Un decennio per cambiare la storia. Dieci anni fa la Liga de Quito vinceva la prima Copa Sudamericana della storia dell’Ecuador, un anno prima che l’Independiente del Valle venisse promosso per la prima volta in Primera División. Ormai un’altra epoca, un’altra storia. Anche perché la storia in questo decennio l’ha scritta proprio l’Independiente del Valle, la squadra in grado di riportare nel suo Paese proprio quel torneo.
El Futuro es Ahora!!!! Campeones Campeones Misión Cumplida 🏆✅ pic.twitter.com/MhoQja7Mj8
— Independiente Valle (@IDV_EC) November 9, 2019
E non l’ha fatto casualmente, ma con un lavoro di grande accuratezza che dopo aver dato benefici a tutto il calcio ecuadoriano ha finalmente portato un titolo nella bacheca dell’IDV. Sì, perché i Rayados non avevano ancora vinto nulla nella loro giovane storia: al massimo avevano ottenuto dei secondi posti, prestigiosi sì tra campionato e Copa Libertadores, ma pur sempre secondi posti. Nel 2016 abbiamo cominciato a sentir parlare di questa squadra, capace di una cavalcata strepitosa in Copa Libertadores fermata solo dall’Atlético Nacional in finale.
Di quella squadra non è rimasto niente, o quasi. Fernando León, che non è più un titolare, è l’unico superstite di quella storica annata, ma d’altronde in un club così è normale aspettarsi un forte ricambio. Sono la squadra che per eccellenza lancia i giovani nel calcio ecuadoriano: non da sempre sia chiaro, ma da quando nel 2014 il club ha deciso di intraprendere questo tipo di politica di investire tutto sul suo settore giovanile. Ogni squadra di Primera ha adesso un giocatore passato nel settore dell’Independiente del Valle e la nazionale Under 17 impegnata al Mondiale ha addirittura nove calciatore negriazules.
Merito di un centro sportivo di ottima qualità, con sette campi da calcio per far sviluppare al meglio le qualità dei ragazzi. Non solo giovani dell’Ecuador, ma anche qualche veterano per gestire bene il gruppo: è il caso dell’argentino Cristian Pellerano, 37enne due anni più grande del suo allenatore, che era l’unico calciatore in campo ad aver già vinto il trofeo, visto il titolo ottenuto con l’Independiente di Avellaneda.
In pochi anni una filosofia è diventata una tradizione, che in questo caso ha sfociato anche nel mito: l’IDV è ormai un matagigantes, un’ammazza-grandi, dato che alla prestigiosa accoppiata River-Boca fatta nella Libertadores 2016 ha potuto aggiungere un altra super big come il Corinthians nel cammino di quest’anno.
Che impresa per una squadra della modesta Sangolquí, città abbastanza piccola del’Ecuador che non porta un grande bacino d’utenza. Basti pensare che alla finale di Asunción erano 35.000 i tifosi del Colón e meno di 400 quelli dell’Independiente del Valle. Eppure la coppa l’hanno vinta loro al termine di una finale lunghissima: sospesa sull’1-0 per un incredibile acquazzone, ripresa ancora sotto la pioggia ma con tanti avvenimenti incredibili. Come il rigore sbagliato dal Pulga Rodríguez che avrebbe potuto riaprire la partita prima, o il 2-1 di Olivera che ha fatto credere che nel finale si potesse completare la rimonta del Sabalero.
Missione fallita però, perché il 3-1 finale ha chiuso ogni possibilità e ha regalato all’Indpenediente del Valle la sua prima storica Copa Sudamericana.
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