Grandi protagonisti: da Simone Inzaghi a Lautaro Martinez, passando per Calhanoglu, Dimarco e Mkhitaryan. Una stagione pazzesca culminata con lo scudetto della seconda stella
Come nel più bello dei sogni l’Inter ha vinto lo scudetto della seconda stella, 58 anni dopo aver cucito sulla maglia la prima, nel derby contro il Milan. Vantaggio di Acerbi, raddoppio di Thuram, gol rossonero di Tomori. E Simone Inzaghi ha potuto vedere il panorama dopo la salita, come si era augurato di fare nella conferenza di vigilia. A San Siro e a Milano è esplosa la festa. Ed è tempo di dare i voti ai protagonisti.
Lo stratega di questo scudetto. Ha passato tre anni a inseguire il sogno e adesso si gode il meritato trionfo dopo la beffa del maggio 2022, con il tricolore andato al Milan. In questi anni il tecnico nerazzurro ha costruito una squadra capace di giocare a sua immagine e somiglianza. Pochi errori, poche delusioni, quasi mai un calo di concentrazione. Il club di viale della Liberazione pensa già alla prossima stagione con il sogno Champions da portare avanti. C’è una finale, quella di Istanbul persa contro il Manchester City di sciur Guardiola, da vendicare.
Voto dieci come il numero della sua maglia. È nella storia perché sarà ricordato per sempre come il capitano della seconda stella. Ha ricevuto la fascia al braccio appena Handanovic ha detto addio. L’argentino è il leader naturale di questa squadra. Le lacrime al termine del derby vinto lo dimostrano. Ha realizzato un grande sogno trascinando i nerazzurri a suon di gol. Traguardo bellissimo e meritato.
Ha silenziato il rumore dei suoi nemici (rossoneri). Appena conquista il primo tricolore della sua carriera, posta sui social la sua vendetta contro gli ex tifosi milanisti. È rimasto paziente, è rimasto calmo, è rimasto concentrato e alla fine ha potuto festeggiare. Confermandosi tra i migliori registi del mondo. E pensare che a inizio stagione su di lui c’erano troppe perplessità su come avrebbe sostituito Brozovic.
Ha realizzato anche lui un grande sogno: vincere lo scudetto con la maglia dell’Inter, sua seconda pelle. Un tifoso cresciuto con l’obiettivo di incantare San Siro ed è quello che è riuscito a fare in questa stagione tra gol e assist. Insuperabile. E Luciano Spalletti lo aspetta a braccia aperte per la Nazionale negli Europei di Germania.
Lui è il soldato di Simone Inzaghi. Corre ovunque in attacco e in difesa. All’età di 35 anni sembra ancora un ragazzino. E difende i suoi compagni di squadra come ha dimostrato con Barella quando ha subito il fallo da Adli dopo appena 9’. Ancora una volta ha dimostrato che questa Inter non può fare a meno di lui.
Un inizio in sordina, ma da dicembre si è rivisto il vero Barella. Tuttofare in campo, decisivo negli inserimenti e grande lottatore impetuoso. Lo aveva rigenerato il gol al Napoli al Diego Armando Maradona. E dopo il match con il Bologna ha chiesto pure scusa per la sceneggiata contro il Genoa, che tanto aveva fatto arrabbiare i tifosi dei Grifoni.
Un precampionato non all’altezza. Tanti mugugni, molti dubbi, diverse perplessità. Il problema? Thuram non è un numero 9. Forse è vero, ma intanto con Lautaro Martinez ha costruito una coppia offensiva perfetta, segnando in entrambi i derby di questa stagione senza far rimpiangere Lukaku e Dzeko, nel frattempo volati a Roma e in Turchia, al Fenerbahce.
Appena è sbarcato alla Pinetina ha iniziato a sentire attorno a lui i fastidiosi rumori del dubbio. Avrebbe dovuto avere il difficile (e delicatissimo compito) di sostituire Onana, vero idolo dei tifosi. Lo ha fatto alla grande e anche nel derby della seconda stella ha messo le sue grandi mani e i suoi riflessi al servizio della squadra.
Il solito baluardo difensivo che quando si spinge in attacco, può fare male alle difese avversarie. Lasciato solo nell’area del Milan ha realizzato il gol del vantaggio dopo già appena 19’, facendo iniziare la festa. Ha dimostrato di essere un ottimo difensore. Una seconda giovinezza per lui.
Il suo arrivo a Milano ha fatto capire ai tifosi dell’Inter di essere una squadra ambita e desiderata in Europa. Lui è un top player, che nella sua carriera ha vinto Champions e Mondiale. È uno che sa cosa vuol dire traguardi importanti e lo ha fatto anche con la maglia dell’Inter.
Sembrava dovesse fare una stagione da comprimario o comunque da vice Dumfries, invece è stato un titolare e ha giocato fin dall’inizio anche il derby contro il Milan, squadra nella quale è cresciuto. Ha un grande spirito di sacrificio, sempre al servizio della squadra.
Il lancio per il 2-0 di Thuram la dice tutta su questo difensore straordinario, al secondo scudetto con l’Inter. Quando vinse con Antonio Conte in panchina nel 2021, l’immagine di sua madre che gli faceva mangiare la pizza fece il giro del mondo. Adesso è cresciuto e ha messo la sua firma. Ancora una volta.
Dalla panchina con furore. Un altro nuovo acquisto dell’estate scorsa. Un centrocampista che prima sembrava dovesse andare al Milan per sostituire Tonali, poi alla Roma per indossare la maglia della squadra per la quale fa il tifo. Invece, ha scelto l’Inter e ha vinto al primo colpo. Lasciando la sua firma in gare importanti come il derby d’andata, il gol al Verona il 6 gennaio e la zampata contro l’Udinese.
Uno sconosciuto tra le stelle. In pochi lo conoscevano, in pochissimi si aspettavano fosse un difensore così. Bravo nelle chiusure, attento, concentrato. E con qualche gol interessante sul suo personalissimo Curriculum.
Il ruolo di vice Calhanoglu (un altro ruolo delicato in questa Inter) ha saputo interpretarlo nel migliore dei modi. Giocatore utile e sempre presente ogni volta che Inzaghi lo ha lanciato nella mischia.
Non è stata la sua annata migliore e forse il nervosismo nel derby, con tanto di espulsione dopo essersi beccato con Theo Hernandez, lo si vede a tutto questo. Però, è un’ala coraggiosa, veloce. Chissà se resterà all’Inter.
È tornato con l’obiettivo di conquistare la seconda stella. Ha cercato di abbattere come poteva la concorrenza in attacco e non sempre è stato facile. Ma ha saputo ritagliarsi qualche match da protagonista.
Quando ha lasciato il Bologna per tornare all’Inter, club con il quale da giovanissimo ha centrato il Triplete nel 2010 con José Mourinho, voleva una sola cosa: la seconda stella. Sperava di giocare di più, avrà l’occasione di rifarsi.
Ha saputo ritagliarsi anche lui un ruolo da protagonista tra quello di vice Bastoni e quello di vice Dimarco. Un’arma in più (e sicura) per Inzaghi.
Ha risposto presente ogni volta che doveva far rifiatare qualcuno in difesa. Ci ha messo la sua esperienza, riguadagnandosi la fiducia dei compagni di squadra.
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