Dopo il Bayern, ecco un’altra regina d’Europa. Ma lo dico chiaro: “Non siamo più la sorpresa. Siamo la minaccia”. I precedenti, le cicatrici e il piano di Inzaghi per fermare Yamal
Certe sfide non hanno bisogno di presentazioni. Inter-Barcellona è una di quelle. Un classico d’Europa che ha attraversato le ere, i cicli, le notti di gloria e le eliminazioni cocenti. Dalle corse di Ronaldo all’inchino di Mourinho sotto la pioggia del Camp Nou, fino ai gironi recenti con Lautaro a far tremare Ter Stegen e Onana a salvare l’impossibile.
Il conto storico dice 9 vittorie per il Barcellona, 4 per l’Inter e 5 pareggi.
Ma la verità, come sempre, è nei dettagli. Come quella semifinale del 2010, che ha inciso nella pelle di ogni interista una parola sola: resistenza.
Il Barça arriva da un’annata strana: meno dominante, più giovane, più vulnerabile. Eppure pericoloso. Molto. Flick ha costruito un’idea ibrida tra passato e presente. Il possesso resta il mantra, ma l’intensità verticale è aumentata. E in avanti c’è il ragazzo che fa impazzire mezza Europa: Lamine Yamal. Diciassette anni, piede sinistro da cartone animato, incoscienza totale. È su di lui che si giocherà la chiave. Ma Inzaghi lo sa.
Per fermare il Barcellona, non serve rispondere col fuoco. Serve spegnere il fiammifero. E Inzaghi questo tipo di partite le conosce. Non stravolgerà l’assetto, ma alzerà i giri del motore difensivo.
La linea a tre resterà solida con Bastoni, Acerbi e Pavard, ma sarà sugli esterni che si giocherà la guerra. Dumfries (o Darmian, più affidabile in copertura) dovrà sacrificarsi totalmente su Yamal, con un’attenzione maniacale sulle diagonali. A sinistra, Dimarco dovrà alternare spinta e copertura su Raphinha o chi gli capiterà.
La mediana sarà il centro nevralgico: Calhanoglu regista, Barella box-to-box, Mkhitaryan a cucire linee. Ma occhio a Frattesi, che con la sua capacità di rompere le linee potrebbe diventare l’uomo in più, anche in fase di pressing. Il Barça soffre quando perde palla con la squadra sbilanciata. E lì, l’Inter può colpire. Verticale, rapida, spietata. Come a Monaco. Come una grande squadra.
Il Barcellona ha difensori tecnici ma non invulnerabili. Koundé e Christensen impostano bene, ma soffrono l’uno contro uno. Se Lautaro gioca da leader — come ormai fa sempre — e Thuram si apre per creare profondità, le mezzali blaugrana saranno costrette a correre all’indietro.
E lì, se recuperi alto, succede il disastro.
Per loro.
Il pressing dovrà essere chirurgico: non correre tanto, correre bene. Lasciare il centrale con palla ma oscurare Pedri e De Jong. Se il Barça è costretto ad alzare la palla, sei già a metà dell’opera. Sommer si esalta nella lettura. Acerbi e Bastoni fanno il resto.
E poi, ovviamente, servirà personalità. Quella che solo una squadra pronta alla gloria può permettersi. Perché arrivati qui, non basta essere organizzati. Serve crederci fino in fondo.
“Se l’Inter vuole andare a Monaco di Baviera, deve giocare come se fosse già lì.”
Questa Inter non è più l’outsider che va a farsi bella in Europa. È una realtà. È un problema per tutti. Inzaghi ha costruito una macchina che non ha più paura di nulla. Nemmeno del Camp Nou, nemmeno dei 17enni con l’hype alle stelle.
E io lo dico chiaro:
“Questa non è più la pazza Inter. È l’Inter pronta a diventare leggenda.”
Il Triplete è un’ombra che si allunga. Ma stavolta non fa paura. Fa da stella polare.
E se serve riscrivere un inno, ci pensiamo dopo Monaco. Magari con la Coppa in mano.
Gol e assist nel primo anno in Serie A: McTominay guida il Napoli verso il…
Milan-Reijnders: il rinnovo non basta, i rossoneri rischiano di perderlo in estate. Con 15 gol…
Dopo l’addio al Real Madrid, il tecnico italiano guiderà la Seleção nelle qualificazioni mondiali. È…
L’ex dirigente e leggenda rossonera si racconta su YouTube: la distanza con l’Inter, i rimpianti…
Stasera al Gewiss Stadium lo scontro diretto che può cambiare la stagione. Ranieri si gioca…
Il Barcellona vince 4-3 e spegne le speranze dei Blancos. Florentino ha scelto: sarà l’ex…