Pietro Comuzzo, felice di piacere. Il difensore classe 2005, scuola Fiorentina è uno dei volti nuovi della nazionale di Luciano Spalletti. In conferenza stampa ha commosso tutti dedicando la convocazione alla madre, scomparsa da poco. Un dramma che ha rafforzato il carattere di un ragazzo che sta incanalando la propria carriera sui binari delle premesse.
Comuzzo è cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, dove è arrivato poco più che bambino, da Pordenone. A 14 anni ha mosso i primi calci nelle giovanili. Quindi, una continua escalation: under 17, Primavera e poi i primi passi con i grandi. Italiano lo nota e lo aggrega alla prima squadra. Mesi di apprendistato e poi il grande salto. Il centrale di centrodestra, 185 centimetri di muscoli su un fisico da corazziere, è diventato in poche settimane un intoccabile della difesa di Palladino. La convocazione in nazionale era nell’aria, anche se probabilmente sarebbe stato dirottato in Under 21 senza l’infortunio di Calafiori. Resta comunque difficile vederlo esordire subito in azzurro anche se, occupando la posizione di Giovanni Di Lorenzo, comunque adattatosi al ruolo, potrebbe trovare presto spazio. Del resto in questa stagione si è già dimostrato all’altezza di avversari di caratura internazionale: le migliori partite di questo inizio di campionato sono state contro Milan e Roma.
Osservandolo in campo, Comuzzo ruba l’occhio per una grande qualità: è sempre sul pezzo. Non perde mai la concentrazione e ha un atteggiamento assolutamente propositivo. Cerca sempre di imparare e migliorare con straordinaria abnegazione e, come assicurano da Firenze, senza mettere mai in discussione scelte e gerarchie. Le vicissitudini personali hanno accelerato il percorso di crescita. Pietro ha già un carattere e una maturità fuori dal comune. E anche in campo sembra molto più grande della sua età. Il suo bagaglio tecnico è pari a quello di un calciatore già esperto: ha una aggressività e una lettura delle situazioni di gioco che gli permettono di eccellere anche nell’anticipo.
Per fisicità e movenze Comuzzo ricorda il primo Chiellini, ma la tecnica di base gli consente di interpretare il ruolo in chiave moderna, avendo nei piedi sia la costruzione del gioco dal basso sia la possibilità di lanciare lungo. Come il suo idolo, ha idee già molto chiare. Frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico Sportivo e ha già in mente di proseguire gli studi all’Università perché vuole crearsi comunque un futuro con solide basi culturali. In famiglia lo chiamano, non a caso, il soldato, perché segue le regole con umiltà e rispetto. Tutto lascia credere che, sul campo, presto arriveranno gradi più alti.
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