Israele – Italia, seconda giornata di Nations League in quel di Budapest rappresenta una ghiotta occasione per gli azzurri di Luciano Spalletti di andare in fuga nel girone. Considerando lo scontro diretto fra Belgio e Francia la nazionale può guadagnare punti preziosi su almeno una delle due dirette concorrenti per i primi due posti che garantiscono l’accesso ai quarti di finale e soprattutto la possibilità di mantenere lo status di testa di serie nel ranking UEFA in vista del sorteggio del prossimo dicembre quando l’Italia conoscerà il girone di qualificazione per i prossimi mondiali in USA, Messico e Canada.
Spalletti preannuncia diversi cambi. Un paio sono obbligati. Riccardo Calafiori è stato costretto a lasciare il ritiro esattamente come Lorenzo Pellegrini. Tutto lascia credere che, pur cambiando gli interpreti, lo spartito resterà invariato. Confermato il 3-5-2 che ha permesso agli azzurri di tornare a vincere a Parigi dopo 70 anni e trovare meccanismi di gioco e compattezza persi in Germania. Al netto delle scelte, la sensazione è che Spalletti abbia trovato la soluzione del rebus sposando un modulo che pur essendo lontano dal suo credo, rappresenta il mix ideale fra le esigenze di calciatori nel non trovarsi spaesati dal punto di vista tattico nei pochi giorni in azzurro e la necessità di proporre comunque la sua idea di calcio aggressivo e dominante. Con la Francia, è andata: adesso è indispensabile chiudere il cerchio per tracciare il primo mini solco sul terzo posto in classifica.
Israele – Italia si gioca in campo neutro per ovvi motivi e diverse polemiche che hanno poco o nulla a che vedere con lo sport. La richiesta della Palestina (respinta) di espellere Israele dalla FIFA e la situazione geopolitica venutasi a creare negli ultimi mesi, rendono impossibile, per ovvi motivi legati alla sicurezza, che sia Tel Aviv ad ospitare la sfida. Dunque Israele giocherà perennemente in trasferta. Da un punto di vista logistico e sportivo la scelta è quindi ricaduta sulla Boszik Arena di Budapest capitale facilmente raggiungibile da tutte le nazionali che compongono il gruppo. La capitale ungherese ospita la più grande comunità ebraica, circa 80 mila persone, dopo la Russia.
Ecco perché la UEFA, nel limite del possibile, può garantire il concetto di “mura amiche”: previsti almeno 8 mila tifosi. Dietro la scelta di Budapest, al netto delle garanzie legate alla pubblica sicurezza. c’è anche una spiegazione politica, il profondo legame che lega Benjamin Netanyahu e Victor Orban. Più complicato, invece, quando Israele dovrà giocare fuori casa. In Belgio, la sfida è stata dirottata a Debrecen. La sfida in programma in Italia, a Udine, è già stata oggetto di polemiche. Il Comune ha tenuto a sottolineare di aver negato il patrocinio alla partita.
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