Solamente un gol è mancato all’Italia per rendere la sua ultima serata di qualificazione a Euro 2020 un 10 perfetto. Perché per coronare un 10 su 10 nella fase preliminare forse il miglior modo era proprio segnare 10 gol e il traguardo non è stato raggiunto per poco. Sarebbe stata la vittoria record per gol di scarto della storia della nazionale, anche se non la partita in cui gli Azzurri hanno segnato più gol visto un lontanissimo 11-3 contro l’Egitto nel 1928. Ma queste sono statistiche dettate dal fatto di non poter pensare ad altro, con una qualificazione ormai raggiunta da un mese e un Europeo ancora abbastanza distante.
#EuropeanQualifiers🇪🇺
En plein dell’#Italia dei record: decima vittoria nell’anno solare, undicesima consecutiva➡️ L'articolo: https://t.co/E69M7JphEp
A Palermo gli #Azzurri chiudono in bellezza un fantastico 2019: 9⃣-1⃣ all'Armenia#VivoAzzurro 🇮🇹 #ItaliaArmenia🇦🇲 pic.twitter.com/hCiNZNL45S
— Nazionale Italiana (@Vivo_Azzurro) November 18, 2019
Più dei numeri conta ciò che rappresenta quest’Italia. L’Italia della rinascita, della reazione. Un’Italia giovane e forte, che cambia le prospettive calcistiche del Paese. Perché dopo queste dieci partite, o undici se ci si aggiunge anche l’amichevole di fine 2018 con gli Stati Uniti, l’Europeo lo guardiamo con una prospettiva differente. Con la consapevolezza di poter far bene, con la speranza di fare un’ottima figura e anche con quel sogno neanche così pazzo di vincerlo. E delle tre cose questa è quella più importante, perché l’Italia oggi si può permettere di sognare. Anche l’impossibile.
Ha segnato più di tutti in questa fase, ha subito pochi gol, ha dimostrato di esserci, molto più di quanto non avesse fatto in altre passate gestioni, anche in quelle meglio ricordate degli ultimi tempi. Non ha guardato in faccia nessuno e ha vinto in tutti i modi: in goleada, in rimonta, in amministrazione. ha dimostrato di poter essere gruppo; forte mentalmente e malleabile tecnicamente, con anche una vasta gamma di giocatori su cui puntare.
Una squadra che poi è anche molto giovane, con di fatto elementi di grande esperienza solo al centro della difesa. Attorno tutta gente su cui costruire il proprio futuro, utile non solo in questo biennio ma anche negli anni a venire. E se un anno fa, prima di cominciare questa avventura, si temeva che il problema fosse il trovare la via del gol, i numeri di queste dieci partite hanno dimostrato che l’Italia sa segnare più di tutti.
Ha un gioco e un’identità, esce dai cliché e tocca meravigliosamente il pallone. Per una volta abbiamo l’illusione di aver scoperto qualcosa di nuovo, una Nazionale che non si arrangia con quel che ha, ma lo valorizza. Saranno state anche partite facili ma l’Italia le ha rese ancora più facili. E adesso deve solo aspettare: aspettare i sorteggi del 30 novembre con annesse paure, aspettare le amichevoli di marzo in cui testarsi con squadre del suo livello o forse anche più forti, aspettare che arrivi finalmente giugno per tornare a giocarsi un grande torneo. Stavolta in parte anche davanti al suo pubblico. L’impatto di queste dieci partite ha dato enorme credibilità all’operato di Mancini e ora non ci resta che goderci la parte più difficile ed emozionante.
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