalantino ha giocato una buona partita contro l’Albania, sfiorando il gol quando ha tirato addosso a Strakosha, ma le cose migliori sono stati i filtranti impossibili da trequartista. È uno che con il suo fisico apre spazi ai centrocampisti e fa a sportellate con i difensori avversari. Invece, Retegui ha un fisico più compatto, meno classe, migliore predisposizione al pressing. Un 9 meno dialogante, ma in area, e si è visto con il Venezuela, sa fare meglio. Insomma, i dubbi di Spalletti sono il segnale di una preparazione che non vuole lasciare niente d’intentato. Gli allenamenti possono spingere, o deprimere, le quotazioni di qualcuno. E magari il c.t. si convincerà a lasciare tutto come prima. Dando spazio agli altri a gara in corso.
Certo, non sempre cambiare fare dopo la gara del debutto porta a risultati convincenti. I cambi di formazione tra la prima e la seconda partita dell’Europeo (oltre che del Mondiale, ma qui siamo in un’altra competizione) non sono una novità nella storia azzurra. Dopo un successo all’esordio, solo Arrigo Sacchi ha spinto sull’acceleratore facendo più di una sostituzione e non ha avuto vantaggi. Correva l’anno 1996. L’Italia in quel torneo continentale, organizzato dall’Inghilterra, vinse 2-0 contro la Russia, ma con la Repubblica Ceca (di un Nedved giovanissimo, poi sbarcò in Italia per giocare nella Lazio) il c.t. scelse di mettere dal 1’ Dino Baggio per Di Matteo, Fuser per Di Livio, Donadoni per Del Piero, Chiesa per Zola, Ravanelli per Casiraghi. Arrivò una brutta sconfitta per 2-1, che di fatto ha compromesso il nostro Europeo, nel quale ci presentavamo da vice campioni del Mondo. E fummo eliminati dopo lo 0-0 con la Germania.
Più prudenti a livello di cambi sono stati gli altri tre c.t. che, dal 1996 in poi, hanno iniziato un Europeo con un successo. Si parla di Dino Zoff nel 2000, vittorioso 2-1 contro la Turchia per poi ripetersi con il Belgio (2-0); di Antonio Conte nel 2016 che ha battuto il Belgio e poi la Svezia con un solo cambio (Florenzi per Darmian); di Roberto Mancini che ha iniziato con il 3-0 alla Turchia e si è ripetuto con il 3-0 alla Svizzera inserendo soltanto Di Lorenzo al posto dell’infortunato Florenzi. Nel 2004, nel 2008 e nel 2012, di cambi ce ne sono stati: a Giovanni Trapattoni non andò proprio benissimo con i due pareggi iniziali (con la Svezia grande gol di tacco di Ibrahimovic) e il biscotto di Danimarca e Svezia; Roberto Donadoni fu asfaltato dall’Olanda e pareggiò 0-0 con la Romania (per poi battere 2-0 la Francia e volare ai quarti) con cinque cambi; Cesare Prandelli non fece cambia tra la prima e la seconda gara, pareggiando con Spagna e Croazia.
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