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Alexander Isak e l’importanza del vivaio dell’AIK

Il 23 gennaio 2017, quando Alexander Isak accettò la corte del Borussia Dortmund, non trapelò immediatamente la cifra del trasferimento. Solo il tempo avrebbe svelato – insieme a controversie mai risolte sulla quantità effettiva di denaro spedita da Dortmund a Solna – l’importo movimentato. Si trattò di 10 milioni di SEK, 8,6 secondo Transfermarkt, e confermò la bontà del lavoro effettuato dalle giovanili dell’AIK stando ai dati del CIES: in un rapporto stilato nel gennaio 2017, che tenesse contro della percentuale di calciatori formati nel club e impiegati dalla prima squadra, i gialloneri di Stoccolma occupavano il 30° posto ed erano la prima squadra svedese in classifica. «Che il club sia parte di un trasferimento di questo tipo è ovviamente qualcosa per cui tutti noi in AIK sentiamo un grande orgoglio e gioia, orgoglio per vedere puntati i riflettori internazionali sull’AIK e sul calcio svedese da molto tempo, ed è un bene per entrambi».

Il commento del CEO Mikael Ahlerup auspicò una rivalutazione del movimento calcistico svedese: «L’anno scorso (2016, ndr) è stato indescrivibile. Voglio ringraziare l’AIK per tutti gli anni nel club e spero che le nostre strade si incrocino di nuovo in futuro» s’era congedato Isak, più importante trasferimento nella storia del club nonché risultato di un attento e continuo processo di investimento nelle giovanili. Non solo il ricavato della sua cessione diede vita a una plusvalenza pressoché totale (Alexander è nato e cresciuto a Solna da genitori eritrei, all’età di 6 anni entrò nelle giovanili del club), ma ebbe impatti positivi oltre il solo bilancio 2017. Rafforzò solvibilità e liquidità ma fu d’altro canto reinvestito nello sviluppo di infrastrutture e nella modernizzazione di impianti a uso del vivaio. L’AIK non sostituì Isak nell’immediato, ma si premunì di fabbricare altri talenti nel medio-lungo periodo.

L’idea di puntare sulle nuove leve fu avviata nel 2002, sotto forma di un piano quinquennale con l’obiettivo di creare le condizioni per un continuo ricambio generazionale a vantaggio della prima squadra. Dalla metà degli anni Ottanta alla metà dei Novanta, l’AIK aveva infatti sostenuto la sezione giovanile basandosi sull’autofinanziamento, poi varò qualche cessione straordinaria: nel 1997 Magnus Hedman passò al Coventry, nel 1999 Patrick Fredholm all’Udinese. Dall’esempio virtuoso oggi l’IP Skytteholm è il campo d’erba artificiale su cui i nuovi talenti dell’AIK imparano a giocare a calcio, continuo alla Skolan, il Solna Gymnasium, che alterna 300 ore d’attività fisica all’anno con una preparazione scolastica in pieno ‘AIK-stilen‘.

 

Così facendo s’instaura un legame di forte fedeltà, tanto che Per Karlsson ha dedicato l’intera carriera all’AIK, seguito per il momento dai più giovani Anton Salétros (’96), Oscar Linnér (’97), Bilal Hussein e Daniel Mushitu (’00). A questi vanno aggiunti chi ha lasciato solo davanti a offerte irrinunciabili (Robin Quaison e Isak, Daniel Sundgren che in estate ha scelto l’Aris Salonicco) e nel vivaio dell’AIK sono passati pure Stefan Ishizaki, Magnus Eriksson, Noah Sonko-Sundberg e Nebiyou Perry. Il richiamo da Solna è tale che anche diversi nomi noti, dopo una carriera spesa altrove, scegliessero il ritorno all’AIK o quantomeno in Allsvenskan coi colori gialloneri: Sebastian Larsson l’esempio più recente, Henok Goitom desideroso di ripetere il triennio 2012-15, Panagiotis Dimitriadis alla terza parentesi a Solna, Chinedu Obasi che s’innamorò dell’ambiente nel 2016 e vi ha fatto ritorno in estate, quando Mikael Lustig sembrava in dirittura d’arrivo ma l’affare saltò.

Ora, Pierre Bengtsson dal 2004 al 2009 maturò all’AIK, prima di trasferirsi in Danimarca (Nordsjælland, Copenhagen). Kristoffer Olsson arrivò nel 2017 dalla Danimarca (Midtylland) e fu ceduto l’anno dopo, da vincitore protagonista d’Allsvenskan, per 50 milioni di SEK al Krasnodar. Robin Quaison ha una storia simile a quella di Isak: origini meticce – padre ghanese, madre svedese -, passato nelle giovanili dell’AIK e un’esperienza all’estero partita il 18 luglio 2014, col trasferimento al Palermo. Sono loro cinque i volti che ieri hanno deciso lo 0-4 senz’appello con cui la Svezia ha sbancato il Tórsvøllur di Tórshavn, capitale delle Fær Øer: doppietta di Isak, rete e assist di Quaison, assist di Sebastian Larsson. Per una Svezia modello AIK, «5 gnagare i elvan». Ed Euro2020 s’avvicina.

Ecco di seguito il tabellino:
Fær Øer (4-2-3-1): Nielsen; Askham, Baldvinsson, Gregersen, Davidsen; Hansson, B. Olsen (dal 76′ M. Olsen); Vatnhamar, Joensen (dal 46′ Vatnsdal), Frederiksberg (dal 63′ Bjartalid); Edmundsson. All: L. Olsen. A disp: Gestsson, Joensen, Egilsson, Eriksen, K. Olsen, Bartalsstovu, Johannesen.
Svezia (4-4-2): Olsen; Lustig (dal 46′ Krafth), Granqvist, Lindelöf, Bengtsson; S. Larsson (dal 74′ Durmaz), Ekdal (dal 63′ Svensson), K. Olsson, Quaison; Berg, Isak. All: J. Andersson. A disp: Johnsson, Nordfeldt, Jansson, Hult, Johansson, Forsberg, Tankovic, S. Andersson.
Reti: 12′ e 15′ Isak, 23′ Lindelöf, 41′ Quaison. Ammoniti: Gregersen (F). Arbitro: Tiago Martins (Portogallo).

Matteo Albanese

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