I bomber di Atalanta e Fiorentina stanno volando a ritmi da capocannoniere. Il ct si sfrega le mani, dopo anni difficili gli Azzurri possono finalmente contare su un vero bomber?
Dopo anni di difficoltà a trovare un attaccante centrale affidabile, (sembra) schiarsi l’orizzonte per la Nazionale, grazie a Mateo Retegui e Moise Kean, entrambi in forma smagliante, per ora capaci di aver trovato la giusta continuità candidandosi a diventare le colonne del reparto offensivo dell’Italia, sotto la guida di Luciano Spalletti. Momento di rinascita che arriva dopo un lungo periodo in cui l’Italia ha sofferto la mancanza di un centravanti all’altezza delle grandi tradizioni.
Il recente impiego di una punta di sostanza ha già dimostrato i suoi benefici per la Nazionale, in particolare durante le gare di Nations League contro avversari di alto livello. Nelle sfide a Francia e Belgio, infatti, si è notato come avere un centravanti di ruolo aumenti non solo le occasioni da gol, ma apra anche spazi per i centrocampisti, consentendo inserimenti più efficaci. I movimenti di un attaccante vero offrono infatti punti di riferimento alla manovra, che diventa più prevedibile e costante. Inoltre, la presenza di una punta fisica e capace di concludere dà all’Italia nuove possibilità per affrontare le difese avversarie, a prescindere dal tipo di partita.
L’Italia ha attraversato anni difficili nel ruolo di centravanti. Dopo l’epoca dei campioni come Bobo Vieri, Filippo Inzaghi, Francesco Totti e Alessandro Del Piero, fino agli iconici Rossi, Riva e Schillaci, i successori non sono riusciti a raggiungere gli stessi livelli. Anche Mario Balotelli, che ha fatto sperare brevemente i tifosi italiani, si è rivelato una promessa non mantenuta. Venendo a tempi più recenti, l’ultimo grande attaccante azzurro è stato sicuramente Ciro Immobile, che tuttavia con la maglia della Nazionale non ha mai brillato troppo, nonostante abbia comunque vinto da titolare gli Europei del 2020.
Dopo vari tentativi di trovare un attaccante affidabile tra giovani e promesse del campionato italiano, oggi il panorama è cambiato grazie al lavoro dei club e alla crescita individuale di alcuni giocatori. Mateo Retegui, che milita nell’Atalanta sotto la guida di Gian Piero Gasperini, e Moise Kean, attualmente in forza alla Fiorentina, sono due esempi di come la trasformazione tattica e la fiducia degli allenatori possano valorizzare i talenti. Retegui, arrivato in Italia come un attaccante dalle grandi potenzialità fisiche ma ancora acerbo, è stato modellato da Gasperini in una punta capace di manovrare, fare sponda, attaccare in profondità e concludere in area. I suoi undici gol in campionato e le due reti con la Nazionale testimoniano il salto di qualità fatto, rendendolo un attaccante completo.
Kean, d’altro canto, ha trovato finalmente una dimensione più stabile grazie a Raffaele Palladino. Dopo anni di adattamento tra diversi ruoli, da attaccante esterno a seconda punta, Palladino lo ha collocato come centravanti nel suo schema 4-2-3-1, dandogli centralità e fiducia. Kean ha risposto segnando otto gol e dimostrando una maturità maggiore nei movimenti e nella partecipazione al gioco. Questo ruolo gli permette di esprimere il suo dinamismo e la sua velocità, partendo spesso dalla trequarti sinistra e incrociando al centro come faceva il primo Alvaro Morata alla Juventus. La continuità nelle prestazioni, combinata alla sua adattabilità tattica, lo rende un elemento di spicco nell’attuale Nazionale.
Una delle ipotesi che si aprono con l’arrivo di due attaccanti come Retegui e Kean è la possibilità di schierarli insieme. Retegui è un attaccante d’area con un senso del gol naturale, in grado di segnare anche in situazioni difficili e con spalle alla porta. Kean, invece, offre una soluzione più dinamica, con movimenti incisivi che gli permettono di partire dalla distanza e tagliare verso il centro. Questa differenza di stile li rende teoricamente complementari, e Spalletti potrebbe sperimentare l’impiego di entrambi nel futuro prossimo, soprattutto in situazioni in cui si vuole variare l’attacco.
Al momento, l’Italia di Spalletti continua a schierarsi prevalentemente con un sistema 3-5-1-1, che prevede una singola punta supportata da una seconda punta di raccordo o da un centrocampista avanzato. Tuttavia, il ct non ha escluso la possibilità di schierare un doppio nove come soluzione tattica a partita in corso. Contro squadre che concedono spazi o in situazioni di necessità, l’alternanza tra Retegui e Kean potrebbe rivelarsi un’arma preziosa.
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