A sette anni dalla sua ultima finale in campo internazionale, l’Independiente torna a giocarsi un titolo fuori dai confini argentini. Il 3-1 di questa notte rifilato al Libertad proietta il Diablo all’ultimo atto di Copa Sudamericana, competizione che proprio sette anni fa aveva rappresentato l’ultimo successo di prestigio del Rey de Copas.
Il pallone di Salcedo che sfiora il palo all’ultimo secondo è l’esatta fotografia della partita giocata in un “Libertadores de América” tirato a lucido per l’occasione. Con una posta in palio così importante, l’Independiente ha sentito la pressione dell’obiettivo finale concedendo qualcosa di troppo al Libertad, ma alla fine la squadra allenata da Holán ancora una volta ha saputo incassare e soffrire. Già, perché se i numeri di Ezequiel Barco e la doppietta di Emmanuel Gigliotti sono stati decisivi, mai come in questo caso è emerso lo spirito di un collettivo che sull’organizzazione ha costruito la sua intera campagna in Sudamericana.
A fare la differenza è stato un gruppo di giocatori generoso, sempre pronto ad immolarsi per la causa. Holán aveva chiesto loro di attuare la politica dei piccoli passi, quella che ti impone di procedere per gradi puntando su un obiettivo alla volta, un’attitudine che porta a creare il contesto in cui tutti possono esprimersi al massimo. Così capita anche che sia il ragazzino della situazione a farti la differenza; con le sue giocate piene di dribbling e imprevedibilità Ezequiel Barco ha fatto letteralmente impazzire la difesa del Gumarelo, autore di una prestazione impreziosita da molte giocate d’alta scuola. Il classe 1999 viene descritto dai compagni come un ragazzo timido ed impacciato fuori dal campo, ma quando si tratta di prendersi le proprie responsabilità non si tira indietro. Quello di questa notte è stato il primo rigore pesante calciato da Barco, e probabilmente, se il baby talento del Diablo dovesse continuare a giocare con questa personalità, non sarà sicuramente l’ultimo.
Questo Independiente piace perché propone una filosofia che ben si sposa con il calcio latino. Holán, nel momento decisivo, ha abbandonato la difesa a tre e stravolto la squadra rispetto alla gara di andata, riportando a sinistra Tagliafico e dando fiducia a Gaston Silva, uno dei giocatori più contestati dell’ultimo periodo. L’intelligenza tattica di Silva si abbina a meraviglia con i muscoli del compagno di reparto Alan Franco, un altro giocatore poco appariscente ma molto concreto.
Scelte tattiche decisive, si diceva, ma non solo. Nonostante il pessimo rendimento di una settimana fa Holán ha insistito su Emmanuel Gigliotti: una scelta tanto consapevole quanto coraggiosa. Gigliotti ha ripagato una fiducia con una doppietta delle sue, utile a spazzare via, almeno in parte, l’ultima sua tragica prestazione in Sudamericana, quando un suo rigore sbagliato con la maglia del Boca Juniors regalò la finale al River Plate. Da quella sera il Puma ha intrapreso una parabola discendente che lo ha portato perfino ad autoconfinarsi in Cina, fino a quando l’Independiente, alla ricerca di un centravanti di jerarquía, ha deciso di dargli una possibilità di rilancio.
Ad Avellaneda si intrecciano tante storie, tutte con un solo obiettivo comune: riportare il Diablo ad essere ancora una volta il Rey de Copas.
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