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Quattro anni dopo, cosa resta di quell’Inghilterra-Islanda a Nizza?

Ogni anno, il 27 giugno, i giornali di Reykjavík seguono un piano editoriale monotono. Nel 2019, Henry Birgir Gunnarsson scrisse Kvöldinu ógleymanlega í Nice (“serata indimenticabile a Nizza”). Nel 2018 – con l’Islanda impegnata al Mondiale di Russia – il collega Anton Ingi Leifsson titolò Krafta­verkinu í Nice, “miracolo a Nizza”. Effettivamente, nel 2016, in una giornata di 25° con una leggera brezza a Nizza, città francese con più ore di sole annue, si scrisse la storia. Una bandiera inglese fu issata a mezz’asta sulla Promenade des Anglais. Heimir Hallgrímsson era il vice di Lars Lagerbäck: «Alcuni giocatori, non prevedendo di vincere, avevano progettato le vacanze con le famiglie. Mi spiace per i ragazzi, dovranno giocare i quarti. Il fatto che si giochi in Francia, contro la Francia, rende tutto più divertente. Penso proprio che parleremo di questo giorno molte volte in futuro: ti ricordi Nizza?».

Il Daily Star, la mattina dopo, aprì con “Cod help us”, in riferimento alle tre guerre per i diritti di pesca nel Nord Atlantico concluse nel 1976 con la vittoria islandese. Il Telegraph parlò della maggior vittoria del calcio islandese di sempre e la peggiore umiliazione inglese di sempre, a vent’anni dal ritiro dalle semifinali di Euro 1996. Il Daily Mirror titolò “Brrrexit Hodgson”, chiaro riferimento all’attualità politica. Ad Arnarhóll, nel centro di Reykjavík, diecimila persone si radunarono dinanzi a un maxischermo per guardare la partita. I festeggiamenti, si protrassero fino al mattino, tra fuochi d’artificio e l’Áfram Ísland guidato dal battito di mani di capitan Aron Einar Gunnarsson. Esattamente nove mesi dopo, nel reparto maternità del Landspítali, il medico Ásgeir Pétur non credette ai suoi occhi: «È stato stabilito un record nel numero di anestetici spinali questo fine settimana, nove mesi dopo la vittoria per 2-1 contro l’Inghilterra».

Il cammino islandese era iniziato con un pari sul Portogallo a Saint-Étienne il 14 giugno (Bjarnason al 50’). Per la legge del contrappasso, il 18 giugno al Vélodrome di Marsiglia, l’Islanda andò in vantaggio (al 40’, rigore di Gylfi Sigurðsson) ma si fece rimontare dall’Ungheria all’88’, con autorete di Birkir Sævarsson. A quel punto, solo una vittoria a Saint-Denis il 22 giugno avrebbe qualificato l’Islanda agli ottavi. Allo Stade de France, inaugurò le marcature Böðvarsson (18’), pareggiò Alessandro Schöpf (60’) dopo un rigore sbagliato da Dragovic e un perfetto contropiede concluso da Arnór Ingvi Traustason al 94’ portò l’isola al secondo posto del girone: ironia della sorte, in testa v’era l’Ungheria, al terzo posto il Portogallo futuro campione.

All’Allianz Riviera, il 27 giugno, l’Inghilterra segnò subito: Sterling, lanciato da Sturridge e abbattuto da Halldórsson, guadagnò un rigore trasformato da Rooney (4’). Due minuti dopo, su schema Stoke, una rimessa laterale lunga di Gunnarsson trovò la sponda di Árnason per l’intervento in spaccata di Ragnar Sigurðsson (6’). Infine, al 18’, combinazione di prima: Guðmundsson a Sigurðsson, di qui Böðvarsson e Kolbeinn Sigþórsson: controllo e destro chirurgico, deviazione di Hart insufficiente a evitare il vantaggio. Nonostante la pressione inglese, 73% di possesso palla e 18 occasioni da rete, l’Islanda soffrì moderatamente: decisivo un intervento di Ragnar Sigurðsson su Jamie Vardy: «Se Raggi avesse sbagliato i calcoli, sarebbe finita col pareggio o con la sua espulsione». Al triplice fischio di Damir Skomina fu gioia. Halldórsson, prima di correre ad abbracciare suo padre, filmò i 3mila islandesi sugli spalti dell’Allianz Riviera.

Di quell’Islanda è rimasto impresso il tifo coinvolgente, Geyser Sound, che alcuni membri dei Tólfan spiegarono alla BBC, col principe William in ascolto. Il countdown sull’esiguo numero di abitanti dell’isola (il cui 10% della popolazione si recò in Francia). Il sito web di WOW Air andato in crash per l’aumento della domanda di voli per Parigi. Le telecronache di Guðmundur “Gummi Ben” Benediktsson. Halldórsson, il portiere videomaker e Hallgrímsson, il viceallenatore dentista. Il neoeletto presidente Gudni Johannesson, seduto tra la folla all’Allianz Riviera. Il suo predecessore Sigmundur Gunnlaugsson, propose la medaglia d’oro per Halldórsson. Il quotidiano norvegese Verdens Gang mise in prima pagina un titolo islandese (“Já, við elskum þetta land”) accompagnato da: “Oggi siamo tutti islandesi”.

A Reykjavík, i distributori di benzina variavano il prezzo in base alle reti segnate dalla nazionale. Le maglie erano esaurite. Ogni supermercato offriva sconti. L’economia rifletteva sull’impatto del calcio sulle casse della nazione. Siggi Jonsson intervenne pubblicamente: «Eyjafjallajokull cosa? Questa squadra è di gran lunga la più grande eruzione dell’Islanda», ricordando il vulcano che nel 2010 interruppe il traffico aereo europeo. Lo share era del 99,8%: sole 650 persone non videro la partita. Kolbeinn Sigþórsson disse di aver riconosciuto amici e famiglia sugli spalti. Aaron Gunnarson ribadì il potere dell’adrenalina. Theódór Elmar Bjarnason non riuscì a contenere la gioia: «Nessun film Disney avrebbe potuto riprodurre questa sera. Se Raggi avesse segnato in rovesciata, quanto sarebbe stato da film?».

Stasera, valevole per la Nations League, si gioca Islanda-Inghilterra al Laugardalsvöllur. Nelle probabili formazioni dell’Independent, 6 titolari islandesi (Halldórsson, Árnason, Skúlason, Bjarnason, Böðvarsson e Sigþórsson) e due inglesi (Kane e Sterling) partirono dal 1′ la sera del 27 giugno 2016.

Matteo Albanese

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