Un disastro senza precedenti, o quasi, quello di cui l’Inter è stato protagonista nella serata di ieri in Israele, e più in generale durante ogni maledetto giovedì di Europa League. La stagione dell’Inter sta andando a rotoli, e l’uscita di scena ai gironi della seconda coppa europea è un macigno che peserà fino a luglio sulla groppa di ogni addetto ai lavori del mondo neroazzurro. Presidenti, allenatori, giocatori, magazzinieri: probabilmente, sono tutti causa di questo fallimento che non è stato arginato nel tempo.
Una situazione di campionato piuttosto negativa, lascia certamente molto malumore in tutto l’ambiente della squadra. Tutto ciò ieri sera è stato amplificato esponenzialmente, dove si sono visti se non tutti, quasi tutti i limiti della squadra di recente affidata a Stefano Pioli. La sconfitta per 3-2 contro l’Hapoel Beer Sheva (la seconda, per la cronaca, contando l’ancora più pesante di San Siro) è sicuramente uno dei punti più bassi della storia della squadra di Milano. Nonostante il mercato estivo è stato abbastanza vicino all’essere definito “scoppiettante”, i risultati rispetto alle precedenti stagioni fallimentari non sembrano cambiare. Lo staff di de Boer, e lo stesso allenatore olandese, aveva dichiarato la volontà di dedicarsi con assiduità in Europa League, ma i risultati hanno scarseggiato fin dalla prima giornata. L’unica vittoria nel girone, peraltro nella partita più impegnativa, contro il Southampton, è arrivata nel momento in cui de Boer si trovava in una minuscola zattera nel mezzo del mare di critiche. Moltissime furono le opinioni negative verso la gestione di Franco di Burro, ma la situazione europea non è cambiata affatto nell’unica partita del nuovo mister italiano. Ovvio, e forse anche superfluo, affermare che è davvero troppo presto per avanzare opinioni e giudizi sulle idee di Pioli, e di conseguenza è giusto spostare l’asse di indagine sugli uomini in campo.
Entriamo ora nel dettaglio della situazione dei calciatori dell’Inter, che probabilmente faranno venire qualche ruga in più a Stefano Pioli durante la sua esperienza milanese.
Com’è possibile che un club che meno di 10 anni fa era tra i più blasonati al mondo, al giorno d’oggi sia in grado di schierare una formazione che, contro una squadra conosciuta solo dai patiti di calcio, si faccia rimontare due gol in meno di 45 minuti? Com’è possibile che due gol (di Icardi e Brozovic, ndr) non bastino per assicurarsi una vittoria europea? Com’è possibile che un portiere del calibro ed esperienza di Handanovic si guadagni un’espulsione in un modo tanto stupido? Com’è possibile che la differenza tra l’11 titolare ed i panchinari sia un vero e proprio abisso? Sono infinite le domande senza risposta che il popolo interista si pone, e che si è posto durante tutti questi anni. Come già accennato precedentemente, uscire da un girone con Southampton, Sparta Praga ed Hapoel con addirittura una giornata d’anticipo è un qualcosa di inconcepibile.
Sperando di incontrare il parere di tutti, affermo che la rosa attuale del club sia di gran lunga la migliore delle ultime 5 stagioni. Mauro Icardi è ben altro che un Giampaolo Pazzini in quiescenza e di un Tommaso Rocchi. Joao Mario vive su un altro pianeta, rispetto a Zravdko Kuzmanovic, Walter Gargano, Ricky Alvarez o qualche loro parente. Cristian Ansaldi e Joao Miranda sono molto più affidabili di Marco Anreolli e Alvaro Pereira, no? E allora qual’è il motivo di fondo di questo enorme fallimento? Perchè l’Inter delle scorse stagioni, quando è arrivata in Europa League, ci è uscita con Tottenham e Wolfsburg, due club indiscutibilmente più blasonati rispetto ai rivali di questa stagione. Quest’anno no, nemmeno così. Quest’anno è andata ancora peggio, per quando possa essere stato possibile.
Una risposta, tuttavia, può esserci, e trapela dalle rare e mascherate dichiarazioni dei calciatori in nero ed azzurro. L’Inter, rispetto agli anni passati, non è più il punto d’arrivo di una carriera. Il valore della rosa, pur essendo clamorosamente superiore sulla carta rispetto ai passati, crolla vorticosamente a causa di una sorta di “mancato impegno” o un’assenza di dedizione ed applicazione alla causa dell’Inter. Jonathan, Guarin, Palacio, il già citato Juan Jesus, Ranocchia, ed altri calciatori a loro simili, per quanto possano essere scarsi, godevano della virtù dell’impegno assoluto. I tifosi dell’Inter, si strappavano i capelli nel vedere certi gol falliti da Rodri, certi buchi difensivi dell’ex capitano, certe zappate del colombiano o certe dimenticanze dei precedentemente citati brasiliani. Tuttavia, a fine partita, negli spogliatoi l’atmosfera era triste e disperata, ben diversa da quella che si crea per la strafottenza di alcuni giocatori attuali. Ma andiamo con ordine, ed analizziamo i punti deboli caratteriali, tecnici e tattici di alcuni giocatori, che prenderemo come emblema di questa situazione apparentemente irrisolvibile.
Partiamo da uno che ieri sera ha deluso in particolar modo: Samir Handanovic. Tutti i tifosi ormai lo sanno a memoria. Lo sloveno desidera giocare la Champions League, con o senza la maglia dell’Inter. Nonostante le prestazioni del numero 1 siano pressoché indiscutibili (più volte è stato decisivo), mai, durante questi anni, ha dimostrato un certo attaccamento alla causa dei tifosi. Ieri sera si è guadagnato un’espulsione con due cartellini gialli, di cui uno ottenuto grazie ad una perdita di tempo al 40esimo del primo tempo. Siamo sicuri che, un portiere che fa una cosa simile, non abbia la testa dalle parti di Manchester o di Madrid? E allora, perchè non lasciarlo partire?
Altra situazione inconcepibile è quella di Murillo. Il difensore colombiano è una molla, ma non può stare in un campionato come la Serie A. Ogni intervento difensivo è una corsa contro il tempo, e l’ordine nel suo gioco non esiste. Fortunatamente, l’ordine fino ad ora è stato portato dal compagno di reparto, Miranda. La società, tuttavia, non si è ancora assicurata le prestazioni di un giovane difensore: che il numero 25 sia immortale? Più probabilmente, l’Inter si troverà con l’acqua alla gola nel momento in cui il brasiliano perderà lo smalto, o richiederà una cessione in una società della sua patria o, in tutti i casi, in luoghi per più tranquilli di Milano. In panchina restano Marco Andreolli, talento mai espresso, ed Andrea Ranocchia, che come già detto ha dimostrato vero amore per l’Inter, ma che non è mai riuscito durante ben 6 anni ad infilare tre prestazioni positive consecutive.
Gary Medel, nel derby sperimentato da Pioli come difensore centrale (giustamente) ora è infortunato, anche se c’è da dire che durante le partite in cui è protagonista dimostra sempre molta fame, a differenza di Geoffrey Kondogbia che, arrivato da eroe, è probabilmente il cruccio più grande dei tifosi interisti. L’atteggiamento in campo è costantemente negativo: anche se il francese, di recente, abbia migliorato le sue doti da rubapalloni, si trova sempre in difficoltà nel momento dell’impostazione. Questo è un fattore molto grave in un centrocampo che necessita di ordine come quello dell’Inter, ed i problemi del numero 7, forse, sono conseguenza di una mancata educazione calcistica giovanile. Per quanto possa diventare dominante fisicamente, l’infanzia trascorsa sui ring di box, tra corde saltate e pugni scagliati, impedirà sempre di giocare a calcio “a testa alta” e con una certa qualità.
Joao Mario e Banega, in teoria le menti dell’Inter, soccombono quando affrontano un centrocampo fisico. Si è visto contro il Milan, contro la Roma, contro il Southampton, contro l’Hapoel, ma anche contro squadre più piccole come Bologna e Pescara. Unica vera prestazione degna di nota, quella di Inter-Juventus. Lì, infatti, si trovarono come rivali Pjanic e Asamoah, dalle qualità indiscusse ma certamente piuttosto leggeri.
La telenovela Marcelo Brozovic si è conclusa in modo anche marginalmente positivo: nonostante i capricci di inizio stagione, il croato è tornato in carreggiata, ed anche se non riesce ad essere del tutto decisivo, ora le sue prestazioni sono quasi sempre positive. Il connazionale Perisic sembra invece compiere un percorso inverso. Le voci di mercato che lo vedono vicino ad Everton o Barcellona, con lui che non apre bocca, dimostrano la teoria precedentemente esposta, ovvero quella di una totale assenza di attaccamento alla maglia.
Nel reparto d’attacco invece, Candreva potrebbe migliorare le prestazioni già decenti sotto la guida di Pioli. Icardi, invece, pur comportandosi da leader in campo, non è stato un esempio al di fuori. Oltre a ciò si aggiunge il fatto che, al quarto anno di Inter, ancora non ha capito che la squadra ha necessità di una punta che partecipi al gioco. Lui potrebbe farlo molto bene, con i piedi che si ritrova, ma è praticamente sempre nascosto dietro a qualche difensore, pronto a mettere dentro solo qualche tap-in o in rari casi gol da campione. Molti altri sono i problemi dell’Inter, Jovetic, Nagatomo, D’Ambrosio e Santon su tutti. Stefano Pioli dunque si deve preparare a perdere un bel po’ di capelli, se vuole un costante riscontro positivo dai suoi uomini, che fino ad ora si sono dimostrati troppo spesso delle amebe, in Europa League così come in campionato. Buona fortuna all’Inter, ed ai tifosi tutti, che da troppo tempo attendono vittorie tanto sognate ad agosto, senza mai smetterla di amarla.
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