Italia – Spagna, la grande classica del Campionato Europeo. Incrocio ormai quasi inevitabile in un torneo che dalla finale persa nell’Europeo del 2012 ha quasi sempre sorriso agli azzurri, usciti vincitori dall’ottavo di finale del 2016 e dalla semifinale della scorsa edizione. Una ferita ancora aperta al di là dei Pirenei dove ambiscono, a ragione anche, al quarto titolo continentale che proietterebbe la Roja in vetta per numero di vittorie nella competizione. Ma come si affronta la Roja di De la Fuente?
Quella di De La Fuente è una nazionale diversamente competitiva, nel senso che può ambire al titolo (lo testimonia la vittoria nell’ultima Nations League) ma sinora, Croazia a parte, non ha mai affrontato avversari complicatissimi. Scozia e Norvegia non erano esattamente ostacoli insormontabili, ma la morbidezza del girone ha permesso al commissario tecnico, protettissimo dalla Federcalcio a differenza del suo predecessore Luis Enrique poco a suo agio nel ruolo diplomatico, di forgiare un gruppo che conosce molto bene, essendo stato negli ultimi dieci anni il commissario tecnico della Under 18, 19 e 21. Questo ha agevolato il ricambio generazionale e l’inserimento di giovani come Yamal.
La Spagna ha vinto un mondiale con il tiki taka, percorso abbandonato da diversi anni, ma al netto di una manovra più verticale, la Spagna di De La Fuente non appare così diversa da quella di Luis Enrique per atteggiamento e attitudine. Intensità e velocità sono intatti, c’è meno fluidità nello scambio di posizione. Per il resto anche questa Spagna gioca con una punta (Morata) affiancata da due esterni alti che attaccano lo spazio cercando il fondo o si accentrano per favorire l’inserimento dei centrocampisti e la classica imbucata. La trama è chiara: possesso palla, cambio di gioco improvviso sugli esterni che si buttano dentro il campo e poi cercano il cross per Morata o l’inserimento dei centrocampisti nello spazio venutosi a creare schiacciando la linea difensiva avversaria spezzando le distanze con quella di centrocampo. Semplicemente, con più talento e livello di maturità.
Sebbene ricco di talento, il gioco della Spagna è comunque leggibile. Non si tratta di una squadra ingiocabile e in questo senso un avversario organizzato come l’Italia, sebbene inferiore dal punto di vista tecnico, è il peggior incrocio possibile per De La Fuente. A Spalletti non difetta certo il coraggio: il tecnico di Certaldo ha sempre ritenuto l’attacco e il possesso palla come la migliore difesa e non cambierà perché di fronte ha la Spagna. Anzi, non è da escludere una squadra particolarmente attenta, fisica e aggressiva, che possa accentuare il palleggio per tenere maggiormente impegnati una squadra di ragazzini terribili che non sono così terribili se chiamati a rincorrere l’avversario o interpretare la fase di non possesso mostrando diverse fragilità nella lettura di transizioni e ripartenze. Quanto basta, dunque, per una sfida dal pronostico tutt’altro che chiuso.
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