Si diceva che la riforma della Copa Libertadores portasse la Copa Sudamericana a un livello più basso. Questa era la grande opinione popolare dopo che era stata stabilita la contemporaneità dei due eventi e di conseguenza l’impossibilità di alcune squadre di partecipare a entrambi i tornei come in precedenza. Tutto smentito perché in finale di Copa Sudamericana ci sono arrivati due colossi del continente e la partita d’andata tra Independiente e Flamengo è stata anche più bella della doppia finale di Libertadores.
Tanti gol e una rimonta fatta di bel calcio, vecchie glorie del calcio europeo e dei giovani da non perdere di vista.
È stata la notte dell’Independiente, trascinato da un Libertadores de América incandescente e capace di raddrizzare una partita che era cominciata malissimo con il gol di Réver, un difensore che ha numeri da attaccante d’area. Poi sono venuti fuori gli attributi di Gigliotti, uno che in questa coppa ha vissuto momenti bruttissimi (vedi il rigore nel Superclasico che gli è costato un espatrio in Cina) ma che sta facendo di tutto per cancellare quei ricordi; ed è venuta fuori anche la grande tecnica di Meza, autore del gol forse più bello dell’intera competizione.
L’Independiente vince, gioca forse il miglior calcio del continente e sa farsi apprezzare anche in una partita così importante nonostante un avversario così forte.
Il Flamengo ha avuto la capacità di rimanere in partita, dote non da tutti se si considera che nel cuore della ripresa gli estremi per la goleada sembravano esserci tutti.
Questa finale ha esaltato il talento di una trequarti di alta qualità formata da Meza, Benitez e Barco, la vera stella giovane di questa Sudamericana. Stella assieme a Vinicius a cui è stato concesso uno spezzone a fine gara ma che vorrà ritagliarsi uno spazio più ampio al Macarana.
Sì perché il tutto si deciderà proprio lì, nella parte più accesa di Rio. La partita è stata bella come poche finali di questa competizione ed è tutt’altro che finita.