Poteva e doveva essere la partita che avrebbe lanciato l’Italia alle semifinali ma, quella contro la Repubblica Ceca, è stata una gara da incubo per gli azzurrini che cadono sotto i colpi dei ragazzi di Vítězslav Lavička e ora per la qualificazione alla fase finale del torneo serve una vera e propria impresa. I problemi fisici di Caldara, Gagliardini e Benassi hanno costretto Di Biagio a rivoluzionare una formazione che con la Danimarca aveva dimostrato quella sintonia necessaria in una competizione del genere. Il brutto impatto delle “seconde linee” (Ferrari, Cataldi e Grassi), unito ad un atteggiamento superficiale di tutta la squadra hanno portato ad un match difficile in cui il tre a uno finale è una sconfitta pesante ma giusta.
In una competizione come gli Europei Under-21, in cui a passare alle semifinali sono le prime tre del girone più la migliore quarta, fare bene nel girone diventa fondamentale; fare bene non vuol dire, obbligatoriamente, vincere tutte le partite ma anche saperle perdere. Ecco, oggi l’Italia non ha saputo perdere una partita che rischia di essere letale ai fini del passaggio del turno. Tra la sconfitta per due a uno e quella, che è realmente maturata, per tre a uno ci passa una semifinale che l’Italia rischia di aver perso. Cosa non ha funzionato nella gara degli azzurri? Tutto, a partire dall’atteggiamento troppo superficiale di una nazionale che pensava di risolvere la partita in qualsiasi momento. Ciò che è mancato è stato anche il cinismo sotto porta (Petagna ha sbagliato l’impossibile e quell’opportunità sul risultato di uno a uno poteva veramente svoltare il match). Anche Di Biagio ha sbagliato qualcosa, specialmente nelle sostituzioni (Cataldi andava sostituito prima).
Ora il destino non è più nelle nostre mani. Indipendentemente dal risultato tra Germania e Danimarca, all’Italia rischia di non bastare una vittoria contro i tedeschi nell’ultima giornata del girone. Quella che doveva essere la sfida per decidere il leader del Gruppo C si è trasformata in una flebile speranza di qualificazione. La formula del torneo, che prevede il passaggio in semifinale delle prime tre più la migliore quarta, comunica all’Italia una dura verità: anche un successo contro la Germania potrebbe non bastare a causa di una classifica avulsa in cui la differenza reti diventa fondamentale. Ecco perché oggi gli azzurri, più che non vincere, non hanno saputo perdere.
“Questa è la nazionale più forte degli ultimi 20 anni”; queste dichiarazioni di Di Biagio, fatte alla vigilia del torneo, rischiano di essere un boomerang micidiale per il commissario tecnico italiano. Sono state parole forti ed hanno responsabilizzato un gruppo che, forse, non è così forte. Se l’Italia dovesse uscire al girone, la parola d’ordine per questo gruppo deve essere umiltà perché forse sentirsi dire “è la nazionale più forte” ha creato l’effetto totalmente opposto a quello desiderato.
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