Sofferta, tirata, sognata: l’Italia conquista la finale dell’Europeo battendo la Spagna nella partita più complicata di tutto il percorso. Il tricolore avvolge Wembley dopo i 120 minuti peggiori di tutta la gestione Mancini, culminati con la gioia più bella di tutte.
Fin dall’inizio la Spagna ha saputo colpire gli Azzurri nei punti cruciali, bloccando totalmente il centrocampo e costringendo l’Italia a soluzioni alternative fatte di lanci lunghi ma troppo imprecisi. Senza il possesso palla e il prezioso aiuto di Jorginho non c’è stata la brillantezza vista nelle prime partite di questa avventura: la qualità della Roja è venuta fuori minuto dopo minuto e per tenere a galla il risultato è servita la migliore prestazione di Gigio Donnarumma.
Il lampo della grande speranza azzurra arriva al 60′ con Federico Chiesa che ruba il tiro a giro tipico di Insigne per sbloccare il risultato con un gol di pura potenza che si chiude con l’abbraccio di tutti i compagni. Ma il sogno dura poco: due minuti più tardi Luis Enrique decide di abbandonare la strategia del falso nove per dare spazio a Morata che a dieci minuti dalla fine fa ripiombare l’Italia nell’incubo con la rete del pareggio.
Per gli Azzurri comincia il momento più difficile, dove resistere all’assedio spagnolo sembra un’impresa impossibile. I supplementari sono fatti di sacrificio, grinta ma poche idee in attacco, con uno spento Immobile che lascia il posto a Belotti che però non riesce a incidere come avrebbe voluto Mancini. L’Italia non ha un Piano B al quale appoggiarsi, ma continua ad andare avanti trascinata dal suo grande gruppo che la trascina fino ai calci di rigore.
I cuori azzurri presenti a Wembley battono su un unico ritmo, dall’errore di Locatelli a quello di Morata che chiude il cerchio e, dopo averla sottratta a pochi minuti dalla fine, regala la vittoria a un’Italia incredula, stanca e orgogliosa, ferita ma mai morta nonostante le difficoltà. La missione di Mancini si è quasi conclusa: dopo anni di lavoro è riuscito a dare una nuova identità a questo gruppo, trascinandolo fino alla finale dell’Europeo, una competizione che potrebbe davvero segnare la grande rinascita azzurra dopo l’incubo più brutto.
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