Spalletti si arrabbia, ma la sua Italia non convince. A parziale consolazione, anche i suoi colleghi non vivono un Europeo facile. Le big sinora, con l’esclusione della Spagna, stanno stentando. La Francia è arrivata seconda nel proprio girone, l’Olanda si è suicidata contro l’Austria infliggendosi il terzo posto, la Germania ha conservato nel pieno recupero il primo posto. L’Inghilterra è arrivata prima quasi per inerzia, in un girone assai modesto. Ma cosa è successo alla nazionale italiana quando si è qualificata per il rotto della cuffia? La storia ci insegna che la vera difficoltà, per gli azzurri, è superare la fase a gironi. Poi accade sovente qualcosa di straordinariamente importante.
Il primo pensiero corre ai Mondiali del 1982. La fase iniziale della nazionale è da pianto. Formula identica all’Europeo. 24 squadre, passano le quattro migliori terze. E la nazionale di Enzo Bearzot, due gol in tre partite e altrettanti pareggi (0-0 con la Polonia, 1-1 con Perù e Camerun) riesce a rientrare nel novero delle ripescate. È una nazionale abbandonata a sé stessa, ma che conquista prima il passaggio del turno e poi il cuore degli italiani: le vittorie contro Argentina (2-1), Brasile (3-2), Polonia (2-0) e Germania (3-1) regalano al calcio italiano il terzo titolo mondiale.
Nel 1994 accade qualcosa di molto simile. L’Italia di Arrigo Sacchi gioca un girone di qualificazione agonico. Perde all’esordio contro l’Irlanda, vince 1-0 in 10 contro 11 una sfida epica con la Norvegia. L’1-1 contro il Messico condanna gli azzurri a sperare nel ripescaggio. Sedicesima su sedici del tabellone a eliminazione diretta, l’Italia si trasforma, spinta quasi di peso dal talento di Roberto Baggio (considerato che l’altro attaccante da 25 gol a stagione, Beppe Signori, è schierato esterno sinistro alto nell’inflessibile 4-4-2 del guru di Fusignano) che si accende: 2-1 alla Nigeria, con due gol uno al 90’ l’altro nel supplementare. 2-1 alla Spagna, con gol nel finale di partita. 2-1 alla Bulgaria. Il Divin Codino gioca da infortunato la finale con il Brasile, persa ai calci di rigore. Chi ha qualche anno in più e la forza di elaborare quel dolore calcistico, ricorderà che l’errore non fu decisivo. Anche se avesse segnato il rigore, il Brasile aveva comunque un altro match point dal dischetto.
L’Italia si trova ancora una volta spalle al muro nel 2008, quando è costretta a superare la Francia nello scontro diretto per il secondo posto nel girone. Pirlo e De Rossi spingono gli azzurri al di là del guado del girone. Nei quarti di finale ecco la Spagna, che riuscirà ad eliminare l’Italia solo ai calci di rigore. Nel 2012 ancora dentro o fuori contro l’Irlanda dopo il doppio pari (1-1) con Spagna e Croazia. Gli azzurri centrano la qualificazione e poi si arrampicano sino alla finale, eliminando prima l’Inghilterra ai calci di rigore e poi la Germania in semifinale (2-1). Il sogno dell’Europeo si infrange contro la Spagna: 4-0 senza se e ma.
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